Capitolo 21

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Sono quasi le sei del mattino, e dalla mia finestra possiamo ammirare una splendida alba: il sole fa capolino in lontananza, cedendo pennellate di arancio ad un cielo azzurro, visto poche volte a Milano: l'aria è già abbastanza calda così mi alzo velocemente, vado in cucina a prendere il ferro che mi ha prescritto il medico in ospedale e poi vado a rinfrescarmi sotto la doccia. Quando torno in stanza Baris mi guarda imbronciato: "Ti sei alzata senza nemmeno darmi un bacio" si lamenta e mi strattona dal braccio.

Cado rovinosamente sul suo corpo, forte e caldo e mi prodigo a riempirlo di baci: "Che dici, possono bastare?"

Lui sorride e facendomi l'occhiolino inizia a farmi il solletico e dice di non essere soddisfatto. Mi stringe forte a lui, mi riempie di pizzicotti, di baci, mi scioglie i capelli e mi bacia, e i suoi baci mi rapiscono la mente, perdo la ragione e trascorriamo una meravigliosa mattinata insieme fino a quando sentiamo il citofono e solo allora realizzo che sono le 10:00 e che è arrivata l'infermiera per la flebo.

"Porca miseria Baris, devi andare via, devo fare la flebo e guarda in che condizioni siamo" inizio a strillare mentre cerco di vestirmi al volo; lui invece si riveste con calma e va ad aprire la porta, fa entrare l'infermiera e con un sorriso da birbante viene in stanza a darmi un bacio e dice che tornerà presto.

L'infermiera sta tutto il tempo con un sorrisino ebete disegnato sul viso e la cosa mi innervosisce molto, cosi mi comporto in maniera un po' brusca rispetto ad ieri, insistendo che acceleri la flebo perché ho da fare.

Quando finalmente va via, dandomi i saluti del dottore, chiamo i miei ragazzi, racconto loro quello che mi è successo e li tranquillizzo: Federica prega Fabrizio di passare da casa per accertarsi che sto davvero bene e io spiego loro che non c'è bisogno di stravolgere i loro impegni perché sto benone e da domani riprendo anche a lavorare.

Federica borbotta di treni da prendere al volo se non seguo la terapia prescritta e Fabrizio insiste che passerà più tardi, in serata, e magari resta a dormire con me, mi farà compagnia.

I miei ragazzi, le coccole che implicitamente richiedevano con un solo sguardo, le loro attenzioni, il chiacchiericcio che c'era quando pranzavo con loro, le litigate e incomprensioni tra loro, le porte sbattute e subito dopo gli abbracci, quelli veri, quelli che quando ti stringevi a loro ti davano un senso di completezza, di serenità, di sicurezza: tutto mi manca maledettamente, i rumori, i profumi, senza di loro ci sono giorni in cui è impossibile respirare, mi manca la loro vitalità, la loro allegria, anche le richieste più assurde che prima facevano impensierirmi ora, qui, le vorrei tutte.

Ci sono giorni in cui mi sento davvero sola e a nulla valgono le presenze di amici e colleghi quando in realtà quello che mi manca sono loro, i miei figli, per i quali mi sono trascinata situazioni e delusioni per anni, per i quali ho scelto di dare un taglio netto al dolore, per i quali sono pronta a mollare nuovamente tutto e a ricominciare una, cento, mille volte ovunque. Non desidero assolutamente far vivere loro nella stessa apatia e insofferenza in cui ho vissuto io che per anni ho creduto di dar loro comunque una vita di affetti stabili, con una casa degna di un principe, la presenza dei genitori e l'affetto di tutta la famiglia.

Mi illudevo: ero presente sempre e solo io, quando erano malati, quando avevano problemi a scuola, quando avevano bisogno di conforto, quando volevano un nulla osta per feste o viaggi, quando facevano i capricci, quando avevano paura.....

In realtà se ci penso adesso mi viene quasi da ridere: io sono sempre stata sola, non soltanto ora, qui, ma anche prima, quando sembravo felice, quando fingevo di sorridere, quando le lacrime mi scendevano di notte, al buio, in silenzio....

Solo loro mi davano forza, il coraggio e il sostegno per continuare, inconsciamente, senza saperlo, mi hanno aiutata in silenzio a non affondare nella depressione, a non mollare, a credere in un futuro migliore, mi hanno aiutata a decidere come volevo vivere, e come non volevo vivessero loro e se oggi sono qui è grazie a loro,,,, e prego Dio di aver fatto la scelta giusta: una scelta radicale e per molti incomprensibile.

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