22. La vita inizia dove finisce la paura

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Samuele

Faccio un passo indietro e gli sorrido. "Quindi". Dico passando la mano sulla tavola. "Hai cenato?".

"Non ancora". Inclina la testa. "Pollo fritto?". 

Rido, di gusto, come non lo facevo da tempo. "Non mangio sempre pollo fritto". 

"Pensavo fossi venuto qui per quello!". Mi prende in giro. 

Touché. Ha ragione, ma se sono qui sta sera è solo perché avevo bisogno di vederlo e di sentire la sua presenza. "No, però ho fame". 

"Preferenze?". Domanda prendendo nuovamente il telefono. 

Scuoto la testa e lascio che decida per me. Lo sento ordinare due pizze e lo ringrazio silenziosamente per non aver preso del sushi. 

Cammino per la stanza e osservo davvero per la prima volta casa sua dato che la scorsa volta ero troppo agitato per farlo. Guardo alcuni disegni appesi al frigo che immagino essere di sua nipote, alcuni souvenir sicuramente dei viaggi che ha fatto, plichi con articoli futuri e vecchi del With us e poi mi soffermo davanti a una fotografia che non avevo notato. I sorrisi che impreziosiscono un momento sicuramente immortale nella sua memoria, un ricordo indelebile e un amore che si percepisce anche dal vetro trasparente. 

Prendo in mano la cornice e mi soffermo su quel ragazzo a me sconosciuto. "Come si chiamava?". 

Il suo mento che si posa sulla spalla dietro di me e due braccia che tornano ad avvolgermi. "Zac". 

Capelli chiari illuminati dai raggi del sole che li fanno sembrare spighe di grano al vento, due occhi color dell'ambra quasi trasparenti, un sorriso perfetto, le fossette sulle guance, due braccia tornite che avvolgono il collo del suo amato mentre le gambe gli accarezzano i fianchi. Tutto il mondo tra le loro mani. "Era stupendo". Ammetto. 

"Sì, lo era". Mi posa un lieve bacio sul collo, quasi non dovessi accorgermene. 

"Ti manca?". E dopo averlo chiesto mi sento un idiota. Ovvio che gli manca. Lo amava. 

"Mi è mancato per molto tempo, ora ho imparato a ricordarlo. A volte col sorriso, altre con tristezza". 

Poso la foto dov'era e la guardo ancora. 

"Ti infastidisce?". Mi domanda. 

"Cosa?". Chiedo, girando appena la testa verso di lui. 

"Che abbia ancora la sua foto dove posso sempre vederla".

Ci penso. Dovrebbe infastidirmi? Dovrei sentirmi messo in secondo piano? Dovrei esserne geloso? Ma soprattutto, perché me lo chiede? È davvero importante la mia opinione? "Questo è il suo posto. Niente e nessuno dovrebbe impedirti di nasconderla". 

Sorride sulla mia pelle e sono grato d'avere la possibilità di fare parte della sua vita. "Quindi cosa ci fai qui?". Mi domanda. 

Prendo un respiro e raccogliendo tutto il mio coraggio, parlo. "Sono venuto qui per un bacio". Il cuore in gola. 

Mi volto tra le sue braccia e lo vedo mordersi il labbro, fotocopia del mio solito gesto, indeciso se prendermi sul serio o meno. 

Fa un passo indietro mollando la presa sui miei fianchi per poi ripensarci e riavvicinarsi. Molto lentamente alza le mani per portarle a circondare il mio viso posando entrambi i pollici a coprire in parte le mie labbra. 

Non respiro, non ne sono più capace. Jonathan si avvicina piano, dandomi tutto il tempo di tirarmi indietro, ma non mi muovo, immobile come un moai. Mi alza leggermente il viso e proprio quando penso che non lo farà mai, appoggia la sua bocca sulle sue stesse dita, a sfiorare la mia. Ho gli occhi chiusi, non c'è nessun vero contatto tra di noi, ma il fuoco che all'improvviso divampa a incendiare il mio corpo è reale e, senza nemmeno avere un vero bacio, so d'aver fatto la scelta giusta. 

Solo che lui ancora non lo sa. 


Jonathan

Ogni particella del mio corpo sta fremendo ed esultando allo stesso momento, incredula della situazione che si è appena creata. Quanto vorrei togliere le mie mani e sentire davvero il suo sapore una volta per tutte. Quanto vorrei perdermi sul suo corpo. Quanto vorrei cibarmi dei suoi respiri. Quello che sento però è solo la morbidezza delle sue labbra sotto il mio tocco e quel suo piccolo gemito che non riesce a trattenere. 

Il cuore rimbalza ovunque e quando mi faccio indietro urla per averne ancora di più di Samuele. E anche la mente che dapprima era diffidente ora richiede costantemente la sua presenza. 

"Se solo questo mi fa tremare le gambe". Parla piano, quasi per paura di rovinare questo nostro primo vero istante assieme. "Cosa ne sarà di me quando ti deciderai a sbattermi contro il muro?". Apre finalmente gli occhi facendomi affogare in quei suoi laghi azzurri.

"Non credo che avrò mai la forza di farlo se solo un finto bacio è stato in grado di rimescolarmi tutto". Confesso. 

Perché lo stato in cui mi ritrovo è veramente pietoso e mai, nemmeno con Zac, ho provato una sfaccettatura così potente dell'amore. Forse perché ci conoscevamo da una vita, forse perché siamo cresciuti assieme e diventare una coppia è stato quasi inevitabile e per questo forse non ho mai sentito così tanto trasporto come con Samuele in questo momento.

"Mi stai dicendo che passeresti subito allo scoparmi?". 

Quasi soffoco a sentirlo parlare di sesso, nonostante in ufficio ci abbiamo scherzato all'infinito. "La prima volta magari farei l'amore". Gli faccio l'occhiolino e poi mi allontano dalla sua sfacciataggine, troppo pericolosa per me.

Perché a fregarmene e portarlo in camera da letto ci impiegherei dieci secondi, ma non voglio avere i sensi di colpa che alla notte mi mordono i piedi per essermi messo in mezzo al suo matrimonio, sebbene sia lui che ultimamente accende la miccia tra di noi. 

"Io farei sempre l'amore con te". Sorride, come se nascondesse un segreto che conosce solo lui. 

Scuoto la testa. "Mi farai impazzire". Gli dico allontanandomi per andare a sedermi sul divano davanti a uno schermo che avevo lasciato muto per via della telefonata con mia mamma. 

"Non ti piacerebbe?". Mi domanda sedendosi accanto a me, troppo vicino per poter ragionare lucidamente. 

"Samu". Lo chiamo, incapace di trovare una via d'uscita che mi lasci illeso. 

"Va bene". Mi dice, la voce piena di ilarità mentre mi sfila il telecomando dalle mani. "Tregua perché mi offri la cena". 

"Non ho mai detto che avrei pagato io". Mi indigno fintamente. 

"Non fare il tirchio". Mi da una spallata e tra noi torna tutto come il solito. Pieni di desiderio, ma con la passione sotto chiave, almeno per questa sera. 


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