24. In un bacio saprai tutto quello che è stato taciuto

1.4K 85 43
                                    

Jonathan

"Vai a casa". La voce di Ludovico riempie la stanza ormai buia, se non per la lucina accesa sulla scrivania che illumina il faldone che sto ricontrollando per la centesima volta.  

"Devo mandarlo in stampa". Sono stanco, ma finché non avrò ultimato le ultime modifiche non uscirò dal mio ufficio, perché mai e poi mai manderò in vendita qualcosa che non è perfetto. 

Il mio amico sospira e scuote la testa. Il suo riflesso si proietta su tutte le finestre della stanza facendomi vedere ogni sua angolazione. "Almeno non dormire qui. Se hai bisogno chiamami". 

Annuisco e poi continuo il mio lavoro meticoloso. Tutto deve essere perfetto perché non posso mandare all'aria nessuna delle mie creazioni. Il With us lo abbiamo creato noi tre e dovrà restare in piedi ancora per moltissimo tempo e poco mi importa che per Ludovico andava già bene così.

Non so per quanto tempo ancora rimango piegato sulla scrivania, ma quando esco quello che non mi aspettavo era di trovare Samuele steso sulla sua, gli occhi chiusi, le braccia piegate a reggergli la testa e un leggero russare che risuona nella stanza. 

"Ehi". Lo smuovo dolcemente, abbassandomi al suo livello dopo averlo raggiunto. 

Quando apre gli occhi, sono annebbiati e confusi e il sorriso dolce e romantico che mi regala me lo ricorderò per sempre. 

"Sto sognando". Dice, la voce impastata. 

"No tesoro, hai preso sonno in ufficio". Gli accarezzo i capelli morbidi accompagnando questo gesto con un sorriso delicato che uso raramente. 

"Tesoro". Sussurra dolcemente, ripetendo il nomignolo che ho appena pronunciato. "Chiamami ancora così". 

Abbasso lo sguardo in imbarazzo e lo sarebbe anche lui se non fosse mezzo annebbiato con Morfeo che gli tira le braccia per trattenerlo a sé. "Andiamo, ti porto a casa". 

Si alza in piedi e con passo biascicato mi segue fino alla sala stampa e poi fuori nell'aria gelida. Saliamo in auto e poi guido fino a casa sua. Lo accompagno al piano nonostante sappia che potrebbe farcela da solo dato che ormai il sonno gli si è spezzato, ma la verità è che ho bisogno di avere altro tempo con lui e ogni occasione è buona per rubarglielo. "Non venire in ufficio domani, resta a casa". Gli dico scostandogli una ciocca ribelle e beandomi di questo istante di intimità davanti la porta di casa sua. 

"Non andare a casa stanotte, resta con me". Ribatte lui. 

Sorrido. "Ci sarà già qualcuno che ti aspetta". Gli ricordo, accennando con la testa verso l'interno.

"La casa è vuota". La sicurezza che traspare da questa frase si può perfino toccare. 

Dovrei negarmi questo desiderio, questo invito fatto di pancia che non ha nemmeno nessuna ragione di esistere, eppure non perdo nemmeno tempo a valutare le opzioni perché stare al suo fianco è esattamente quello che voglio e se lui è cosciente di quello che mi sta chiedendo non mi tirerò indietro questa volta, deciso a prendermi se non tutto, almeno qualcosa di lui. 

Annuisco e si volta in fretta con la scusa di aprire la porta, cercando di nascondere un sorriso esultante e soddisfatto che mi lascia un un po' interdetto. 

Accende le luci ed entriamo. 

La casa è la stessa di quella volta che gli ho portato la cioccolata, ma allo stesso tempo sembra diversa. Alcuni soprammobili che ricordo chiaramente sono spariti, compreso quel lungo tappeto che occupava l'ingresso e che raffigurava un intreccio geometrico in 3D che ti dava l'impressione di caderci dentro. Ed è strano, ma è come se ci fossero vibrazioni nuove che emanano  sonorità sconosciute attraverso queste mura. 

QUALCOSA IN PIÙDove le storie prendono vita. Scoprilo ora