Sabato

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«Sai che giorno è oggi, vero?»
Hermione e Ginny erano sedute sul divano della sala comune.
Avevano finito di studiare da poco così avevano deciso di regalarsi una pausa e parlare un po'.
«Sì» rispose la riccia, nascondendo la sua agitazione e - allo stesso tempo - la sua emozione.
«E allora che fai ancora qui? Devi andare a scegliere cosa mettere...»
«Ma mancano ancora quattro ore!»
«Appunto! Hai solo quattro ore per metterti qualcosa di meglio dei tuoi soliti maglioni larghi e dei tuoi jeans sbiaditi. Cavolo, Herm: pensavo li avessi buttati nella spazzatura o almeno dati in beneficienza!»
Hermione abbassò lo sguardo sui suoi indumenti; a lei non sembravano così male...
«Cosa c'è che non va nei miei vestiti?»
«Tutto. Dai, vieni, ti aiuto io.»
Hermione scrollò le spalle e seguì l'amica al piano di sopra.

Quattro ore dopo, Hermione era pronta per il suo appuntamento: aveva i capelli raccolti in modo che alcuni boccoli cadessero sul suo viso, un po' di lucida labbra, jeans attillati e una maglia di lana azzurra con la scollatura non troppo prorompente.
Ginny guardò ammirata il suo lavoro mentre Hermione rimase sbalordita del risultato.
«Oh, Gin, non è affatto male. Ma non so se...»
«Niente ma: sei splendida.»
La riccia guardò l'orologio che segnava le nove meno cinque.
«Oh mio Dio! Devo sbrigarmi. Augurami buona fortuna» disse la ragazza fermandosi sulla porta a guardare l'altra.
«Non ne hai bisogno.»
Hermione sorrise e se ne andò.
«Va bene... E adesso che faccio io?» si chiese Ginny.

Hermione arrivò appena un attimo prima che arrivasse Miles.
«Ciao» lo salutò lei timida.
«Ciao! Sei bellissima» ricambiò lui sorridendole.
«Grazie. Anche tu.»
«Andiamo?»
«Certo.»
Miles tese il braccio verso Hermione che lei prese, ringraziandolo.
Era molto nervosa ma si ripeté di stare calma: dopotutto era solo un ragazzo!
"E che ragazzo...", disse la vocina nella sua testa.
"Sta' zitta.", la rimbeccò Hermione infastidita.

«Allora io ho fatto, "Ma quello non è Sam Devron?" e Jason, "Quella è una ragazza!"»
Hermione si sbellicò dalle risate.
Miles era molto simpatico e gentile: non lo riusciva proprio ad associare al ragazzo descritto dagli altri.
«Sei molto bella quando ridi.»
Lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
Erano ai Tre Manici di Scopa dove avevano preso una burrobirra.
Avevano parlato del più e del meno e Miles le aveva raccontato delle storie esilaranti.
«Lo sai, vero, quello che dicono di te?» chiese ad un tratto lei, guardandolo seriamente.
«Sì, lo so, ma hanno ragione solo in parte: non sono per niente viziato e superficiale! Sono l'ultimo di cinque fratelli!»
«Okay, non mi devi spiegare niente. Sapevo chi eri e sapevo cosa dicevano su di te ma, adesso che ti conosco, so che si sbagliano.»
Lui sembrò non crederci ma quando vide il suo sorriso, una strana sensazione di piacere si fece strada nel suo petto.
«L'avevano detto, che eri diversa dalle altre ragazze.»
Hermione si sporse verso di lui.
«Ed è una cattiva cosa?»
«Direi di no» rispose Miles, alzando lentamente gli angoli dela bocca.
Ormai erano a pochi centimetri di distanza e se non fossero stati interrotti, pensò la riccia, si sarebbero sicuramente baciati.
«Fred!» esclamò, sorpresa.
«Hermione. Miles» disse il rosso con disappunto.
«Weasley» Miles fece un cenno, infastidito.
Hermione rimase sbalordita per un attimo: Fred l'aveva chiamata per nome!
«C-cosa fai qui?» chiese la ragazza scostandosi da Miles.
Lui se ne accorse e - a dire la verità - ci rimase male.
Fred - dal canto suo - non staccava gli occhi da Miles.
«Passavo di qui e ho pensato di prendermi una Burrobirra. Cosa ci fate voi qui?»
«Non si vede?» chiese Miles ironico, indicando i boccali che avevano davanti.
«Granger, tu sai che lui...»
«Non c'è bisogno che tu dica niente» lo bloccò la ragazza nervosa.
«Non venirmi a piangere dietro quando lui ti scaricherà per un'altra.»
Hermione non poteva credere alle proprie orecchie.
Miles si alzò di scatto, furioso come non mai.
La riccia si interpose tra loro.
«No, Miles. Non ne vale la pena.»
«Dai, andiamo.»
Lei lo guardò confuso.
«Cosa?»
«Ho detto: andiamo.»
«Io con te, non vado da nessuna parte, Fred.»
«E invece sì.»
Il rosso la tirò con forza e la portò fuori dal locale.
Hermione strattonò il braccio per allentare la sua presa. Aveva le lacrime agli occhi.
«Si può sapere che ti prende?»
Fred la guardò sorpreso.
«Lui è...» cominciò sbuffando.
«Io so chi è lui veramente. E non è come credete voi.»
«Ah, no? L'anno scorso è stato all'incirca con tredici ragazze diverse e alcune anche contemporaneamente. Ma la cosa più squallida era che trattava le persone come nullità.»
«Be', è cambiato. Non è più così. Le persone possono cambiare.»
«Sì, e gli asini volano.»
«Peccato non si possa dire lo stesso di te. Mi stai dimostrando che tu non cambierai mai: rimarrai sempre il solito bambino che ha paura di crescere e che scappa appena le cose si fanno serie!» attaccò lei, arrabbiata.
Fred rimase senza parole: era davvero così che lo vedeva? Credeva veramente quelle cose su di lui?
Trionfante, la riccia ebbe la forza di continuare.
«E poi, cosa t'importa della mia vita privata? Se voglio che mi spezzino il cuore? Io non ti devo dare nessuna spiegazione e nemmeno tu a me. Io non vengo mica a chiederti cosa stavate facendo tu e Angelina in quell'aula!»
"Come può fare questo a George?"
«Invece sì, che m'importa. Non voglio vederti soffrire» borbottò, spiazzandola.
«Be', io credo che non debba essere così.»
La riccia si girò infuriata e così tornò verso il castello. Quando raggiunse finalmente la sua stanza, si buttò sul letto in lacrime.
Ginny che l'aveva vista, la seguì.
«Herm! Che diavolo è successo?»
«Odio tuo fratello!»
«Quale dei sei?» chiese sospirando - anche se sapeva già la risposta - .
Hermione singhiozzò sempre più forte.
La rossa - sconvolta - uscì dalla stanza per andare ad affrontare Fred.
«Ma che ti dice il cervello?» gli urlò contro quando lo trovò.
Nella sala comune c'erano solo George, Harry, Ron e Lee - per fortuna - .
«Ti ho già detto che tua sorella mi fa paura quando è arrabbiata?» sussurrò Lee a George.
«Non mi sembra...» ribatté l'altro.
«Okay, allora te lo dico adesso.»
«Sta' zitto!» urlò la ragazza, puntandogli il dito contro. Lee sobbalzò e si nascose dietro l'amico.
«Non so di cosa tu stia parlando» disse Fred con un tono duro.
«Io dico di sì. Hermione è tornata dal suo appuntamento in lacrime e il mio sesto senso di ragazza e sorella, mi dice che tu centri qualcosa.»
«Gli ho detto solo cosa pensavo di quello

«Credo che tu glielo abbia detto nel modo sbagliato, come tuo solito d'altronde. Sai, Hermione è molto sensibile ma vedo che non ti è portato molto di questo.»
«A me non sembra...» sussurrò Ron ad Harry, ricevendo uno sguardo omicida dalla sorella.
«Le hai rovinato la giornata, spero tu sia contento!»
Furiosa, Ginny voltò le spalle ai ragazzi e com'era venuta, se ne andò.
«Caro fratello, hai sbagliato tutto» gli disse George - dandogli una pacca sulla spalla - e tutti si dimostrarono d'accordo.
«Ma da che parte state?» chiese allora il rosso scocciato.
"Cosa ti è preso? Perché hai reagito così?
Perché le hai fatto quella scenata?", continuava a chiedergli una vocina nella testa.
Fred si passò una mano tra i capelli frustato e così decise di andare a fare due passi per schiarirsi le idee.

Hermione aveva smesso di piangere e quando Ginny tornò, si era data una "ripulita".
«Stai bene, Herm?»
«Mai stata meglio» disse l'altra.
«Che vuoi dire?»
«Che non mi farò più mettere i piedi in testa da Fred Weasley. Non gli permetterò di farmi del male di nuovo.»
La rossa esultò.
«Brava, questo è lo spirito giusto!»
«Andiamo a fare due passi?» chiese Hermione.
«Certo.»
Così dicendo, scesero in cortile dove parlarono a lungo fino a ora di cena.

Angolo Autrice

Bene, inizio col dire che questo è il capitolo con cui incomincia davvero la storia e con cui inizia il sentimento che Fred ed Hermione provano.
Adoro questo capitolo, e spero che piaccia anche a voi. Mi raccomando commentate, votate e leggete. Spero di non deludervi. Ci sarà da ridere e ne vedrete delle belle. Grazie e al prossimo capitolo! 😜

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