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Capitolo terzo.

"Lo so, avrei dovuto dirtelo da subito ma a volte è davvero snervante essere la sorella di una persona famosa. La gente tende sempre a mettermi in secondo piano e non mi prende sul serio come dovrebbe." Mi disse Pauline con uno sguardo triste. Si vedeva che in passato questa cosa l'aveva fatta soffrire molto. Rimasi in silenzio anche se dentro di me stavo urlando. Ovviamente sapevo chi era, avevo visto parecchi suoi film e lo trovavo davvero di talento.

"Non ti preoccupare, posso capire, non deve essere per niente semplice. Il mondo dello spettacolo da e ti toglie un sacco." Lei mi sorrise e arrivò la prima portata.

Durante la cena, guardai verso di lui, era davvero molto bello questo dovevo ammetterlo, dal vivo i suoi lineamenti erano ancora più accentuati.  Ad un certo punto si girò e notò che lo stavo fissando, abbassai lo sguardo imbarazzata.

Nel corso della serata si parlò di business quasi tutto il tempo, cercai di capire tutto ciò che bisognava fare nelle prossime settimane per questa campagna. La serata si volse al termine, venne verso Pauline per salutarla e mi diede la mano:

"Piacere, sono Timothée." Strinsi la sua mano.

"Piacere mio, sono Laura." L'imbarazzo che provavo si notava da un miglio, ma cercai di essere il più disinvolta possibile.

Se ne andò, insieme al suo management.

"Ora hai conosciuto mio fratello, può sembrare un po' freddo, in realtà è una delle persone più gentili che ci siano ma quando si tratta di lavoro è molto attento e serio, ci tiene moltissimo a fare tutto perfettamente." Annuii e sorrisi.

Quella sera tornai a casa senza parole, non riuscivo a togliermi dalla testa la scena, il suo sguardo, la sua mano, dovevo darmi una regolata perché tutti questi pensieri non andavano bene. Dovevo mettere al primo posto il lavoro.

Quel weekend fu molto tranquillo, cercai di fare video chiamata con la mia famiglia e i miei amici per raccontargli tutto ciò che mi stava accadendo, ovviamente non parlai dell'episodio di venerdì sera perché forse era meglio tenerselo per sé ancora per un po'. Nonostante provassi nostalgia, ero troppo felice di essere a New York e vivere queste esperienze fuori dalla regola.

Lunedì tornai al lavoro abituandomi pianpiano alla mia nuova routine. La mattinata fu tranquilla. Pauline decise di fare coffe break per discutere su alcune cose della campagna fino a quando non mi disse:

"Sai, ho visto mio fratello questo fine settimana." La cosa mi rese un po' nervosa, cercai di scacciare via quel pensiero. Annuii facendo finta di nulla.

"Mi ha chiesto qualcosa su di te, da dove vieni, diciamo che per queste cose non era mai venuto da me. È riservatissimo quando si tratta di certi argomenti e devo dire che è abbastanza negato con queste cose." Scoppiai a ridere, era una risata nervosa per coprire tutto l'imbarazzo che stavo provando.

"Fatto sta che mi ha chiesto qualche tuo contatto ma ho categoricamente rifiutato, che si arrangi se vuole provarci con te." Ridemmo insieme di questa cosa.

"Pauline, so che mi stai prendendo per il culo. Non è vera questa cosa che mi stai dicendo."

"Te lo giuro, era serissimo. Gli ho detto che tanto vi vedrete in ufficio ogni tanto così potrà parlarti." Sentii una vampata di calore passarmi attraverso tutto il corpo.

"Adesso sarà tutto doppiamente imbarazzante." Le dissi incredula di tutto ciò che mi stava dicendo.

Passarono i giorni, il lavoro andava bene e ormai mi ero quasi interamente integrata con la mia nuova vita, con le nuove persone, con questa città immensa.

Il giovedì mattina andai normalmente a lavoro, in ufficio c'era un po' di agitazione e capii subito che c'era Lui.

From strangers to friends, friends into lovers and strangers again. - t.c.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora