Capitolo 18

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Sono passati due giorni da quando il mio capo è partito e oltre ad avere il peso delle pratiche di tutti i suoi clienti, ho un peso al cuore grandissimo. Non mi ha cercata, nemmeno una telefonata e io qui sto morendo d'ansia e mi faccio mille domande....

Le risposte che mi do da sola non mi piacciono affatto: si è già dimenticato di me?

Chi avrà ad Istanbul che lo trattiene?

Cosa so io della sua vita prima del suo arrivo a Milano se non le poche cose che mi ha confidato Vittorio?

Mi ha presa in giro?

Tornerà mai qui da me?

Sono afflitta, sconfortata e se non mi rialzo, presto ricadrò in un vortice di depressione...ma non ci riesco, non riesco nemmeno a lavorare, così lascio la mia postazione e passo dall'ufficio di Vittorio.

"Buongiorno Vittorio, dico con un sorriso finto in volto, posso parlarti un minuto?"

"Certo Lara, entra", risponde lui gentilissimo.

"Dimmi tutto, c'è qualche problema? Non ti senti bene? Hai una faccia!" dice lui.

Io balbetto qualche scusa stupida, poi decisa gli racconto di avere problemi allo stomaco e quindi gli chiedo di poter tornare a casa se non ha urgenze da affidarmi.

Lui mi sorride con compassione, si alza dalla sua postazione e viene a sedersi al mio fianco, mi prende le mani e mi dice di stare tranquilla, che presto tutto si sistemerà.

Faccio finta di non capire e ribadisco di avere un forte mal di stomaco, accampando la scusa di aver mangiato qualcosa di avariato e insisto nel chiedergli di restare a casa per qualche giorno.

Lui acconsente senza problemi e mi dice di chiamarlo in qualsiasi momento, qualora ne sentissi il bisogno.

Torno a casa sconfortata, triste ed un po' delusa, non mi sarei mai aspettata un comportamento simile da un uomo come lui, sempre pieno di attenzioni per me dalla prima volta, sempre disponibile e comprensivo...cosa è cambiato?

Cosa può esserci ad Istanbul che lo tiene a distanza da me?

Apro il congelatore e prendo la vaschetta di gelato al cioccolato che avevo comprato tempo fa, tuffo il cucchiaio e inizio ad ingozzarmi per non pensare.

Accendo la Tv e inizio a fare zapping con il telecomando, passo il tempo, cerco di non pensare, ma la mente va sempre a lui, perché non chiama?

Mi sveglio di soprassalto, il cuscino è bagnato, sono tutta sudata e ho un tremendo mal di testa: vado in bagno e accendo la luce dello specchio che rimanda un'impietosa immagine del mio viso... stravolto, bianca come un lenzuolo con due occhiaie evidenti sotto gli occhi spenti, tristi.

Mi bagno il viso con l'acqua fresca nella speranza di trovare un po' di sollievo ma niente, continuo a sentirmi accaldata, così misuro la febbre e i termometro dice che è alta, 38 e 8....da dove è uscita!!!!

Mi preparo una tisana e mentre la sorseggio cazzeggio con il telefonino, poi decido di mandargli un messaggio: "Mi manchi"....solo questo scrivo, sperando risponda presto, qualsiasi cosa, invece mi accorgo che manca la spunta dell'arrivo......certo è notte, starà dormendo, lo vedrà domattina quando accenderà il telefono.

Chiudo gli occhi e provo a dormire.

E' mattino inoltrato, entra una lama di luce dal balcone e un odore di pomodoro cotto: qualche vicino sta preparando il pranzo mi dico mentre mi alzo per fare colazione.

Butto un occhio al telefonino ma si è scaricato, così lo metto in ricarica, sperando di trovarci un messaggio all'accensione.

Anche se è già mezzogiorno io mi preparo una tazza di latte e caffè, la mia coccola mattutina e la bevo pregando di scoprire quanto prima cosa è successo al mio amore.

Si, il mio amore, lo ammetto finalmente, non può non essere che quello, una persona dolce, comprensiva, altruista...che è sparita all'improvviso senza spiegazioni!

Credo di avere ancora qualche linea di febbre, ma sono certa che passerà appena riceverò notizie da Baris, lo sento.

Accendo il cellulare e vado su whatsApp.... decine di messaggi di Barbara, dei miei figli, Vittorio che mi chiede se sto meglio ma di Baris niente, non lo ha ricevuto il mio messaggio, c'è ancora solo una spunta....che gli sarà successo?

Di questo passo rischierò di impazzire e sinceramente non ho voglia di parlare con nessuno, ma chiamo i ragazzi, loro non hanno colpa se la madre ha preso una sbandata, loro sono il mio porto sicuro e grazie ai loro racconti mi distraggo per un po' dai pensieri negativi che mi accompagnano da giorni ormai.

Dopo aver chiuso la videochiamata con i miei figli decido di andare a fare una passeggiata al parco, per distrarmi, così infilo il primo jeans che trovo e scendo.

Davanti al portone trovo Vittorio: è la prima volta che viene a casa e la cosa mi preoccupa non poco, deve essere successo qualcosa di terribile, penso.

"Non è successo nulla di terribile Lara, stai tranquilla, ma in ufficio mi sono accorto che stavi male e credo di conoscerne il motivo, così mi sono deciso a venire da te, per parlarti".

Ops, mi rendo conto di aver pensato ad alta voce.....

"Vittorio, ciao, stavo per fare una passeggiata ma se vuoi andiamo in casa" dico, quasi scusandomi.

Lui non si formalizza e mi dice che mi accompagnerà volentieri nella passeggiata, così ci dirigiamo al parco.

"Lara, come ti ho raccontato tempo fa, Baris ha perso i suoi genitori in un incidente stradale e da allora i suoi nonni paterni hanno gestito tutte le proprietà di famiglia, fino a quando Baris, diventato adulto, ha preso in mano le redini dell'azienda di famiglia. Il padre aveva una grossa azienda di import- export con circa 500 dipendenti e alla sua morte non è stato facile per il nonno di Baris gestire e rapportarsi con tutti, tanto che dopo un paio di anni, per scongiurare un fallimento, ha fatto entrare in azienda, in qualità di socio, il capofamiglia di una delle famiglie più facoltose e aimè più pericolose di Istanbul.

All'epoca chiaramente il nonno non sapeva della predilezione di Hakan, così il nome del socio, per l'utilizzo di intimidazioni, di violenza e a volte di armi per la risoluzione di qualsiasi problema".

"Quindi più che una famiglia facoltosa e rispettata a me sembra una famiglia mafiosa" dico incredula.

"Diciamo pure così, non è certamente facile per un pacifico come Baris, doversi rapportare giornalmente con i modi poco ortodossi di Hakan e a lungo andare si è stancato di dover sempre rincorrere i problemi per evitare guai maggiori dovuti ai modi di fare del socio, così ha tentato di estrometterlo e non riuscendo nell'intento ha cercato di allontanarsi dalla società, vendendo un pezzo alla volta, a piccole quote, l'impresa di famiglia".

"Ah.....", esclamo io, non riuscendo a trovare le parole. Poi cerco di rinsavire e riprendo: "Bene dai, se questo è stato l'unico modo per potersi sganciare dalla malavita, alla fine ha fatto bene Baris, pur perdendo l'azienda di famiglia ha trovato la sua dignità, quindi è partito per firmare i documenti e poi tornare a Milano, giusto?"

Mentre camminiamo inizio ad avere dei giramenti di testa così chiedo a Vittorio di sederci su una panchina, forse ho ancora qualche decimo di febbre.

Vittorio annuisce in silenzio e si siede al mio fianco, poi, con voce flebile dice: "Piacerebbe molto anche a me che tutto possa finire con la vendita delle azioni e la firma di qualche documento, purtroppo però, quando il nonno fece entrare Hakan come socio, firmò una clausola imposta dal malvivente".

"Che clausola?"

"una condizione senza la quale il nonno non avrebbe avuto i fondi per mantenere in piedi l'azienda...." . "Vittorio, che clausola?"

"La clausola prevedeva e prevede l'ingresso in azienda di Hakan come socio al 40% e l'obbligo per Baris, di sposare sua figlia al compimento dei 20 anni, e due giorni fa Leyla ha compiuto 20 anni".

Oddio, mi sento male, sto per vomitare, mi alzo di scatto per allontanarmi da Vittorio ma vedo tutto nero, mi gira la testa e cado a terra all'improvviso.

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