6. Apparenti incontri casuali

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Samuele

Il chiacchiericcio riempie il locale creando un sottofondo che alle mie orecchie risulta un po' fastidioso, ma cerco di ignorarlo concentrandomi sulla conversazione che si sta svolgendo al mio tavolo. Non avevo voglia d'uscire e raramente lo faccio con gli amici di Elia, solo che non potevo nemmeno rifiutarmi per l'ennesima volta di unirmi a loro. 

"È come ha detto Melissa?". Mi sento chiedere. 

Ancora quella ragazza e ancora il solito discorso sul mio capo. "È passato più di un mese e sono ancora lì". Gli faccio notare. E tutto questo mi infastidisce un poco, il dover per forza commentare in maniera negativa il posto in cui lavoro, come se io stesso fossi carta igienica con cui i pezzi grossi ci si puliscono il culo. La verità però è che non è così. Certo, alle volte mi fa fare delle cose assurde, continua a farmi fare la spesa al posto suo e a fissargli gli appuntamenti con i suoi scopa amici, ma molto ha a che fare con il suo lavoro e più di una volta ha lasciato a me il compito di valutare alcuni progetti. 

"Ti sei inginocchiato?". Uno scoppio di risate che fa ridere solo loro e mio malgrado anche il mio ragazzo, che non dovrebbe affatto ridere su un ipotetico lavoro di bocca col mio capo. 

Non ribatto preferendo buttare giù un altro sorso della birra fredda che ho davanti, mentre ripenso cosa ci trovi di speciale Elia in questo gruppo di ragazzi senza un briciolo di cervello funzionante. Spesso mi sono sentito dare del vecchio quelle volte che gliel'ho fatto notare perché nonostante i miei venticinque anni secondo lui ne ho almeno cinquanta quando apro bocca. E ogni volta che me lo ha detto mi sono chiesto per quale motivo stia ancora con me se non gli piace il mio modo di pensare. 

"Se lo scopi magari ti fa avanzare di carriera". Continuano come se io non fossi una persona, ma un oggetto qualunque. 

"Non dici nulla?". Domando a Elia.

"Se una scopata bastasse a farti diventare fotografo di quella rivista cosa vorresti che dicessi?". 

"Che magari non mi vuoi condividere". Gli rispondo allibito all'orecchio, incredulo che mi abbia detto di andare a letto con un altro uomo per ottenere quello che voglio e allo stesso tempo deluso che l'abbia pensato.

E mentre lo guardo mi ritrovo a chiedermi se non sia tutta una mostra per i suoi amici o se sul serio in questi tre anni non mi sia mai accorto di tutta questa frivolezza che mette alle volte nella nostra relazione. E traballo, indeciso su quale piatto puntare il dito. 

Quando si volta a guardarmi mi tappo la bocca per non aggiungere altro, impedendomi di chiedergli se sia serio o no, rimandando questa conversazione a più tardi quando saremo soli. Sbuffo e con gli occhi annoiati mi volto a guardare il resto della sala lasciando lui e i suoi amici alle loro cazzate. Prendo il telefono e apro uno dei miei social deciso a isolarmi per il resto della serata e quando vedo la notifica per l'arrivo di una mail, la apro sapendo benissimo chi può essere a quest'ora. -È successo qualcosa? - Rileggo più volte quella domanda e controllo che il mittente sia il mio capo, senza capire cosa voglia sapere. - Doveva succedere qualcosa?- Rispondo, a mio pericolo nel caso mi fossi dimenticato di qualche impegno. 

Jonathan

"Mi hai chiesto stranamente d'uscire a bere qualcosa dopo aver condiviso il letto con me però ora è come se non ci fossi". 

Mi volto verso il mio appuntamento consapevole che quello che ha appena detto è tutto vero. Non ho mai chiesto a nessuno d'uscire da quella camera d'hotel e non so perché l'ho fatto con lui, avrei dovuto semplicemente venire da solo, ma che figura avrei fatto? Eppure in questo momento credo sarebbe stata la scelta più giusta. "Hai ragione". Ammetto. "È solo che ho visto una persona che conosco". 

"Uno con cui scopi?". 

Alzo gli occhi dal telefono sul quale stavo scrivendo, "uno con cui lavoro", poi riprendo a scrivere. -Vuoi che succeda qualcosa?- Invio, il sorriso sulle labbra e poi torno a guardarlo mentre aspetto una sua risposta. 

"Sembra che sia più di quello che dici". Mi fa notare la mia scopata. 

Prendo il bicchiere col mio gin tonic e ne bevo un goccio prima di rispondergli, il liquido freddo scivola giù per la gola lasciando un senso di bruciore. "È giovane per me e poi ha già qualcuno".

"Nessuna delle due ha senso perché non sei vecchio nemmeno tu e per quel che ti conosco non sembri uno che si tira indietro se c'è qualcosa che lo interessa". 

"Vero, ma sette anni in più non sono pochi". 

Quando sento la vibrazione sblocco il telefono e leggo la sua risposta dandomi dell'idiota per non avergli ancora mai chiesto il numero di cellulare. -Vorrei sparire!-

Alzo lo sguardo di nuovo su di lui e quel suo viso che ho sempre visto sereno anche durante le mie sfuriate, ora non riesce a nascondere quello che sembra essere del fastidio. -E perché non lo fai?- Potrebbe alzarsi e andarsene, eppure se ne rimane fermo a subire. 

"Sapevi che sarebbe stato qua?". Mi sento chiedere. 

"Sì". Lo sapevo perché quando ne stava parlando al telefono ero andato da lui a cercare dei documenti che mi servivano. 

"Senti, mi va bene scopare con te, ma questo?", dice indicando con il dito noi due e il tavolo con i bicchieri mezzi pieni, "questo non fa per me". Dopo di che si alza e mi saluta, lasciandomi al tavolo da solo nello stesso istante che arriva la sua risposta. 

Dovrei essere incazzato, deluso, ma una leggera eccitazione mi pervade, consapevole che sto andando a infilarmi in un buco maledettamente stretto e oscuro senza averne una buona ragione. -Perchè non ho nessuna buona scusa per potermi alzare-

Sbagliato. Dico tra me e me. -Alzati ed esci, ti aspetto fuori- 

Svuoto il bicchiere con un sorso solo e con gli occhi su di lui lo vedo mentre legge e subito dopo si guarda attorno, cercandomi. E quando i suoi occhi mi trovano socchiude la bocca come se volesse dire qualcosa. Gli faccio l'occhiolino e poi vado verso l'uscita proprio quando si sporge verso il ragazzo seduto accanto a lui per dirgli all'orecchio che se ne va e sto per voltarmi quando li vedo baciarsi. 

Stringo il pugno, stupidamente. So che ha qualcuno, me lo aveva detto ed era scontato che fossero assieme, solo non ci avevo pensato. E prima di fare una cazzata colossale e inutile, esco dal locale senza sapere bene quello che sto facendo. 

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