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Capitolo sesto.

Cominciammo con uno shot, ma arrivammo a berne fino a 3. Ormai ero completamente ubriaca. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla, mi accarezzò i capelli.

"Raggiungiamo gli altri? Così li saluto." Mi disse, mi prese la mano e andammo in mezzo alla folla.

Pauline ci notò e fece un urlo.

"Fratellooo." Si abbracciarono, io mi appoggiai a Deva continuando a ridere. Anche loro sembravano parecchio ubriachi.

Timothée torno verso di me, si avvicinò al mio orecchio.

"Torno subito. Avviso gli altri." Gli sorrisi annuendo. Lo vidi allontanarsi.

Pauline venne verso di me e mi abbracciò, ricambiai l'abbraccio continuando a ridere. Tutto girava, ma ero felicissima.

"Sono troppo ubriaca per capire, ma voglio che mi racconti tutto domani. Non sapevo dovesse esserci anche lui stasera, anche perché non gli avevo detto nulla." In quel momento non mi importava di nulla, la presi per ballare. Sentivo la musica amplificata per via dell'alcol, cantammo a squarciagola la canzone di Tyler, The Creator. Non mi ero mai sentita più viva.

Ad un certo punto lo vidi tornare, notai che anche lui era decisamente molto brillo. I suoi bellissimi occhi erano socchiusi ma mi sorrideva. Mi diede un abbraccio, così a caso, appoggio il suo mento sulla mia testa e io mi appoggiai al suo petto sentendo il suo battito, poi arrivò una canzone di Drake e lo vidi scatenarsi. Anche se ero davvero ubriaca lo osservai, qualsiasi cosa facesse era come se aveva una calamita addosso a sé.

"Dai ragazzi, andiamo a bere l'ultimo." Urlò Nick, lo seguimmo.

"Io l'ultimo però, sono davvero ubriaca ragazzi." Sbiascicai, Pauline scoppiò a ridere.

"Scusa ma hai visto com'è messo Timmy?" Pauline lo indicò, era davvero buffo, i suoi capelli ricci erano davanti ai suoi occhi, scoppiò a ridere pure lui.

Bevemmo l'ultimo e ormai era davvero difficile rimanere in piedi. Suonò Tame Impala, gli altri corsero in pista e rimanemmo io e Timothée.

"Torna a casa con me." Mi chiese, sempre più vicino al mio viso. A quelle parole sentii qualcosa dentro di me che non ero nemmeno in grado di spiegare. Eravamo entrambi ubriachi ma così felici. Annuii, forse domani me ne sarei pentita, ma in quel momento non c'era altra cosa che volevo di più al mondo. Cercai di mandare un messaggio a Pauline.

"Timmy mi accedhopmagna a casda, ci vediagmo dombany devejp racconardui trroppe cpose." schiacciai su invio, lo presi per mano e uscimmo dal locale. Prendemmo un taxi.

Appoggiò una mano sulla mia cosca e gli diedi un bacio sulla guancia. Ci guardammo, il viso illuminato dalle luci notturne della città. Il suo viso, i suoi occhi, i suoi ricci, la sua mascella, tutto intorno a lui mi faceva andare via di testa in quel momento. Diede la mancia al taxista, mi prese per mano e mi fece salire. Cercando di aprire la porta mi resi conto di quanto eravamo ubriachi, ma ero tutto perfetto in quel momento. Dopo una serie di tentativi riuscì ad aprire la porta.

Mi tolsi le scarpe e le lanciai non so dove, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Sentii le sue calde labbra e poi la sua lingua, ricambiai il bacio con una foga indescrivibile. Avevo voglia di lui, questo era innegabile. Era la cosa giusta? Non mi interessava, lo volevo con tutta me stessa.

Mi prese in braccio, misi le gambe intorno ai suoi fianchi, continuammo a baciarci al buio. Non riuscivamo a staccarci. Arrivammo in camera sua, mi buttò sul letto. Mi tolse il vestito e rimasi solo in intimo, gli tolsi la maglia e rimase a petto nudo, accarezzai la sua pelle morbida come seta. Si tolse i pantaloni e rimase solo in boxer. Si mise sopra di me, cominciò a baciarmi sul collo, mi tolse il reggiseno e prese un mio seno e succhiò il capezzolo. Ero così eccitata. Pian piano scese, continuando a baciarmi e arrivò in mezzo al mie gambe, mi tolse le mutandine, cominciò dalle cosce e poi sentii la miglior sensazione che avessi mai provato. La situazione si capovolse, mi misi sopra di lui, gli tolsi i boxer, presi il suo membro e cominciai a fare il mio lavoro. Lo sentii ansimare, a un certo punto mi bloccò, mi prese con foga, si mise sopra di me e finalmente lo sentii dentro di me.

Quella notte lo facemmo per due volte, in un modo in cui non l'avevo mai fatto, l'alcol era ancora tutto in testa ma le sensazioni erano così vivide e potenti che potevo tranquillamente dire che quella era stata una delle migliori notti della mia vita. Le parole che mi aveva sussurrato all'orecchio con la sua voce roca mi avevano fatto sentire come se fossi su un altro pianeta. Stremati ci addormentammo senza nemmeno accorgercene.


La mattina seguente mi svegliai dai raggi solari che attraversavano il mio viso e dal mal di testa. Aprii gli occhi e lo vidi, i suoi ricci disordinati illuminati dal sole, il suo viso pacifico e il suo respiro regolare. Lo osservai come se fosse un opera d'arte. Non potevo crederci. Mi ricordavo a tratti tutto quello che era successo la sera prima e cominciai a pensare a un sacco di cose. Avevo fatto la cosa giusta? Non mi vedrà come una facile ora? Scacciai tutti questi pensieri e me ne fregai, quella notte non c'era altra cosa che volevo fare che stare con lui. Mi alzai dal letto, attenta a non svegliarlo, completamente nuda, raccolsi il mio intimo e andai in bagno. Avevo il trucco sbavato e un alito allucinante, cercai di sciacquarmi il viso e con un po' di collutorio e cercai di rinfrescarmi l'alito. Tornai in camera sua per mettermi il vestito che giaceva a terra, ad un certo punto sentii che si era svegliato.

"Buongiorno." La sua voce da appena sveglio mi fece riprovare quel brivido attraverso la schiena. Gli sorrisi.

"Buongiorno." Ero un po' imbarazzata, era ancora nudo a letto che mi fissava con gli occhi socchiusi.

"Vai già via?" Mi chiese con gli occhi tristi. Mi fece quasi tenerezza, notai le lentiggini sul suo naso e non avrei voluto fare altro che baciarlo come la sera prima.

"Sì insomma, avrai le tue cose da fare, è meglio se torno a casa." Farfugliai qualche parola.

"Facciamo colazione insieme?" Si alzò, si mise i boxer e si avvicinò a me.

"Se non disturbo volentieri, dopo vado però." Si illuminò, andò verso l'armadio.

"Prendi questa, così stai più comoda." Mi diede una sua maglia.

"Grazie." Abbassai lo sguardo per non mostrare che ero arrossita.

Si vestì velocemente, mi diede un bacio sulla fronte.

"Vado a prendere qualcosa da mangiare, aspettami qui, non scappare." Ridacchiò e gli sorrisi.

Uscì di casa e rimasi sola nel suo Loft. Era davvero gigantesco, arredato in modo stupendo e con una vista invidiabile. Notai alcune foto con amici e la sua famiglia, vidi il viso familiare di Pauline e feci un piccolo sorriso. Guardai la sua collezione di dischi in vinile, avevamo moltissimi gusti simili. Tutto in quel Loft capire ancora di più perché tutti erano pazzi di lui. Quel ragazzo aveva qualcosa dentro di sé che poche persone avevano. Ripensai a come mi ero sentita la sera prima, nonostante i riflessi rallentati a causa dell'alcol, ripensai al modo in cui mi toccava, al modo in cui si muoveva. Mi resi conto per un secondo che ero seduta sul suo divano di una star internazionale con solo una sua maglietta dopo una notte di pura estasi. Non poteva essere vero tutto ciò.

Sentì la porta di casa aprirsi di colpo, aveva in mano un sacchetto e due bicchieri. Mi sorrise.

"Visto che sei italiana, ti ho preso un cappuccino, così ti puoi sentire a casa. Penso sempre alle colazioni che facevo in Italia quando ho girato Call me by your name." Mi sorrise dolcemente.

"Grazie Timothée, non dovevi." appoggiò il tutto sul tavolo, mi avvicinai.

"Chiamami Timmy per favore." mi accarezzò il viso e mi guardò, i suoi occhi erano qualcosa da cui non riuscivo mai a staccarmi.

"Hai dei bellissimi occhi." Mi disse, arrossii di colpo.

"Anche tu." Gli dissi senza vergogna. Mi sorrise, le sue fossette mi facevano sentir mancare la terra sotto i piedi.

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Ecco a voi, il sesto capitolo. Spero vi sia piaciuto e vi abbia fatto sentire le farfalle nello stomaco come a me. Lasciatemi un feedback se vi va :)

From strangers to friends, friends into lovers and strangers again. - t.c.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora