Prove e appuntamenti

6.8K 428 45
                                    

«Sta diventando un vizio, eh?»
La ragazza camminava in direzione della Sala Grande quando andò a sbattere contro qualcuno.
«Oh Miles. Cosa stavi dicendo?»
Lui scoppiò a ridere. «Che sta diventando un vizio il fatto di venirmi addosso.»
Hermione sorrise mentre, a poco a poco, le sue guance si coloravano di rosso.
«Scusa. Ero persa nei miei pensieri.»
«E a cosa stavi pensando? Sempre se mi è lecito chiedere...» aggiunse dondolandosi avanti e indietro come se stesse combattendo contro la voglia di avvicinarsi un altro po' a lei.
Hermione ci pensò e decise di giocarsi il tutto per tutto. «Stavo pensando ad un secondo appuntamento. Se non ricordo male, l'ultima volta siamo stati interrotti...»
Stava flirtando. "Wow. Riesco a farlo davvero!", si ritrovò a pensare con imbarazzo misto a stupore.
Ripensò alla scenata che le aveva fatto un certo rosso di sua conoscenza e una fitta di dolore le oppresse il petto.
«Lo sai che stavo pensando esattamente la stessa cosa?» disse lui sorridendo tutto contento di quella svolta.
«Bene allora: facciamo sabato prossimo? Stesso posto, stessa ora?»
«Non vedo l'ora.»
Le stampò un bacio sulla guancia e prima che lei potesse ribattere qualcosa - qualsiasi cosa - se ne andò sparendo dietro l'angolo
Hermione rimase letteralmente incantata.
"Tss, roba da matti questi ragazzi. Fanno tanto casino nella testa e nel cuore delle ragazze fragili come me e non se ne accorgono nemmeno.", pensò cercando di riprendersi.
Si fece scappare l'ennesimo sorriso idiota che in quel periodo - aveva notatao attentamente - le riuscivano così facilmente e, una volta al tavolo dei Grifondoro, cominciò a mangiare la sua cena.

«Ti basta come prova che non provo assolutamente niente per tuo fratello?»
Ginny si sedette sul letto a braccia conserte.
«Tu, che flirti! Dovrei assistere per
crederci!»
La riccia sbuffò sonoramente e prese la stessa posizione dell'amica.
«Dovresti starmi alle calcagna, dovresti essere la mia ombra per vedere tutto quello che faccio.»
Dallo sguardo della rossa, Hermione capì le era venuta un'idea e sicuramente una assurdamente geniale.
«Buona idea. George ha inventato un orologio che ha uno schermo dove si possono fare le videocarate...»
«Videochiamate» la corresse l'altra.
«Appunto, quelle. Quando stai per fare qualcosa che può finalmente dimostrare che non provi nulla per Fred, basta accenderlo e io sarò lì.»
«Minerva, è piuttosto inquietante... Okay, allora. Dopo vado da George a prenderlo. Ah- ah- ah! Ora che ci penso: e per quanto riguarda te? Come faccio a sapere io che tu non provi niente per Harry?» Ginny fece un mezzo sorriso come se avesse una asso nella manica incontestabile.
«Vieni con me.»
La seguì nella sala comune dove trovarono Dean, Seamus e Harry.
«Dean?» Il ragazzo si voltò verso di lei quando sentì il suo nome.
«Sì, Ginny?»
«Ti andrebbe di uscire con me?»
A quella domanda, Harry sgranò gli occhi e - credendo che nessuno se ne sarebbe accorto - concentrò la sua attenzione altrove. Ma la sua amica se n'era accorta eccome...
«Con- con te?!» balbettò l'altro.
«No, con Ron! Ovvio, scemo!»
Dean sorrise imbarazzato poi, ricomponendosi, riuscì a dire «Va bene. Facciamo sabato prossimo?»
«Assolutamente perfetto.»
Hermione lanciò un'ultima occhiata a Harry che sembrava volesse trovarsi in qualsiasi altro posto tranne che lì. Aveva un'aria davvero strana.

Quando tornarono nel loro dormitorio, Hermione attaccò di nuovo. «Hai notato la reazione di Harry? Sembra averla presa male...»
Ginny alzò gli occhi sull'amica e si fece tutta rossa.
«Davvero?»
Però, ripensando a ciò che aveva appena detto continuò. «Non che conti poi molto, certo. Visto? Ti basta come prova?»
«Fammici pensare: no.»
Detto questo Hermione si mise a riordinare i suoi libri sotto lo sguardo scocciato dell'altra.

«Ehi Harry. Si può sapere che hai? Non hai detto una parola da quando sono arrivate le ragazze.»
Infatti, dopo la comparsa di Ginny e Hermione, Harry era molto taciturno.
«Mmm. Niente.» Si alzò.
«Non vuoi finire la partita?» domandò Dean indicando gli Scacchi.
Harry gli rivolse uno sguardo rabbioso: in quel momento sentì qualcosa di sconosciuto attanagliargli lo stomaco e che si poteva tradurre in un solo modo. "Voglio ucciderlo."
Cercando di non rispondere con tono acido, disse «No, sono stanco. Vado a dormire. Ci vediamo domani comunque».
Harry si diresse verso il dormitorio dedicato ai ragazzi rosso-oro e quando si stese sul suo letto pensò alla ragazza dai bellissimi capelli rossi: pensò ai suoi occhi, alla sua risata, al modo in cui si alterava per un nonnulla, a come era brava a giocare a Quidditch. Poteva vedere la sua immagine chiaramente nella sua testa però, nonostante questo, cercò di scacciarla via dandosi dello stupido per pensare così tanto alla sorella del suo migliore amico. Non poteva funzionare.
E con questo pensiero si addormentò.
Il suono della risata di Ginevra in lontananza.

Un Amore InaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora