Capitolo 28

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Sono sconvolta e imbarazzata, sono a letto con Baris e ricordo di essere sposata ......

Chiudo per un attimo gli occhi e ripenso al passato: Roberto, il mio bellissimo marito, dolce, premuroso, altruista, testardo ma accomodante, allegro, giocherellone ma responsabile, il mio primo grande amore, il mio tutto: la sua pelle vellutata, i suoi lunghi capelli, i suoi occhi che mi bruciavano la pelle, le sue mani che mi plasmavano ogni volta che mi toccava, la sua voce che mi faceva vibrare.

Apro di scatto gli occhi e guardo Baris, mi sta scrutando ma resta in silenzio, sembra teso anche se cerca di nasconderlo, vorrebbe sapere ma non chiede nulla, resta lì in silenzio, rispetta la mia scoperta, il mio stato d'animo e attende.

Io gli accarezzo il viso massaggiando il mio palmo contro la sua barba e richiudo gli occhi: Roberto è vicino a me e mi guarda con disprezzo, mi dice che sono una bugiarda e mentre lo dice piange, e io piango con lui che mi da le spalle e si allontana.

Riapro di scatto gli occhi e un dolore lancinante mi preme sul petto, mi manca il respiro, trattengo il pianto a malapena: tutto quello che è stato dopo quella notte mi ha cambiata, ho sofferto per mesi senza riuscire a reagire: non mangiavo, non lavoravo più e non volevo gente intorno; mesi e mesi di terapia mi hanno aiutata ad uscire da quello stato depressivo e da allora ho cambiato la mia vita, per rinascere, in un'altra città, con un altro lavoro, grazie alla forza e alla motivazione datami dai ragazzi ho cancellato la Lara remissiva.

Mi sono alzata, ho ricucito le ferite grazie all'amore di Federica e Fabrizio, ho perdonato me stessa, ho accettato le mie fragilità, le ho riconosciute e ho curato il mio cuore ormai sgretolato in mille pezzi.

Ora mi sento forte, non più fragile, mi sento completa, non più incompleta, mi sento autonoma e non dipendente, libera e non più impigliata nelle maglie di un amore vorticoso, di una passione spietata che mi ha bruciata, ora mi sento giusta, non più sola, non più triste, non più delusa.

E oggi con Baris ho scelto di credere ancora una volta all'amore, al rispetto e alla fiducia: mi piego verso le sue labbra e lo bacio, un po' per egoismo: voglio assorbire da lui tutto l'amore che mi dona, voglio cancellare tutto il dolore che è venuto a galla per i ricordi, e voglio che sappia che non è cambiato nulla, che il passato restituitomi con la memoria non ha scalfito il nostro rapporto ma soprattutto voglio spiegargli la mia vita, rispondendo alla sua muta domanda.

"La Lara che conosci tu è una donna che ha ripreso in mano la sua vita ripartendo da zero, che ha deciso di non vivere più nel dolore, nel dolore inutile di inseguire l'altro, nel dolore inutile di cercare di essere la persona giusta, nel dolore inutile di riparare le ferite che non avevo causato io.

Ho smesso di giustificare le persone, di ricucire gli strappi e di amare incondizionatamente: ho voltato pagina nel momento in cui mi hanno voltato le spalle, ho deciso di amare me stessa, di volermi bene, di darmi una possibilità, di colorare la mia vita pur restando sola con la mia solitudine, ma libera di sorridere, libera di esprimermi e libera di scegliere."

Dopo avergli raccontato per sommi capi la mia storia, a volte intrisa di tristezza, altre permeata da un'immensa felicità, a tratti amara, a tratti fragile, ritrovandomi spesso a percorrere strade solitarie, rincorrendo sentieri piena di speranze, di attese, rinunciando a gratificazioni, svuotata di tutto, fino a quando mi sono arresa, dopo tutta l'insoddisfazione e l'inutilità, che mi soffocava, dopo avergli raccontato tutto il mio dolore, Baris mi abbraccia forte e mi giura che non permetterà che mi senta ancora così, che sarà sempre al mio fianco senza soffocarmi, senza sminuirmi mai, senza limitarmi; poi sussurrandomi appena mi chiede un'unica cosa, mi chiede di amarlo senza riserve, mi chiede di donargli la mia fragilità e di ricostruire la mia felicità con lui.

Ci addormentiamo abbracciati, le gambe intrecciate, i respiri uno nell'altro, consapevoli che se non lo permetteremo, niente e nessuno potrà spezzarci, consapevoli che siamo solo noi gli autori del nostro destino e che il nostro rapporto è saldato nella fiducia e nel rispetto.

E' buio, una lama di luce entra dalle fessure della veneziana: provo a voltarmi, provo a riaddormentarmi ma non ci riesco così mi tiro su e in punta di piedi esco dalla stanza: Baris sta dormendo profondamente e sul suo viso c'è disegnato un inconsapevole sorriso, non voglio che si svegli e perda quell'espressione di beatitudine.

Scendo in cucina, prendo una sigaretta ed esco sulla veranda: nel buio silenzioso della notte aspetto che i miei occhi si abituino all'oscurità e gioco con i cerchi che si creano con il fumo della sigaretta poi la spengo nel portacenere e a piedi scalzi inizio a camminare sulla sabbia fredda.

Di fronte a me l'oceano stasera è agitato: le onde si infrangono sugli scogli che l'uomo ha messo a riva per rallentare la violenza dell'acqua: ecco, io ho vissuto così, come un'onda, giorno dopo giorno, ogni volta che mi infrangevo su uno scoglio, o a riva, mi spezzavo, soffrivo, ma nonostante ciò, prendevo il mio dolore e ripartivo, tornavo in mare aperto per poi spezzarmi ancora una volta su altri scogli, su altre rive, ancora e ancora, soffrendo, raccogliendo i pezzi e ripartendo, ogni volta, immancabilmente senza sosta, senza respiro ma sempre piena di speranza.

Inizia a fare freschetto in camicia da notte così rientro in casa: che strano penso, riuscire a chiamare casa un luogo che non mi appartiene e che presto lascerò.
Poi rifletto e mi accorgo che è casa ogni luogo in cui mi sento in pace con me stessa, ogni luogo in cui non devo lottare con le mie paure, ogni luogo dove, seppur ho combattuto duramente, sono riuscita a venirne fuori, leccandomi le ferite e ricucendo gli strappi, è casa ogni luogo in cui non mi sgretolo più in mille pezzi perché ho imparato ad accettare le mie fragilità e ho imparato a vivere un respiro alla volta.

Torno a letto e mi accuccio vicino al corpo caldo di Baris, perché anche questa è casa, lì dove ancora riesci a credere all'amore, dove ancora riesci a meravigliarti ed ad emozionarti con un semplice sorriso.

Mi sveglio infastidita dalla troppa luce: Baris è in piedi, vestito in pantaloncini e maglietta e sta tirando su la veneziana, io lo rimprovero dicendo che ho voglia di continuare a dormire ma lui salta veloce sul letto e mi dice: "Pigrona, svegliati che oggi ci divertiremo in acqua".

Borbotto un no poco deciso e dopo due minuti mi costringo ad alzarmi: lui è sparito, non è più in stanza ma sento la sua voce provenire da giù che mi chiede di mettere il costume.

Eseguo senza rifletterci più di tanto e vado di sotto: c'è un' eccellente colazione sul bancone della cucina e la mia immancabile tazzina di caffè già pronta: lo bevo felice e poi lo guardo, il mio bellissimo Baris, sembra un bambino che ha scoperto un gioco nuovo e spero in fondo di non essere io quel gioco: mi avvicino a lui, l'abbraccio forte e all'improvviso mi prende per mano e mi trascina fuori.

Dinanzi al mio sguardo appare un oceano meraviglioso, immobile, irradiato dal sole e mi chiedo che fine hanno fatto le onde tempestose di questa notte, mi sorride e inizia a correre verso l'acqua.

Lo seguo, mio malgrado perché non mi molla la mano e mi ritrovo all'improvviso in acqua: è gelida ma immobile, cristallina, l'unica cosa in movimento è Baris che mi gira intorno e mi schizza dappertutto, che mi abbraccia forte e mi bacia: l'unica cosa in movimento è il mio respiro nel suo.

SENZA RESPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora