Quest'uomo è un angelo, nonostante gli abbia detto che per me è un estraneo, che non ricordo nulla della mia vita, non si è scomposto per niente, mi parla con calma del tempo, del luogo in cui siamo, di quante cose ci sono da vedere e da fare e mi racconta delle marachelle che faceva da piccolo, cercando forse di strapparmi un sorriso.
E' molto bello, è carismatico ma ha uno strano accento, non credo sia italiano come me, né spagnolo come i medici e i poliziotti con cui ho parlato ieri ed oggi: mentre rifletto su queste stranezze arriva il medico che entrando in stanza si rallegra che io sia sveglia: "Buongiorno Lara, come si sente? Vedo con piacere che sta facendo una chiacchiera con il suo amico",
Bene, rifletto, lui è un mio amico, un conoscente, quindi non è parte della mia vita: lo guardo attentamente e mi accorgo che anche lui mi scruta attentamente, ma sono piuttosto imbarazzata, così mentre distolgo lo sguardo da quegli occhi ardenti chiedo al medico: "Quando potrò lasciare l'ospedale e tornare a casa?"
"Faremo un'altra T.AC. in mattinata e poi potrà andare, è contenta?"
"Molto" dico ridendo, ma il mio cuore inizia a pulsare velocemente, perché non so cosa troverò uscita da qui, dove andrò, se riconoscerò la mia famiglia, se ho un lavoro, dove è la mia casa, così il mio sorriso scompare di colpo e abbasso il capo.
"Lara? Lara?, cosa c'è ti senti male?", mi chiede Baris con voce preoccupata mentre mi alza il viso tenendomi il mento con la sua mano.
"Eh, no no, sto bene, anzi dottore facciamo il più in fretta possibile perché voglio uscire da quest'ospedale e fare una lunga passeggiata nel parco".
"Beh, per quello dovrà attendere di tornare nella sua città, qui purtroppo non abbiamo parchi, ma potrà passeggiare lungo la spiaggia, vicino l'oceano, vedrà, le farà bene. Appena siamo pronti per la T.A.C. l'infermiera verrà a prenderla, va bene?"
"Certo, io sono già pronta" e mentre lo dico guardo nuovamente Baris che annuisce con il capo e dice che appena usciremo mi spiegherà tutto.
E' quasi ora di pranzo, me lo dice il mio stomaco che brontola rumorosamente e finalmente posso uscire da qui; il risultato della T.A.C. ha soddisfatto il medico che mi ha detto di stare tranquilla, che potrei avere dei mal di testa saltuariamente e che presto riacquisterò i ricordi, che devo avere solo un po' di pazienza e che se avrò bisogno di un supporto psicologico potrò chiamare il suo collega e così dicendo mi porge un bigliettino da visita che metto nella tasca dei pantaloni.
Baris mi ha portato gli indumenti che indosso adesso e mi chiedo dove li abbia presi, se sono i miei o se li abbia comprati in qualche boutique del posto; lui si accorge che sto guardando attentamente quello che indosso e mi spiega velocemente: "Lara, sono i tuoi abiti, li ho presi in casa e ...
Lo interrompo perché non ce la faccio più, voglio sapere: "Scusami, puoi dirmi dove siamo? Che città è questa? Vivo qui? Vivo da sola? Ho una famiglia?
"Allah Allah, lentamente ti racconterò tutto e magari non ce ne sarà bisogno, magari appena usciremo di qui ricorderai tutto ma non essere frettolosa, piano piano.."
"Baris, vuoi dirmelo o no?" rispondo spazientita.
Lui mi fa un sorriso alzando le mani in alto in segno di resa: "Siamo su un'isola delle Canarie, precisamente a Lanzarote e no, non vivi qui, siamo in vacanza: viviamo a Milano e...... tutti abbiamo una famiglia" e fa un sorriso dolcissimo.
Umhhh... ne so meno di prima penso, comunque mi tende la mano e io gli do il mio braccio ed usciamo dall'ospedale.
Fuori la giornata è meravigliosa: c'è il sole ma non fa caldissimo, forse perché è ventilato; tutt'intorno vedo villette bianche con piscine turchesi e per strada poche piante, poca erba, quasi tutto ricoperto di terra brulla, mentre all'orizzonte l'azzurro dell'oceano attira il mio sguardo, immenso, maestoso, vorrei poter fare subito una passeggiata a riva ma Baris mi fa entrare in macchina e dice: "Abbi un po' di pazienza, ci andremo subito dopo essere andati a casa" avendo immediatamente intuito il mio pensiero.
"Come hai fatto a capire che volevo andare in spiaggia? Siamo amici da tanto io e te?"
"Tu sei tanto, per me" e dopo questa risposta sibillina si mette al volante dell'auto e si concentra sulla strada, dopo nemmeno 10 minuti di strada si ferma davanti una villetta piena di bouganville in fiore e dice che siamo arrivati.
Entriamo in casa e mi guardo attorno: il vuoto totale nella mia mente, non riconosco gli spazi, né i profumi, né i colori: devo avere una faccia stranissima perché lui subito viene in mio soccorso, mi prende le mani e portandole al suo petto mi dice che sarà sempre al mio fianco, che non mi mollerà un attimo e che devo fidarmi di lui, che presto ricorderò tutto e allora forse lo odierò.
Stranita dal suo discorso ne approfitto per dire che sono stanca, che ho un leggero mal di testa e chiedo di potermi stendere un po' ma mi guardo intorno e non so proprio dove sia la stanza da letto.
Lui capendo al volo la mia difficoltà mi prende per mano e mi fa salire le scale, poi apre la seconda porta sulla sinistra e mi fa entrare in stanza: c'è un letto disfatto, con due cuscini ammaccati e degli indumenti a terra: si accorge del mio sguardo interrogativo e raccogliendo tutto da terra si dice dispiaciuto, ma che non ha avuto né la forza, né il tempo di sistemare, preso com'era dalla mia assenza: "Lara, dovevo ritrovarti al più presto, stavo impazzendo" dice guardandomi negli occhi. Poi si rende conto che sto indietreggiando e abbassa lo sguardo, prende un cuscino e dice che posso stendermi e riposarmi, che lui sarà di sotto se ho bisogno di qualcosa.
Sta per chiudere la porta quando lo chiamo disperata: "Baris, ti prego, non lasciarmi qui, non lasciarmi sola, portami in spiaggia, ti va?"
Mi guarda intensamente, mi fa un triste sorriso e dice: "Davvero vuoi andare? E vuoi che ci sia anch'io con te?"
Lo imploro, gli dico di si, che non voglio restare in quella stanza e che se gli va può venire con me, magari parliamo un po', anzi, passeggiamo in silenzio, "ti dispiace accompagnarmi? Non ti chiederò nulla, ho solo bisogno di sapere che non sono sola" dico tutto d'un fiato.
"Non devi aver paura, ci sono io con te Lara, goditi il panorama e non pensare a niente, i tuoi ricordi riaffioreranno soli, senza sforzarti" e mi accompagna giù, davanti una grande porta-finestra di vetro e quando la apre i miei occhi brillano di meraviglia: la casa è sull'oceano, in spiaggia e girandomi come una trottola per guardarmi intorno inizio a ridere.
Nemmeno nei miei sogni ho mai visto un posto simile: la spiaggia è tutta per me, la sabbia è chiara ma piena di dune formate dal vento, con riflessi color ambra, morbida, sembra velluto sui piedi; passeggiando lungo la riva l'oceano mi lambisce i piedi che scompaiono sotto la spuma delle onde per poi riaffiorare subito dopo, l'acqua è gelida, ma mi fa bene, mi fa sentire viva e così cammino tanto, fino a che non mi accorgo che il sole sta tramontando.
Lui è qui, accanto a me: è rimasto in silenzio tutto il tempo, a volte sorride quando faccio le facce buffe, altre lo vedo pensieroso quando mi rattristo, ma è sempre qui, al mio fianco, senza chiedermi nulla, senza pretendere nulla.
Quando ormai siamo vicino la villetta che ci ospita gli prendo la mano e la stringo alla mia, in un muto ringraziamento.
Poi entriamo dentro e mi accorgo che è tornato l'imbarazzo, che entrambi non sappiamo come comportarci, ma per fortuna il mio stomaco spezza il silenzio: ridendo sotto i baffi mi dice che preparerà una cena veloce e poi andremo a dormire.
Mi rabbuio, non voglio dormire; lui mi vede pensierosa e subito precisa: "Lara, stai tranquilla, dormirò sul divano e mette in tavola due piatti di insalata con olive nere e feta.
Mangio con piacere, ero davvero affamata, poi all'improvviso si alza e sale le scale, dopo pochi minuti lo vedo scendere: ha un lenzuolo tra le braccia e qualcosa in mano che non capisco subito: "Lara, vai a letto, e comunque questo è il tuo telefono, magari può aiutarti, non lo so: io sono qua, non mi allontano, puoi contare su di me". Mi stampa un bacio sulla fronte e lasciato il lenzuolo sul divano, di fianco al cuscino poggiato lì qualche ora fa, mi da le spalle e va in cucina.

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SENZA RESPIRO
RomanceOgnuno di noi, nel corso della vita incontra ostacoli, a volte si superano senza scossoni, altre volte è necessario scegliere di cambiare. Ma cambiare cosa? Un semplice punto di vista? Un modo di comportarsi? Lara sarà costretta a cambiare totalment...