Kazutora

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Richiesta di mariacinconcangela
Scusa l'attesa! Buona lettura!

ReaderFem x Kazutora Hanemiya
Genere: Soft

Fem
Inverno

T/N POV
Camminai con passi veloci per poi girarmi nella direzione del ragazzo che avevo alle calcagne ringhiando infastidita. Detestavo quando faceva così, non poteva lasciarmi in pace, avevo bisogno di un po' di tempo da passare da sola senza la sua intrusione. Sapeva bene che in momenti come quelli prediligevo la solitudine, dovevo solo sbollire e poi sarei tornata la sortita T/N di sempre.
Kazutora:"T/N dove vai?"
Stupido!
E io che volevo provare a farlo ragionare, provare a fargli capire che la colpa non era sua e nemmeno di Mikey e che tutto il suo odio era soltanto una maschera mal fatta del dolore che lo logorava come acido. Eppure la sua rabbia nei confronti del biondo non aveva fatto a meno di aumentare, e le mie parole risultavano solo grida al vento. I miei propositi iniziali non erano di certo di perdere la pazienza e di allontanarlo da me, ma non avevo potuto fare altrimenti era una situazione difficile per entrambi. Non poteva pretendere che il passato che ci legava venisse spazzato via dal vento come cenere. Il mio sentimento per lui non era cenere, era fuoco vivo che mutava in continuazione cambiando colore e forma. Il mio sentimento distruggeva il combustibile per poter creare calore e non era il rimasuglio di qualche scarto. Era per questo che non capivo, non capivo come levargli dalla mente quelle sciocchezze. La Toman non era il nemico, Mikey non era il cattivo, il cattivo non esisteva erano solo un concatenarsi di eventi che avevano portato a una tragedia ma non c'era un entità cattiva in questa faccenda. Lo avrei preso a pugni fino a fargli capire questi concetti ma non era il modo migliore, non lo era mai stato. Si doveva parlare, chiarire i propri diverbi e trovare un'intesa, un modo per vivere. Eppure la rabbia che provavo era l'esatto opposto di questi pensieri razionali, era un cielo in tempesta che alimentava il fuoco. Non pioggia, solo vento, forte e inesorabile che non accennava a fermarsi. La sua mano si era allacciata al mio polso facendomi girare a forza verso di lui. Ero un membro della Toman eppure come una pazza mi ritrovavo con un membro della Valhalla. Insomma non era esattamente una relazione normale. Ringhiai nella sua direzione per poi staccarmi la sua mano di dosso, forse me ne sarei pentita in futuro, forse mi sarei odiata ma non potevo più andare avanti. Era un amore a senso unico, come l'amore tra Giulietta e Romeo appartenevamo a due stirpi ben distinte e in conflitto tra loro. Non c'era alcuna possibilità che quello che provavo venisse accettato, dai miei amici, da lui e soprattutto da me stessa.
T/N:"Non ti voglio mai più vedere"
Kazutora:"Non posso"
Sentii le lacrime farsi spazio nei miei occhi, mentre con uno strattone ben assestato mi ero scollata le sue mani di dosso. Ringhiai con forza per poi passare con prepotenza il braccio sui miei occhi per spazzare via le lacrime che mi stavano scivolando sulle guance.
Kazutora:"No, non ti lascio!"
Il sole illuminava quel momento, lasciando che i nostri segreti venissero osservati da tutti con riluttanza. Il senso di amaro in bocca che avevo in gola mi lasciava come un senso di nausea mentre il mio abile si stava ribellando al mio corpo. La primavera era la rinascita, una nuova storia e la fine dell'inverno, e per noi due che eravamo sempre stati inverno era una condanna. Così dopo tanto tempo il sole ci aveva sciolto, e i nostri occhi avevano smesso di scontrarsi tra loro, lasciando ad entrambi un senso di nostalgia sulla pelle.

Era stato difficile, Baji era morto e per quanto non volessi dare la colpa a Kazutora non potevo fare a meno di sentire quella vocina nella testa che diceva l'opposto. Ora però non aveva più importanza dopo anni, lo avrei nuovamente rivisto, non sapevo come dovevo comportarmi, né se era la scelta migliore. D'altronde ero stata io a troncare ogni contatto con lui, ero giovane ed innamorata di un ragazzo totalmente diverso da me e la paura aveva preso il sopravvento sul mio corpo. Quindi ero scappata, avevo seppellito quelle emozioni e ora mi sentivo pronta ad affrontare la mia codardia e provare a rimediare almeno in parte alle mie colpe. Kazutora stava per uscire di prigione, io mi ero ritrovata davanti a quel posto blindato con un mazzo di fiori in mano e un sorriso incollato sul viso. Le mani mi sudavano data l'agitazione del momento mentre il mio cuore non accennava a smettere di battere. Il sangue nelle vene mi bruciava mentre per tutto il tempo la sua mancanza mi aveva consumato anima e corpo. Come un pezzo di carta bruciata della potenza del sole, e ora cerca ristoro sotto a un albero. Passai con prepotenza i palmi della mani sopra ai miei pantaloni per cercare di levarmi di dosso il sudore. Il petto si muoveva in modo scoordinato da un momento all'altro sarei potuta stramazzare al suolo. Mi sentivo come di notte dopo che hai guardato un horror e ogni singolo rumore ti spaventa. Ero in allerta come se un fenomeno inspiegabile si stesse per abbattere su di me e io ero intrappolata sotto queste sensazioni. Una macchina aveva accostato vicino a me mentre il finestrino di questa vettura era rimasto chiuso, il vento che soffiava era un sollievo minimo per il caldo che provavo e lo apprezzavo come la migliore delle benedizioni. Ferma come una statua avevo trattenuto il respiro appena i miei occhi avevano visto la sua figura farsi spazio nella porta principale della prigione. In un gesto quasi istantaneo avevo gonfiato il petto per poi fare cadere in avanti il capo per provare ad allienarmi da quella situazione utopica. Il rumore delle sue scarpe sull'asfalto creavano come un suono ripetuto, come una sonorità graffiata e rude, i sassolini di ghiaia che scivolavano sotto la sua suola creavano un tintinnio. Alzai con titubanza il viso per poi ritrovarmi davanti la sua figura, i suoi occhi si erano dilatati leggermente nel vedermi mentre le sue labbra si erano aperte come incapaci di parlare. Strinsi con maggior premura il mazzo di fiori che avevo tra le dita e provai a salutarlo ma dalla mia bocca non era uscito nessun suono, avevo provato nuovamente ma nemmeno una sillaba aveva abbandonato le mie labbra. Ero come congelata incapace di fare o dire qualcosa, come svegliarsi la mattina per andare a scuola dopo una notte insonne, non riesci a parlare e non è nemmeno una tua priorità farlo. Però ora, quello che volevo era gridare, chiedergli scusa talmente tante volte da usurare le mie corde vocali, volevo chiamarlo e lasciar scivolare sulla mia lingua il suo nome. Parlagli della mia vita e di come i miei sentimenti non si fossero sminuiti col tempo ma al contrario avevano preso più vigore. Eppure ero lì ferma immobile ad attendere che il mio corpo si muovesse.
Kazutora:"T/N?"
Una doccia gelida in primavera, come il risveglio dal letargo in pieno invero, qualcosa di inusuale ma unico, noi non creavamo l'estate non era fatte per noi, eravamo ghiaccio e neve che infarinava gli alberi di bianco, ciò che metteva tutto a tacere e ciò che creava nuove forme d'arte. I miei piedi si era mossi da soli come spinti dal vento, le mie suole che mangiavano l'asfalto e il leggero senso di euforia dato dai suoi occhi ambra su di me. Poi a un passo dal suo corpo mi ero fermata, come trattenuta da delle corde invisibili, non volevo toccarlo, avevo come la paura che potesse svanire nel nulla come neve sciolta.
Kazutora:"T-T/N?"
Annuì piano col capo come per dare conferma alle sue parole, era tutto così strano come in un sogno ad occhi aperti. Era cambiato, fisicamente ma i suoi occhi erano gli stessi, unici. Le sue mani si erano scontrate con le mie mentre un senso di calore doloroso aveva attraversato la mia pelle, era come quando in inverno passi dal freddo al caldo di botto, e il tepore risulta essere ustionante.
Kazutora:"Ecco... Ciao"
Avevo sbattuto un paio di volte le palpebre facendo saettare le mie iridi dai suoi occhi alle nostre mani unite.
T/N:"Ah... Scusa... Mi sarebbe piaciuto ecco... Il modo in cui ti ho trattato, volevo venire a trovarti ma non ci sono riuscita"
Kazutora aveva sorriso per poi ridacchiare, in un certo senso sembrava più tranquillo come se avesse mandato a fanculo i suoi demoni tornando finalmente a vivere libero.
Kazutora:"La colpa era mia.... Eravamo giovani e incoscienti, T/N ti amo"
Le sue mani erano scivolate sulle mie guance mentre i suoi polpastrelli avevano iniziato ad accarezzarmi la pelle. Ero frastornata, non poteva essere vero quello che avevo sentito, non se detto da lui.
Kazutora:"T/N ti amo"
La sua fronte si era posata sulla mia, lasciandoci appesi a quel momento.
Kazutora:"È da più di dieci anni che volevo dirtelo... Grazie di essere venuta oggi, ti chiedo scusa non volevo complicare la nostra amicizia"
Quindi....siamo due idioti!
T/N:"Kazutora ti amo, ti amo perché sei il mio inverno"
Chifuyu:"Oi! Guardate che non sono venuto qui per vedere questo! La Toman ha bisogno di una mano, Kazutora salviamo la nostra casa"
La macchina era di Chifuyu?!

Parole: 1555

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