Capitolo 13.

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Zayn's Pov.

La guardavo mentre controllava di aver messo tutto nelle valigie, e non potevo far altro che essere contrariato dalla sua decisione di tornare al liceo e di non rimanere con me. Sarebbe stato difficile controllarla da così tanti chilometri di distanza, invece se fosse rimasta avrei potuto tenerla sempre sotto i miei occhi, e non ci sarebbe stato nessun problema.

Ma lei aveva deciso così, ed avrei dovuto accettare quell'odiosa scelta. "Sicura di non voler rimanere?", le chiesi, per la decima volta solo quella mattina. Lei alzò gli occhi al cielo e nemmeno mi rispose. Prese il cellulare da sopra al comodino e se lo mise in tasca.

"Quanto ci metterete per arrivare?", mi alzai da sopra al letto e le andai incontro, mentre lei si sistemava i capelli davanti allo specchio della sua stanza.

"Non lo so, un'oretta credo", mi sorrise e poi si mise un sottile strato di burro cacao sulle labbra carnose e che avrei voluto baciare fino a morire soffocato.

"Chiamami appena arrivi, okay?", la fissai attraverso lo specchio, stando pochi metri dietro di lei. Quasi la mangiai con gli occhi, osservando come quei jeans le stessero stretti e perfetti, valorizzando le sue gambe e il suo sedere. Mi morsi il labbro e lentamente il mio sguardo risalì lungo la sua schiena coperta da una mia maglia che io l'avevo obbligata ad indossare.

La vidi arrossire e abbassare lo sguardo, e sorrisi. Mi avvicinai a lei e le accarezzai lentamente i fianchi, spostandole i capelli morbidi e profumati da un lato per poterle baciare il collo. Feci un sospiro di piacere quando sulla sua pelle sentii il mio odore. "Sei mia", gemetti, posandole una mano sulla pancia per tirarla a me. "Sei solo mia", ripetei, cominciando a succhiare un punto debole sul suo collo.

Succhiai di più quando la sentii gemere il mio nome sottovoce. Osservai la sua espressione attraverso lo specchio, mentre continuavo a segnarle la pelle con le labbra e i denti. Sorrisi quando lei chiuse gli occhi e si rilassò tra le mie braccia, concedendomi il permesso di farle quello che volevo. "Quando mi permetterai di farti mia?", sussurrai al suo orecchio, sentendo la pelle d'oca formarsi sul suo collo segnato dai marchi che le avevo procurato.

"Non lo so", sospirò, riaprendo lentamente gli occhi. Si guardò allo specchio e osservò i succhiotti sul suo collo che fino a pochi attimi prima era candido e privo di macchie rosse. "Zayn", gemette frustrata, sfiorandosi i succhiotti con le dita.

"Non coprirli", ordinai, fissandola intensamente. Le donavano molto, e poi avrebbero fatto capire a tutti che era mia. "Nemmeno con i capelli", continuai, quando lei fece per mettersi i capelli davanti alle spalle. Le presi il polso e sorrisi, girandola verso di me. "Vieni qui", sussurrai, prendendole il viso tra le mani.

Premetti con prepotenza le labbra sulle sue, imponendole di socchiuderle per lasciarci scivolare la mia lingua. Avevo bisogno di sentire le sue labbra su di me, i suoi baci, la sua lingua, tutto. Ogni parte di lei doveva essere mia, ma lei voleva andarsene. "Non andartene", supplicai, posando la fronte sulla sua.

"Zayn, non farla così tragica", rise, ma non fece ridere me. Non avrei dovuto farla tragica? Lei voleva allontanarsi da me, andare a chilometri di distanza, dove non avrei potuto baciarla quando volevo, dove non avrei potuto tenerla per mano e guardare i suoi occhi.

"Non sarò mica dall'altra parte del mondo", mi morse leggermente il labbro, tirandolo verso di lei per farsi baciare ancora. Sospirai, baciandola con intensità, prendendole il viso tra le mani e facendo scivolare le dita tra capelli sulla sua nuca.

"Floralie dovremmo..", Charlie si bloccò sulla soglia della porta, vedendoci mentre ci baciavamo in modo poco casto contro l'armadio. Rise leggermente e poi continuò a guardarci. "Okay, non avete tempo per scopare ora, il pullman sarà qui tra poco meno di venti minuti. Dobbiamo salutare gli altri", ci avvisò, avendo un gemito di protesta da parte mia come risposta.

Young Hearts. | zjm Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora