Beatrice
Erano trascorse centosessantotto ore e cinquantasette minuti da quando la mia vita era andata in pezzi. Avevo vomitato sedici volte, avevo finito le lacrime e il mio braccio aveva sette nuove cicatrici, con l'ultima erano otto. Non avevo più rasoi per cui decisi di usare delle forbici, accanto a me tenevo il disinfettante e la garza che avrei usato per coprire la mia ferita. Quando la punta cominciò a premere sulla carne sospirai per il sollievo, la pressione si fece sempre più forte e le mie labbra si strinsero. La punta cominciò a strisciare fino a formare una linea retta e due lacrime scesero lungo le guance le cui gocce si mescolarono a quelle del sangue che colava. Respiravo di nuovo, mi sentivo bene. Pulii tutto e rimisi la forbice al suo posto, poi ritornai al letto e spensi la luce. Mi rannicchiai in posizione fetale e cercai di non pensare. Erano trascorse centosessantotto ore e sessanta minuti da quando la mia vita era andata in pezzi. Avevo vomitato sedici volte, avevo finito le lacrime, il mio braccio aveva otto nuove cicatrici e non mi ricordavo l'ultima volta che il mio stomaco si fosse riempito con qualcosa di commestibile. Non vedevo nessuno e non parlavo con nessuno, avevo spento il telefono, avevo spento il mio cervello. Non riuscivo più a darmi un motivo per vivere. L'unica cosa di cui fossi cosciente era che fossero le otto di sera e che Samuel fosse dietro la porta della mia stanza a chiedere perdono come ormai faceva da una settimana. Non riuscivo a capire perché lui tornasse tutti i giorni nonostante io non rispondessi; io non facevo più nulla ormai. Mentirei a me stessa se dicessi che in qualche momento,con la forbice in mano, non avessi mai pensato al fatto che un piccolo errore avrebbe potuto far tacere tutto per sempre. Ma qualcosa poi mi fermava e il mio incubo ricominciava.
Erano trascorse centosessantotto ore e settanta minuti da quando la mia vita era andata in pezzi. Avevo vomitato sedici volte, avevo finito le lacrime, il mio braccio aveva otto nuove cicatrici e non mi ricordavo l'ultima volta che il mio stomaco si fosse riempito con qualcosa di commestibile. Sapevo che erano le otto di sera e che Samuel era dietro la porta della mia stanza a chiedere perdono come ormai faceva da una settimana. Ma quella sera si aggiunse anche una seconda voce.
" Ehi Bea...sono Gaia, so che non vuoi vedere nessuno ma volevo lo stesso fare un tentativo" la mia reazione mi stupì perché cominciai a piangere, pensavo di non poterne più versare invece eccole ancora pronte a cadere.
" Non sono qui per Samuel o per costringerti a mangiare o ad uscire da quella stanza. Sono qui per me perché ho bisogno di parlare con la ragazza che era diventata mia amica " ogni essere vivente si era presentato alla mia porta chiedendomi di mangiare, di parlare o di uscire e reagire, nessuno era venuto qui per puro e semplice egoismo. Mi sollevai cercando di trovare le poche forse che mi rimanevano per andare vicino alla porta. Fu necessario un giro di chiave per trovarmi davanti all'uomo a cui ancora il mio cuore malandato rispondeva.
" Oh mio Dio" Vidi l'espressione vitrea di Samuele e quella in shock di Stefano ma mi importò solo di Gaia che al contrario di quei due mi sorrise e mi seguì nella stanza. Quando accese la luce mi ci volle qualche minuto per abituarmi dato che ormai le mie giornate trascorrevano al buio. Non riuscivo a parlare la mia voce era rauca e mi doleva la gola per cui le indicai il letto per sedersi. La osservai muovere qualcosa nella sua borsa e la vidi scartare una merendina dall'odore nauseabondo, lei me ne offrì un pezzo ma quando quell'orrenda cosa si avvicinò troppo feci appena i tempo a raggiungere il water per vomitare. Gaia mi aiutò ad alzarmi dato che ero troppo debole per stare in piedi e mi portò a letto.
" Beatrice, ti stai lasciando morire" ne ero cosciente ma il fatto che lo dicesse ad alta voce lo rendeva reale e tremendo.
" cosa devi dirmi?" mi resi conto che la mia voce esisteva ancora, forse un po' gracchiante ma ancora presente.
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Una Divina Tragedia
RomanceBeatrice Mancini si trova intrappolata in un loop infernale. Divisa tra un lavoro angustiante, un capo opprimente e una madre assente, la ragzza si rifiugia nell'unico luogo che conosce, la lettura e sarà questo che la condurrà a realizzare il suo...