Capitolo 8

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E invece non ho chiuso occhio, credo di avere la febbre alta e soprattutto il raffreddore non mi permette di respirare, così chiamo Baris in ufficio scusandomi e chiedendo di rimanere a casa. Lui mi augura una pronta guarigione e suggerisce di farmi coccolare un po', così guarirò prima.

Ricordo ancora quella volta in cui Roberto prese un forte raffreddore ed ebbe la febbre alta: passai tutta la mia giornata a casa con lui; all'epoca non eravamo ancora sposati e il nostro amore mi sembrava unico, travolgente. Aveva la febbre altissima e nonostante l'antipiretico non accennava ad abbassarsi: rimasi al suo fianco tutto il giorno non perché potessi guarirlo o lenire il suo malessere, ma perché ogni volta che mi allontanavo a star male ero io più che lui, così lo coccolai con impacchi di acqua fresca, spremute di arance e vecchi racconti, a volte sorrideva, a volte si appisolava sulle mie gambe, altre smaniava per la febbre ma in ogni momento io tenevo la sua mano e lui la mia, con le dita intrecciate e il desiderio di non lasciarci mai. 

Quanti anni sono trascorsi da allora, quanta vita si è consumata, quanti sogni infranti, quanti desideri ancora da realizzare, quanti addii, quante conquiste, perdite, vittorie...e ognuna di queste sempre e solo immaginandomi al suo fianco, senza mai mettere in dubbio il suo amore, senza mai un rimorso: qualsiasi cosa sia successa, ciò che abbiamo vissuto e ciò che non abbiamo più io l'ho vissuta intensamente, donando tutta me stessa e non ho alcun rimpianto, probabilmente rifarei tutto nello stesso modo, probabilmente sarebbe tutto nuovamente sbagliato, probabilmente lo amerò sempre, come da sempre ho elemosinato il suo amore.

Mentre con gli occhi chiusi ripenso al mio passato, mi addormento forse a causa della febbre e non sento subito il campanello che strilla, chissà da quando. Soltanto Barbara conosce il mio indirizzo e la porta del pianerottolo, quindi vado con spavalderia, mezza addormentata ad aprirle la porta ma mi ritrovo di fronte il mio meraviglioso e giovane capo. Porca miseria ladra penso, e già nella mia mente sto linciando Barbara per avergli dato il mio indirizzo, che vuole questo ora!! "Uhm.... giorno capo!", "buongiorno a te Lara", risponde e si fa avanti in casa senza invito, chiudendosi la porta alle spalle.

Mi tocca fronte e guancia e sospira chiedendomi se ho preso un antipiretico... pure il medico crede di poter fare... "Stavo dormendo, ma adesso che mi hai svegliata vado a prenderlo, stai tranquillo" e mi dirigo in bagno per prendere il medicinale. 

Quando torno in camera lo trovo a guardare fuori dalla finestra e gli dico di non preoccuparsi perché è una semplice infreddatura e domani sarò operativa. Lui mi guarda teneramente e mi dice di aver risolto tutti i problemi in ufficio, per cui non ci sarà bisogno della mia presenza. Lo ringrazio e mi incammino verso la porta d'ingresso del mio piccolo appartamento per accompagnarlo all'uscita ma si rifiuta di andar via: "Rimarrò con te finché non si abbasserà la febbre". 

Sto per incazzarmi davvero, voglio che vada via, che non mi veda in queste condizioni, sto per dirglielo ma lui all'improvviso si siede sul divano e mi fa cenno di sedermi al suo fianco. Io rifiuto categoricamente, anzi inizio a guardarlo di sbieco con le mani conserte: "Baris, davvero, puoi andare, come vedi sto bene, adesso tornerò a letto, mi addormenterò e nel mentre la febbre si abbasserà e domani sarò come rinata". Peccato che lui non ascolti ragioni e insiste nel rimanere lì seduto e a suo agio sul mio divano e allora io mi giro e me ne torno a letto.

 Dopo un po' sento una mano calda sulla mia guancia e apro gli occhi: lui è ancora qui, e io sento un caldo indescrivibile, la pelle mi brucia e gli occhi si chiudono, poi mi sento leggerissima e la stanza inizia a girare....... E solo dopo poco mi rendo conto che lui mi ha presa in braccio e mi sta portando in bagno. Sento aprire l'acqua e inizia a bagnarmi la fronte, il viso e il collo, e a nulla valgono le mie lamentele, lui continua imperterrito, con cadenza ritmica, senza mai interrompersi, fino a quando, forse, si rende conto di avermi bagnata dappertutto e, posata nuovamente il dorso della sua mano sulle mie guance, si placa, smette e riprendendomi tra le sue braccia mi riporta in stanza. 

Sono silenziosa, un po' basita dalla sua caparbietà e imbarazzata dalla mia incapacità di fermarlo: la sua tenerezza nel prendersi cura di me mi destabilizza. Baris, a prima vista, sembra un uomo rigido, testardo, asociale e presuntuoso, ma se lo frequenti anche per un breve periodo, scopri delle qualità inaspettate, premuroso, affettuoso, rasserenante, protettivo e spaventosamente attraente. 

Si accorge che sono rimasta imbambolata a guardarlo e mi da un pizzicotto sul mento dicendo: "Come ti senti? Spero meglio, mentre dormivi ti ho sentita parlare e sono entrato a vedere, smaniavi per la febbre alta e ho dovuto in qualche modo farti abbassare la temperatura, ecco perché ti ho bagnata tutta." Poi mi stringe il volto tra le sue grandi mani, che scendono ad accarezzarmi il collo e con un sorriso accennato mi dice che posso cambiarmi e indossare qualcosa di asciutto ed esce frettolosamente dalla stanza. 

Mi cambio alla velocità della luce, poi apro le persiane della finestra e rifaccio il letto, mi guardo per un secondo allo specchio e mi accorgo di avere in testa un nido di uccelli: i miei lunghi capelli sono tutti arruffati, cerco di dargli una forma ma non ci riesco, alla fine mi ha già vista in queste condizioni...pazienza, li attacco all'insù con una matita che trovo sul comodino ed esco fuori.

 Me lo ritrovo in cucina che spadella peperoni, taglia formaggio e pomodori e parla a telefono con qualcuno: "Ben unutuyorum, hoscakal" e poi resta in silenzio e fissa qualcosa fuori dalla finestra. Ha il viso teso, sembra triste o infastidito, ma appena entro in cucina mi sorride e chiude la telefonata. Io sentendomi di troppo cerco di tornare indietro ma lui mi trattiene per il polso dicendomi: " Dove stai andando? Sto cucinando qualcosa per te, per farti riprendere forze e tu scappi!"

"Non volevo interrompere la tua telefonata, scusami ma..." "niente ma, la mia telefonata era già finita, vieni, aiutami, prendi due piatti che mangiamo qualcosa insieme". 

Così mi ritrovo nella mia piccola cucina insieme al mio bellissimo capo a mangiare del cibo preparato da lui e ad ascoltare aneddoti simpatici della sua infanzia o delle tradizioni del suo Paese. 

Alla fine trascorriamo insieme tutta la giornata parlando anche di lavoro e la mia influenza passa senza accorgermene. In serata va via ringraziandomi di avergli permesso di restare e augurandomi 'Tatli Ruyalar'. "Cosa?" dico io sorpresa, e lui traduce con un sorriso: 'Sogni d'oro'.

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