Capitolo 18.

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Floralie's Pov.

Strappai il telefono dalle mani di Zayn quando vidi che si stava alterando, e me lo portai all'orecchio. "Mamma." Dissi a denti stretti, sperando che non cominciasse ad urlare.

"Io ti ho mandata in Inghilterra per studiare e tu te ne vai con i ragazzi!" Mi gridò, facendomi sussultare ed allontanare leggermente il telefono per non assordarmi con la sua voce irritante.

"Non sono una puttana." Sputai, schifata e soprattutto ferita dalle sue parole. "Non mi chiamo Rose." Ringhiai, nominando mia sorella come se fosse la bestemmia peggiore del mondo. "Ho trovato un fidanzato e lo amo, non me ne vado a maschi." Continuai, prendendo un profondo respiro per calmarmi e non perdere la pazienza.

Alzai lo sguardo e vidi che Zayn mi osservava attentamente, senza alcuna emozione specifica in viso. Era solo attento e cercava di capire cosa ci stessimo dicendo.

"Scordati l'università in Inghilterra, ed io che ti avevo chiamata per dirti che ci avevamo ripensato!" Esclamò, e in quel momento chiusi gli occhi. Sospirai profondamente e mi massaggiai le tempie. Ma perché quella donna non conosceva altro tono di voce se non il gridare a squarciagola, dio santo.

"Mamma." Dissi fermamente, facendole sentire quanto fossi infuriata. "E' la mia vita, tu questo lo devi capire una volta per tutta. Ho diciannove anni, sono indipendente, tu non puoi comandarmi, posso fare quel cazzo che mi pare. Chiaro? Solo perché sono tua figlia e mi hai partorita tu non vuol dire che sono di tua proprietà e che rimarrò attaccata a te tutta la mia vita." Chiarii, scandendo bene ogni parola per farle capire tutto, senza che poi dopo mi chiedesse cos'avevo detto. "Non m'importa se le mie parole ti feriscono, mamma. Tu mi stai ferendo ora impedendomi di realizzare il mio sogno, quindi accettalo. Io sono grande e vaccinata, so cavarmela da sola e la mia vita continuerà qui."

"Tu fai subito le valigie e torni in Italia!" La sentii urlare. Dopo le parole che le avevo detto ancora si ostinava ad intralciare il mio futuro? Ma non capiva proprio?

"Vaffanculo." Le dissi, prima di chiuderle il telefono in faccia. Ero distrutta. Era stata una così bella giornata, ma ovviamente mia madre riusciva a rovinarmela anche a tremila chilometri di distanza. Era un talento, il suo.

I miei occhi si posarono su Zayn, e non appena incontrarono i suoi, scoppiai in un pianto forte e incontrollato. Lui mi avvolse tra le sue braccia e mi strinse a sé, consolandomi. Mi baciò la fronte e mi accarezzò lentamente i capelli e la schiena, cercando di far calmare i miei forti singhiozzi. "Sssh, tranquilla." Sussurrò, accarezzandomi le guance umide e sicuramente sporche di mascara.

Deglutii, lo guardai negli occhi e poi mi lasciai scappare un altro singhiozzo. "Loro non mi capiscono." Piagnucolai, affondando il viso nel suo petto, anche se non volevo sporcargli il completo di trucco.

"Lo so, bimba." Mi consolò, stringendomi al suo petto e prendendosi cura di me. "Vieni." Mormorò, prendendomi la mano e continuando a stringermi. Mi condusse verso una panchina posta dietro alle siepi di rose bianche che ci separavano dalla famiglia di Zayn e dai nostri amici. Di sicuro non avrei voluto farmi vedere da loro in quel modo.

"Mi ha- Mi ha detto che devo fare le valigie e tornare in Italia." Dissi tra un singhiozzo e l'altro, mentre Zayn mi faceva sedere sulle sue gambe. Presi un profondo respiro e lui mi accarezzò il viso, togliendo le lacrime che ancora cadevano dai miei occhi.

"Ma non lo farai." Mormorò lui, con tono dolce ma anche deciso. "E' come le hai detto tu, Floralie. Questa è la tua vita, decidi tu come viverla. E se tu vuoi passarla qui, la passerai qui." Mi guardò attentamente, e poi mi fece un lieve sorriso. "Non devi andartene se è qui che vuoi stare, non fare questo sbaglio. Scegli ciò che ti rende felice, non ciò che ti sembra giusto, capito?" Mi consigliò, facendomi perdere nelle sue iridi del colore del caramello. Era così bello, e quasi mi parve impossibile che potesse essere mio, solo mio.

Young Hearts. | zjm Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora