Jonathan
"Sei sicuro che stia per sposarsi?". Mi domanda mia mamma che ora è seduta nella poltrona di fronte alla mia scrivania.
A quanto pare la mia visita nel suo ufficio il lunedì seguente la telefonata non le è bastato per appianare quei dubbi che le erano sorti. "Non ne parla mai, ma lo so". Sono passate due settimane da quel nostro non bacio e per tutti questi giorni non abbiamo fatto altro che prenderci in giro, stuzzicarci e sfiorarci. In pratica flirtiamo tutto il tempo senza mai arrivare a toccare quello che entrambi sappiamo di volere. E tutto questo gioco del gatto e del topo mi fa impazzire, tanto che non so come faccio a non bloccarlo in un angolo e prendermi quell'unica cosa che voglio: lui, mandando a fanculo tutto il resto.
"È venuto a casa tua, siete sempre assieme e scommetto che se mi volto in questo istante, lui è lì che ti guarda. Secondo me ti vuole".
Sbuffo sorridendo. È incredibile come pure lei si sia accorta della nostra chimica e di quel nostro cercarci. "Certo che mi vuole. Bruciamo assieme perfino, ma c'è una linea, seppur sottile, che non oltrepassiamo".
"E quando si sposerà? Continuerete a rincorrevi?". Nella sua voce una strana intonazione.
"Cosa c'è? Non ti piace?". Le chiedo, pensando che magari non lo reputi degno per me, magari anche solo per l'età.
"Da quando l'ho spedito nel tuo ufficio poco a poco sei cambiato". Una lacrima che sfugge, ma che si affretta ad asciugare. "Dopo la morte di Zac eri perso, vuoto, irascibile. Abbiamo tutti cercato di sorvolare e di accettare quel tuo comportamento perché sapevamo che avevi perso una persona importante e ce la facevamo andare bene così. Credevo non saresti più tornato quello di prima, il figlio che conoscevo, il ragazzo che regalava sempre un sorriso a tutti. Avevo paura, ma poco a poco Samuele ha smosso i punti giusti riportandoti su una strada che già conoscevi". Mi sorride triste.
"Mamma". La chiamo, non mi aveva mai detto nulla prima di tutto questo, delle sue preoccupazioni e di quello che le stavo facendo passare con quel comportamento da stronzo che avevo deciso di indossare.
"Non voglio vederti cadere un'altra volta". Sospira, guardandomi negli occhi e facendomi vedere il suo dolore.
"Non succederà". Le dico, cercando di infonderle quella certezza che in fondo sento dentro di me.
"Sei così sicuro che mi verrebbe da crederti".
Le faccio l'occhiolino, cercando di riportare un aria più distesa tra di noi. "Samuele mi vuole tanto quanto io voglio lui, vuoi vederlo coi tuoi occhi?".
Questa volta il sorriso che mi fa è più vivace. "Mi farai vedere il capo che c'è in te comandandolo?".
Scuoto la testa. "Samu". Lo chiamo a voce alta.
Cinque secondi e lui è nel mio ufficio. Mi basta allargare un braccio per fargli dimenticare completamente che siamo a lavoro e fargli fare il giro della scrivania affinché si posizioni al mio fianco. E con il braccio che avevo steso vado a circondargli una gamba, posando la mano all'intero sulla sua coscia. Il mondo attorno a noi si neutralizza, ci siamo solo io e lui. I nostri occhi si incatenano e le nostre labbra si incurvano all'insù trasmettendosi tutto l'affetto di cui abbiamo bisogno. E quel sentimento che si nutre di noi, solo dei nostri respiri, mi chiedo come possa ancora resistere nonostante desideri di più.
"Lo ami?". La voce di mia mamma ci distoglie dal nostro mondo e fa fare un passo di lato al ragazzo che mi piace, all'improvviso stupito che non fossimo soli.
"Come?". Le domanda confuso, quando si accorge che gli occhi della donna sono puntati su di lui.
"Mio figlio ha detto che ti sposerai, ma non vedo nessun anello sulle tue mani".
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QUALCOSA IN PIÙ
RomanceL'amore che Samuele conosce e condivide con Elia è fatto di rinunce e accettazioni, portandolo a credere che quella sia la vera faccia di quel sentimento ambito da molti. Jonathan invece l'amore l'ha toccato con mano, ma l'ha anche perso per sempre...