Samuele
Ho la fotocamera al collo e una serie di scatti da valutare prima di farne altri. Siamo in uno studio privato e un via vai di modelli e truccatrici riempiono l'aria di risate.
Ripenso all'altra sera, a quando mi sono alzato dal suo letto con un desiderio che non avevo mai sentito prima con nessuno. Avrei potuto insistere sicuro che alla fine avrebbe ceduto a quella passione che ormai ci aveva bruciati e conscio che quel tradimento me lo sarei portato nella tomba, ma se lo avessi fatto gli avrei solo fatto del male. Ci saremo fatti male entrambi a dir la verità perché la paura di non riuscire a fermarmi solo a una volta ormai batte sempre di più nella mia testa.
Lo osservo mentre parla con uno dei ragazzi dello staff e mi perdo a guardare il movimento delle sue mani, mani che sono state su di me, sul mio corpo.
Mi mordo un labbro e poi lo lascio andare non appena Jonathan si volta verso di me, come se sapesse esattamente che stavo facendo una cosa che non vuole che faccia. Sbuffo e mi costringo a pensare a Elia che questa mattina mi ha mandato un messaggio per chiedermi di fissare una data per il matrimonio. Peccato solo che io non sia più così tanto convinto di volerlo fare.
"Siamo pronti". Urla una voce proveniente dalla scena appena cambiata.
Mi volto e sistemo l'obiettivo, chiedo di spostare la direzione di alcune luci e poi una volta inquadrati i soggetti inizio a svolgere quel lavoro che ancora una volta mi è stato regalato senza nessun motivo se non quello di vedermi felice. Ripenso a quello che gli ho detto in cucina, al vendermi in cambio di ottenere quello che mi piace fare e alle sue parole quando ormai i nostri respiri si erano calmati. Vali più del tuo lavoro. Ed è stato in quel momento che ho capito che lui non mi avrebbe mai sminuito, mai deriso e mai umiliato.
Avrei voluto rispondergli con dolcezza, ma ho dovuto tenere ben chiuso il portagioie dove custodivo quelle parole non dette per paura che volassero via e si posassero sul suo cuore già troppo pregno di quel sentimento che non riuscivo a capire se potevo ricambiare o meno.
Perché la verità è che sia che io lo ami o no, quel metallo che pezzo dopo pezzo avevo issato attorno a me per mettermi al sicuro e che nel corso degli anni avevo cercato di rendere sempre più accogliente, due sere fa mi sono reso conto che non è altro che una gabbia dalla quale ora ho paura d'uscire e che se liberato potrei finalmente spiccare quel volo che ho sempre avuto timore di fare.
E Jonathan sembra avere in pugno quella fiamma in grado di sciogliere ogni mia protezione se solo gliene dessi l'opportunità.
"Stai fissando il vuoto da tre minuti. Mi stai pensando?". La sua voce arriva come un calmante da dietro le mie spalle mentre il suo mento si appoggia leggero sulla mia spalla.
"Mi hai chiesto tu di farlo". Gli rispondo voltandomi verso di lui, le nostre labbra a un soffio di vicinanza.
"Ti bacerei". Sussurra.
"Mi lascerei baciare". Ammetto. Il cuore che impenna i suoi battiti a questa confessione.
Restiamo così un tempo che potrebbe essere di due secondi, due minuti o due ore. Immobili in quell'attimo che nessuno dei due vuole abbandonare.
Jonathan
"Tutto a posto?". La voce di uno dei tecnici mi riscuote e seppur malavoglia mi sposto tirandomi dietro le sue parole piene di quella che spero non sia solo una speranza effimera.
"Continuiamo". Dico a voce alta, felice d'aver ancora la forza per farmi valere nel mio lavoro.
Lo lascio lavorare e non appeno lo vedo tornare in sé mi siedo su una sedia dietro lo schermo alla ricerca dello scatto perfetto assieme allo sponsor per il quale stiamo creando la pubblicità.
Valuto le angolazioni, discuto dei colori e dopo vari cambi e moltissimi scatti alla fine riusciamo a ottenere quelli perfetti da inserire nella nostra rivista.
Aspetto Samuele in un angolo e quando mi raggiunge il suo sorriso è contagioso. "Soddisfatto?".
"Altroché". Si avvicina. "Non pensavo me lo avresti fatto rifare". Indica la stanza ormai quasi vuota.
Scuoto la testa. "È stato il tuo talento a portarti su questo set, non io". Quando questa mattina è arrivato in ufficio non ho avuto il coraggio di dirglielo per paura che si sentisse troppo sotto pressione, preferendo rimandare questo momento. "Hanno visto il tuo lavoro precedente e hanno richiesto la tua presenza".
I suoi occhi si fanno grandi e luminosi, increduli. "Mi prendi per il culo".
"Vorrei prenderti in tanti modi, credimi". Sogghigno e poi esco dalla porta seguito solo dal suo corpo dato che la testa è altrove. "Pranziamo assieme?".
"Il ristornante dove siamo stati la prima sera?". Mi domanda e non pensavo mi stesse ascoltando sul serio.
"Al nostro primo appuntamento?". Lo prendo in giro.
Con la coda dell'occhio lo vedo alzare gli occhi al cielo. "Quando hai ammesso di essere uno stronzo arrogante?".
Mi fermo di colpo lasciandolo avanzare di due passi prima che se ne accorga, voltandosi poi indietro verso di me. "Non lo sono più". Dico indignato.
Alza le sopracciglia con un cipiglio in viso. "Dirmi che mi baceresti e poi non farlo non è forse da stronzi?".
Dentro di me quel sentimento che credevo non sarei più riuscito a sentire esplode frantumandosi e trasformandosi in tante piccole palline che corrono e rimbalzano ovunque attorno a me. "Non provocarmi". Lo avverto. "Ti stai per sposare". Gli ricordo.
"È solo quello a fermarti? Non hai paura di afferrare un riflesso?".
Mi avvicino spingendolo contro il muro e, avvicinando il viso contro il suo, mi faccio più audace. "Non mi sembra di toccare un riflesso". La mano che sale lungo la sua gamba e si ferma sulla curva del suo culo. "Magari sei tu che hai paura di farti prendere". Poso le labbra mezze aperte sul suo collo, lo accarezzo con la lingua e subito dopo sigillo quella promessa di lussuria con un bacio sullo stesso punto.
Mi tiro indietro ancora una volta, testa e cuore in subbuglio. "Noi non siamo capaci d'essere semplici amici". Gli faccio notare.
"E poi dici di non essere stronzo". Butta fuori prima di scendere le scale di corsa, scappando ancora una volta da me e dai suoi stessi desideri.
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QUALCOSA IN PIÙ
RomanceL'amore che Samuele conosce e condivide con Elia è fatto di rinunce e accettazioni, portandolo a credere che quella sia la vera faccia di quel sentimento ambito da molti. Jonathan invece l'amore l'ha toccato con mano, ma l'ha anche perso per sempre...