Capitolo 7

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Stamattina diluvia e nonostante l'ombrello arrivo a studio fradicia, arrabbiata, infastidita e in ritardo, così entro nell'androne del palazzo quasi correndo e vado a sbattere, indovinate.................. contro il petto di Baris, che immediatamente mi sostiene con il suo braccio per evitare che cada rovinosamente a terra.

 Imbarazzata? Ormai ho perso ogni pudore, mi ha detto che sono ritardataria, che non si fida del mio modo di lavorare, mi ha conosciuta sbadata, distratta ed ubriaca, o meglio brilla... insomma che manca? Non ci provo nemmeno a giustificarmi e mi stacco da lui per andare in ufficio, ma lui mi trattiene con forza e mi fa voltare: "Credi di poter lavorare in queste condizioni?" 

Io lo guardo e con un sorriso forzato gli spiego di non avere poi tante alternative. Allora lui mi prende per mano e mi trascina fino all'ingresso del suo appartamento, apre la porta e mi fa entrare. 

Appena sono dentro mi accorgo di quanto sia bello l'ambiente: alle pareti quadri bellissimi che ritraggono scorci della sua Istanbul e sul davanzale della grande finestra decine di vasi con piccole piante dai fiori colorati, le pareti imbiancate con i toni del giallo e un divano chesterfield su un grande tappeto écru: mentre mi soffermo a guardare tutto sento la sua voce che mi chiama; mi giro e non è più al mio fianco, così lo cerco e lo trovo davanti ad una porta con una felpa blu in mano e un pantalone sportivo sempre blu. "Prendi, indossa questi e metti i tuoi indumenti nell'asciugatrice: 10 minuti e potrai rivestirti, io vado a farti un caffè bollente" altrimenti ti ammalerai e, lasciata la sua roba nelle mie mani, sparisce dietro una porta di vetro. 

Imbarazzatissima, ma grata dell'aiuto, entro in bagno e mi spoglio velocemente, infilando pantalone, camicia e giacca in asciugatrice ed indossando la sua tuta blu. E' morbidissima e..... grandissima, emana un profumo magnifico, il suo, e chiudo gli occhi sperando che questa sensazione di stordimento passi in fretta. 

Vado in cucina da lui che ha già in mano due tazze di caffè lungo, ne prendo una e per quanto scotta rischio di farla cadere a terra, la stringo più forte, ringrazio e inizio a sorseggiarlo. "Mio Dio, è pessimo" dico senza pensare, poi divento immediatamente rossa, bordeaux, di tutti i colori e sto per scusarmi ma lui inizia a ridere di gusto e io crollo, abbandono ogni mia difesa difronte al suo disarmante sorriso. 

Credo sia la prima volta che sorride guardandomi, senza malizia, senza calcolo, spontaneamente ed è talmente bello da far male, così sorrido anch'io senza freni e senza pensarci ci abbracciamo.

Poi sentiamo l'avviso dell'asciugatrice e ci stacchiamo improvvisamente, quasi fossimo stati colti in flagrante da chissà chi e a fare chissà cosa. Lo ringrazio e vado in bagno per rivestirmi in fretta e quando entro in sala sento che mi rimprovera: "Non hai finito di bere il tuo caffè", io lo guardo e sorridendo gli dico che non voglio rischiare di morire avvelenata.

Entrambi, sorridendo, ci avviamo verso la porta d'ingresso e prima di uscire fuori lo ringrazio. In studio tutti si lamentano della pioggia, del fatto che sono tutti bagnati e Giacomo guardandomi, stupito che io sia asciutta, con voce beffarda viene verso di me e toccando le punte dei miei capelli umidi mi chiede chi sia il principe che mi ha accompagnata in ufficio in auto, alludendo al fatto che possa aver passato la notte in compagnia. 

A volte Giacomo sa essere proprio odioso, non capisco perché debba sempre fare allusioni, mi chiedo se sia colpa mia, se sia il caso di rispondergli a tono una buona volta, ma non faccio in tempo a terminare il pensiero che Baris lo redarguisce immediatamente: Che problema hai? Stai sempre lì, tutto il tempo a fare lo stupido...e molla un po' la presa!" Tutti i colleghi presenti si girano di scatto e iniziano a bisbigliare tra di loro e io non reggo la tensione e con sguardo tagliente mi rivolgo a Baris: "andiamo nel tuo ufficio, adesso". Lui guardandomi sorpreso annuisce e si incammina. 

Una volta arrivati aspetto che entri e mi chiudo la porta alle spalle, lo guardo a lungo, mi calmo e poi gli chiedo di non intromettersi "so bene quello che faccio, conosco Giacomo e il suo modo di fare e non voglio che nessuno prenda le mie difese, se sarà il caso mi difenderò da sola, come sono sempre stata nella mia vita".

Lui resta ammutolito a lungo e per la prima volta abbassa lo sguardo, poi con voce flebile mi chiede scusa e promette che non si intrometterà nella mia vita.

La giornata passa velocemente, nemmeno il tempo di un caffè con Barbara e quando arrivano le 19:30 decido di tornare a causa esausta. Talmente stanca che decido di saltare la cena e rilassarmi dipingendo un po': sono settimane che non prendo in mano i miei acquerelli e inizio a dipingere un'interminabile varietà di fiori colorati irradiati di luce solare. Poi chiamo i ragazzi per sapere della loro giornata e per raccontargli della mia. Dopo mezzanotte vado a letto con un leggero mal di gola e infreddolita mi rannicchio sotto il mio piumino e mi addormento pensando che domani sarà una giornata bellissima.

SENZA RESPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora