Capitolo 22.

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"Don't forget where you belong."

Floralie's Pov.

"Dove vuoi andare, quindi?" Mi chiese per la decima volta Devon, facendomi sussultare sul sedile del passeggero. Sbuffai leggermente e fissai ancora il mio cellulare in attesa della risposta di Caleb.

"Puoi portarmi in banca? Devo fare un prelievo." Gli risposi, mentre finalmente vedevo la scritta sta scrivendo... sotto il nome di mio fratello.

"Uhm.. okay." Disse semplicemente Devon, svoltando a destra per raggiungere la banca più vicina. Sì, avevo proprio bisogno di fare un prelievo. E poi avevo bisogno di fare le valigie. Sperai davvero che Charlie non fosse a casa quando sarei dovuta andare per preparare un paio di borsoni con la mia roba, oppure avrei dovuto spiegarle il motivo della mia improvvisa partenza.

Ma la verità era che nemmeno io ne conoscevo il motivo, forse avevo solo bisogno di staccare un po' da tutto questo. Avevo bisogno di cambiare aria. Il suono del mio telefono mi fece risvegliare dai miei pensieri e tornai con lo sguardo su esso, leggendo la risposta di Caleb.

Ti ho prenotato il volo, parte tra due ore. Non portare molta roba, il limite di peso della valigia è di dieci chili e non portare niente di liquido. Compreremo ciò che ti serve quando sarai arrivata. Non vedo l'ora che arrivi, sorellina.

Leggendo il suo messaggio sorrisi e misi in blocco il mio telefono, tornando a guardare fuori dal finestrino. Non vedevo l'ora di raggiungere Caleb a Parigi. Era vero, io e i miei fratelli non eravamo mai andati molto d'accordo ma Caleb mi mancava. Bè, di sicuro mi mancava più di quanto mi mancasse Rose - mia sorella maggiore.

Io e Caleb da piccoli non eravamo molto legati, in realtà. Dividendo la stanza con mia sorella ero sempre stata maggiormente legata a lei, ma ora non era più così. Sapete, è proprio come dicono: capisci il valore di una cosa solo quando la perdi.

Io non avevo perso mio fratello, ma era andato lontano, e questo mi aveva fatto capire quanto io ci tenessi a lui in realtà. Da quando si era trasferito a Parigi parlavamo molto più di quanto parlavamo quando era a casa con noi, in Italia. In un certo senso ero felice che fosse partito, almeno questo aveva contribuito a farci avvicinare, ma mi mancava così tanto.

L'idea di rivederlo mi faceva sorridere, mi rendeva felice. E un po' di felicità non mi guastava dati gli ultimi eventi accaduti. Non capivo perché Zayn non mi chiamasse, in realtà. Io non lo contattavo dalla sera prima, da quando ci eravamo scritti mentre ero al centro commerciale con sua madre e gli avevo mandato la foto di un vestito che poi ho comprato. Avrei dovuto metterlo in valigia, già mi ci vedevo sulla torre Eiffel con quel vestito svolazzante addosso.

"Mi dici perché hai quel sorriso in volto? Tu e Zayn avete fatto pace?" Mi domandò Devon, mentre parcheggiava davanti ad un bancomat. Alla sua domanda m'incupii leggermente e gli risposi scuotendo solamente la testa. Cos'eravamo ora io e Zayn?

Cos'avrei dovuto fare? Non sapevo se volevo lasciarlo o no, perché mai avrei dovuto? Bè, in teoria avrei dovuto. La sua ossessione verso di me era inquietante, e... strana. Mi faceva sentire strana sapere che lui magari anche in quel momento mi stava controllando. Non lo so.. era davvero davvero strano, se non ci sei dentro ad una situazione del genere non puoi capirla.

Perché Zayn in tutti quegli anni mi aveva pedinata? Spiata? Violato la mia privacy? Quella dei miei amici e della mia famiglia? Perché l'aveva fatto? Ero convinta che tutto fosse partito da quella notte in cui scopammo nel retro della sua auto. Ma perché io? Non se n'era scopate altre prima di me? Dopo di me? Bè, sicuramente dopo di me si sarà scopato Sarah un migliaio di volte.

Young Hearts. | zjm Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora