Capitolo 6

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Oggi in studio sono tutti un po' allegri, tra gli uffici c'è un continuo vociferare e si sentono dappertutto grandi risate: non comprendo tutta quest'euforia fino a quando Barbara mi ricorda che stasera tutto lo studio è invitato al party organizzato dal nostro cliente numero uno: Il brand Campari ha organizzato, per la settimana della moda a Milano, un evento serale dove parteciperanno le migliori firme e il nostro studio è stato invitato a partecipare. 

E io, chiaramente, avevo dimenticato la cosa...vabbè penso, più tardi vedremo, ora lavoriamo poi dovrò cercare un abito! Barbara si offre di accompagnarmi e così vado da Vittorio a chiedergli se posso uscire dopo pranzo e prendermi mezza giornata. 

Vittorio non fa problemi e mi fa un occhiolino quando mi dice: "Vuoi cercare qualcosa di particolare da indossare?" Io arrossisco e dico: "Se mi metto d'impegno riesco a passare per la guardarobiera!" Lo ringrazio e vado nel mio ufficio. Sbrigo nella mattinata tutte le scadenze e alle 14:00 chiamo Barbara e usciamo a fare shopping. 

Non sono una spendacciona ma se giro per negozi poi mi faccio prendere dall'entusiasmo, specialmente se vado in compagnia, così mi do dei limiti ogni volta, altrimenti rischierei di comprare cose inutili e che alla fine mai metterei. 

Dopo un paio di ore trascorse in giro per negozi, senza aver trovato nulla che attirasse il mio occhio, entro in un piccolo negozietto e trovo quello che fa al mio caso: un abito verde scuro, come il muschio, come i miei occhi e mi innamoro di lui: è lungo fino alle caviglie, con uno spacco dalla coscia in giù e incrociato sul seno con lo scollo all'americana, semplice ma d'effetto penso e lo compro. Le scarpe che già ho andranno benissimo: décolleté di pelle nera, tacco 10, stringata alla caviglia. 

Convinco Barbara ad acquistare un abito blu bellissimo, lei lo misura e decide che ho ragione, sarà uno schianto e andiamo a casa a prepararci. Sembriamo due bambine eccitate per la prima festa di compleanno fuori casa... pazienza, a volte è bello tornare un po' bambine. Finiamo di applicarci il trucco senza esagerare e chiamiamo un taxi per andare all'evento: si sono fatte le 21:00 e non ci eravamo accorte del ritardo. 

Quando arriviamo lì i nostri colleghi ci sono già tutti e vedo Giacomo venire verso di noi con due calici di vino in una mano: accettiamo con piacere ma subito ci allontaniamo verso il buffet.... non abbiamo mangiato nulla oggi e sinceramente ho tanta fame.

Mentre infilo in bocca l'ennesima tartina mi sento chiamare e per poco non cado a terra...quella voce, così calda, che mi calma ma allo stesso tempo mi eccita, la sua cadenza, il suo accento, vorrei scappare ma non mi resta che girarmi e rispondere educatamente: "Buonasera capo, come va?", ma lui risponde: "Non siamo in ufficio e quindi non sono il tuo capo, sono solo Baris e tu sei solo Lara". 

Per poco non soffoco ma Barbara subito viene in mio aiuto, mi porge un po' d'acqua e inizia ad intavolare una conversazione. Io faccio la vaga, annuisco e lo guardo, non riesco a farne a meno e non capisco cosa provo nei suoi confronti, a volte irritante, distante, freddo, diplomatico, altre passionale, attento, gentile, dolce. Non mi capisco, non lo capisco e così prendo un altro calice di vino e poi un altro ancora. 

A metà serata inizia a girarmi la testa così esco fuori nel giardino a prendere una boccata d'aria: è un po' freschetto ma resto lì, sola, nella penombra delle lanterne che sono state messe, e chiudo i miei occhi ......ripenso ai suoi occhi, alla sua bocca, alla sua voce...non ho più freddo, non so cosa provo. Riapro gli occhi e lui è alle mie spalle, mi copre con lo scialle che ho lasciato dentro e sento tutto il mio corpo bruciare. Lo ringrazio e cerco di sgattaiolare via ma lui mi prende per il polso: "Hai bevuto?"

"Un po'" rispondo io, "ma non è un problema, non preoccuparti".

"Nel senso che ti capita spesso?"

"No, nel senso che devi farti i fatti tuoi, perché io sto bene così e se anche stessi male non sono affari tuoi...essere il mio capo non significa essere il mio guardiano, vai a divertirti dentro".

Lui senza proferire parola, va via.

Che cavolo ho fatto.... non ne azzecco una, penso, mi piace, vero? No, non può essere, lui è troppo giovane per me, riprenditi Lara, e poi è antipatico, burbero, bello, bellissimo.... uff! Dopo poco arriva Barbara, finalmente, che mi chiede dov'ero finita e io un po' ridendo, forse per il vino le rispondo: "Io sono finita, dove non lo so!"

Le racconto cosa mi sta succedendo, di Baris e di tutte le mie paure e lei mi dice di affidarmi al destino, e di smetterla di pensare al passato, alle sofferenze, dice che ognuno di noi ha diritto di essere felice, ma io...sarò mai felice?

Rientro in sala e lo vedo con gli altri due soci, ridono insieme,...allora quando vuoi ridi brutto stronzo!!.....e io mi sento morire, perché ancora una volta mi sento inadatta, non mi sento "abbastanza" brava, bella, ogni giorno faccio i conti con le mie insicurezze che hanno radici lontane, nel dolore e nelle ferite e scappo via dalla festa, perché non riesco a festeggiare niente, nemmeno la libertà tanto agognata, perché io non lo so se per me ci sarà mai un lieto fine, perché non riesco a staccarmi dalle ferite del passato, perché ho paura di soffrire ancora e io non voglio più soffrire, mi merito almeno solo un attimo ancora di felicità. 

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