Capitolo 11

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Samuel

Beatrice... Beatrice...

Sentivo solo il suo nome nella mia testa, il ricordo del suo profumo mi faceva girare la testa o forse era solo l'effetto del quarto bicchiere di Whisky. Quella sera mio fratello avrebbe dovuto badare ai bambini per la sua dolce moglie aveva il turno di notte in ospedale per questo mi aveva abbandonato al mio destino. Non so da quanto tempo fossi seduto in questo sgabello e non so quanto alcool ancora necessitassi per eliminare quella ragazza dalla mia testa. Era diventata il mio tormento. Vidi una donna avvicinarsi a me con fare lascivo, la squadrai e le sue gambe nude per il vestito corto si rivelarono molto interessanti.

" Sei qui tutto solo, è da un po' che ti osservo"

Voleva scopare e io ero fottutamente ubriaco.

" Scommetto che sei qui perché vuoi farmi compagnia vero?" lei sorrise ammiccante e io scolai quello che rimaneva del liquido scuro.

***

Quella mattina mi sentivo in forma, il vero me stesso era tornato al suo equilibrio e nulla e nessuno avrebbe potuto rovinare quella giornata o così credevo fino a quando quella maledetta lettera non giunse tra le mie mani.

Beatrice

Scrissi la mia lettera di dimissioni e mi preoccupai che Liliana la facesse trovare sulla scrivania di De Luca. Non mi chiese perché lo stessi facendo, si limitò a darmi conforto come una vera amica.

Mi isolai in casa spegnendo ogni contatto con il mondo esterno, solo Stef sapeva cosa fosse successo quella notte e cosa avessi deciso di fare della mia vita.

Presi il computer e sulla pagina bianca cominciai a scrivere quella che fino a quel momento era stata la mia vita.

Non risparmiai nessun dettaglio, ciò che era dolore o felicità lo misi nero su bianco e per la prima volta dopo tempo tornò in me la sensazione di benessere.

Un tonfo alla porta mi distolse dal mio mondo immaginario, scossi la testa e cercai di non darvi peso. Non avrei voluto vedere nessuno e non mi preoccupai fosse Stef dato che come inquilino era dotato di chiavi.

Non feci tempo ad immergermi che un altro tonfo invase i miei timpani

" BEATRICE! Apri questa dannata porta!" la sua inconfondibile voce mi fece allarmare. Non sapevo perché fosse dietro la mia porta di casa ma sospettai si trattasse delle mie dimissioni. Rimasi in silenzio, sperando che tornasse sui suoi passi lasciandomi in pace.

" So che sei dentro quindi apri questa porta!" i rumori crebbero e mi fiondai alla porta temendo la sfondasse. Quando la aprii trovai Samael, la personificazione del demonio pronto a riprendere la mia anima perduta.

" Cosa cazzo è questa?" gettò in aria le mie dimissioni e io lo tirai dentro casa prima che i vicini si preoccupassero delle urla sul pianerottolo.

" Mi sembra evidente" misi le mani ai fianchi in attesa che mi dicesse cosa volesse da me

" Non puoi andartene. Sei Emilia, o lo hai dimenticato?"

" potrò continuare ad essere lei mentre lavoro per Gabriel" mi tappai la bocca con la mano per il terribile errore commesso.

Samuel in risposta scagliò al muro il primo oggetto che gli capitò a tiro facendolo in mille pezzi.

" Sei diventato matto?!" lo spintonai cercando di farlo tornare in se

" Non puoi andare a lavorare per lui!" lo derisi amaramente

" è ovvio che io possa farlo e tu non puoi impedirmelo"

Una Divina TragediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora