27. Trova il mare negli occhi di qualcuno e lasciaci affogare il tuo cuore

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Samuele

"Smettila". Non mi volto nemmeno a guardarlo perché so perfettamente quello che sta facendo e quello a cui sta pensando.

"È colpa tua. Chi ti ha detto di indossare questi vestiti sta mattina?". La voce che da divertita cambia tonalità, abbassandosi e diventando più roca.

Sento i suoi passi avvicinarsi e subito dopo le sue braccia circondano la mia vita. Sorrido inebetito mentre pulisco la macchinetta del caffè dell'ufficio, lasciando che il suo calore riscaldi la brama che vive sotto pelle.

Appena assunto non avrei mai creduto che saremo finiti così. Lui che aveva sempre quell'aria da eterno stronzo, mentre io troppo buono per replicare alle sue cazzate, chi avrebbe mai immaginato che alla fine la nostra incompatibilità iniziale si sarebbe trasformata in complicità rendendoci più forti assieme di quello che credevamo possibile? 

Ripercorro con la mente tutto quello che abbiamo vissuto, ogni nostro momento dai nostri scontri alle nostre provocazioni. Abbiamo giocato col fuoco più volte di quello che era lecito e per quanto sul momento pensavo non avesse nessun valore, dentro il mio cuore stavo mettendo radici per far nascere un albero così robusto da sopportare qualsiasi peso avremmo poi appeso ai suoi rami.

"E tu non guardare!". Mi volto per dargli un bacio nonostante le regole che ho imposto da mantenere in ufficio per cercare di non mescolare lavoro e relazione più del dovuto.

"Come posso?". Le sue mani scendono lungo la mia coscia mandando al diavolo i miei principi. 

"Interrompo qualcosa?". La voce di Ludovico che si schiarisce non appena si affaccia sullo stanzino. "Ho bussato e chiamato, ma voi avete un mondo tutto vostro". 

Spingo indietro Jonathan che si lamenta del mio gesto per poi voltarmi verso il suo amico. "Caffè?". Domando, più per togliermi dall'imbarazzo che per vera cortesia dato che continua a guardarmi diffidente, studiando ancora ogni mia mossa forse per paura che possa spezzare quel cuore che si è già giocato la sua quota di sofferenza con Zac. 

"Siete ancora in luna di miele?". Lo prende in giro lui. 

"Credo non finirà mai". Gli risponde il mio ragazzo per poi tornare ad abbracciarmi e baciarmi sul collo, dimostrando ancora una volta quanto sia legato a me.

Alzo gli occhi al cielo sorridendo della sua testardaggine e del suo menefreghismo. 

"Siamo in ufficio". Gli fa presente Ludo. 

"Nel mio ufficio e nella mia azienda". Sottolinea Jo. 

"Okay per l'ufficio, ma l'azienda è anche mia". Lo sfotte. 

È passato un mese da quella notte che abbiamo passato assieme, da quando finalmente i nostri sentimenti hanno potuto vedere la luce e sebbene pensassi di conoscerlo piuttosto bene, non avevo mai avuto occasione di vederlo sotto la luce di fidanzato. È premuroso, affettuoso e completamente preso da me. Nonostante svolga il suo lavoro sempre alla perfezione nulla al di fuori di noi sembra avere più importanza. Abbiamo ancora i nostri spazi e fortunatamente la gelosia non rientra tra le emozioni che lo caratterizzano, ma quando siamo assieme io sono la sua terra. E sentirmi questo peso addosso mi fa sentire importante, tanto che prendermi cura di lui è diventato il mio miglior passatempo quando non sono a lavoro. 

"Va bene". Cede alla fine. "Cosa volevi?". 

Li sento parlare di un nuovo sponsor mentre porgo i caffè a entrambi e lasciandoli da soli a dicutere di numeri, torno alla mia scrivania. 

Avrei potuto sedermi con loro e ascoltarli sebbene parlassero di questioni private, ma solo sapere che Jonathan si fida di me mi basta e per questo continuo il mio lavoro come al solito e, dopo aver appuntato alcune scadenze, mi fermo e mi perdo nei miei pensieri. 

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