Capitolo 1

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Scegliere di cambiare città, casa e lavoro mi è sembrata la cosa più logica da fare, proprio quando non riuscivo più a giustificare i miei comportamenti: il mio continuare a perdonare i comportamenti altrui senza mai però perdonare totalmente me stessa, le mie debolezze.... Siamo noi a creare il cambiamento e questo avviene rapidamente se sei tu che decidi di voler tornare a vivere davvero.

E così mi ritrovo qui, in questa città frenetica, tanto diversa dal mio solito ambiente: ho vissuto la mia precedente vita a stretto contatto con la natura, in una casa fantastica, talmente grande che a volte in alcune stanze non mettevo piede per mesi, a guardare dal mio terrazzo le file di cipressi presenti lungo i dolci pendii che portavano a casa, a volte sferzati dal vento, altre immobili, come soldati in attesa di un ordine, a sussurrare alla luna, che schiva si nascondeva dietro la collina.

A Milano, invece, vivo in un bilocale talmente piccolo che a volte ho paura di non riuscire a respirare abbastanza e così mi affaccio al piccolo balcone nella speranza che i miei polmoni ripartano presto e mi accorgo che i palazzi bloccano la mia vista, che in strada le macchine e i tram scorrono regolarmente ma incessantemente.....Milano non si ferma mai, nemmeno di notte, nemmeno per riposare, così anch'io ho imparato a non fermarmi mai, di giorno scappo in ufficio e alla sera, dopo la palestra vado al rifugio per cani e tra scodelle e giornali trascorro il tempo rimasto. Poi, quando torno a casa, dopo aver parlato con i miei ragazzi, mi concedo una pausa dalla routine, dipingo, scrivo e prego, affinché il giorno dopo sia nuovamente sereno come questo.

Ho chiuso il mio passato, o meglio il mio modo di vivere in passato e per farlo ho deciso anche di cambiare città e lavoro: adesso mi dedico ai procedimenti penali e non mi occupo più del diritto civile. Non sono più il capo di me stesso, lavoro presso uno studio legale associato di penalisti e siamo davvero in tanti.... Oltre me ci sono altri 10 colleghi e i tre capi: Vittorio, Giacomo e Baris. I primi due ho avuto modo di conoscerli durante il colloquio per l'assunzione, professionali sicuramente, molto simpatici, alla mano insomma, Giacomo un po' sottone ma non mi spaventa la cosa, con loro puoi scherzare su tutto ma quando si lavora, come è giusto che sia, non si sgarra; il terzo socio, invece, ancora non l'ho mai visto, poiché vive in Turchia e viaggia di continuo. I colleghi mi dicono che è un uomo molto preciso, abbastanza rigido e poco socievole ma sa il fatto suo: lavora incessantemente, parla 4 lingue ed è un uomo giusto. Insomma, prima o poi avrò l'occasione di conoscere anche lui, anche se a me non piacciono le persone rigide, precise e intransigenti, sarà perché io sono molto accomodante, cerco sempre di mettermi nei panni delle altre persone e cercare di capire il perché dei loro comportamenti, io, purtroppo, perdono facilmente.

Lo studio legale è in pieno centro a Milano e il Tribunale si raggiunge a piedi in cinque minuti, quindi oggi passo di prima mattina dall'ufficio per ritirare i documenti che porterò in Procura: voglio capire cosa è successo ieri nell'azienda di uno dei migliori clienti dello studio: hanno sequestrato tutti i pc e richiesto autorizzazione per i tabulati telefonici. Esco trafelata dal portone dell'ufficio e non mi accorgo che un uomo sta entrando nel momento in cui io quasi correndo esco e così gli cado rovinosamente addosso mentre i fascicoli si spargono a terra... un disastro insomma, non so dove mettere la faccia! Cerco di scusarmi con il viso basso per la vergogna e mi fiondo a raccogliere i fascicoli sparsi sul pianerottolo ma purtroppo lui, pensando di darmi una mano, fa lo stesso e ci scontriamo sbattendo il mio mento sul suo naso! Che cavolo, penso, più vai di fretta e più combini guai, Lara! A quel punto non mi resta che alzare il viso e scusarmi per la mia goffaggine e allora lo vedo: alto, moro, elegantissimo, con la barba curata e la mano chiusa sul naso, gli occhi chiusi per il dolore e una voce calda, morbida, seducente! Dio mio penso, da dove è uscito questo! Poi apre gli occhi ed è la fine: neri come il carbone, profondi, grandi e magnetici e guardano me con un punto di domanda! "Le chiedo scusa, ma andavo di fretta e non ho fatto caso a lei", dico io abbassando nuovamente lo sguardo. Che figuraccia, sarò diventata più rossa di un pomodoro e lui è lì immobile, che mi guarda e si massaggia il naso dicendo parole incomprensibili. Lo guardo a lungo, imbarazzata per l'accaduto e sono paralizzata dalla sua bellezza, poi mi do una mossa, mi rendo conto che farò tardi e reiterando le mie scuse esco all'improvviso. Fuori in strada mi fermo e inizio a fare lunghi respiri, come se fossi appena ritornata a galla da una lunga apnea, cerco aria, mi calmo un po' e poi corro in Tribunale. Lì incontro Vittorio che mi comunica di fare in fretta e di tornare a studio con lui poiché oggi arriverà il suo socio con un nuovo cliente e vuole che me ne occupi io. Felice per questo nuovo incarico tutto mio salgo al quarto piano di fretta, controllo la documentazione che mi serviva e torno al piano terra dove il capo mi aspetta con un caffè fumante in mano dicendo: "Sei strana stamattina, hai dormito? Ti vedo piuttosto confusa, bevi, ho preso il caffè per te" e mi fa un sorrisino sghembo! Sapessi, penso, ma non gli dico nulla, salgo in macchina con lui e dopo poco entriamo in ufficio.

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