CAPITOLO 4

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Stamattina sono più carica che mai: mi vesto di tutto punto e dopo un'abbondante colazione vado in ufficio. Ieri dopo lavoro sono andata al canile, come spesso faccio, e mi sono innamorata di un cucciolo appena arrivato: ha gli occhietti tristi e spauriti e il pelo nero, lucido e setoso, è un bastardino trovato per strada e salvato per un pelo da un camion che passava. Non si fida di nessuno ma a me ha permesso di avvicinarmi, tremava come una foglia ad ogni carezza, poi alla fine si è tranquillizzato ed è persino corso dietro di me; l'adoro già ma non posso prenderlo in casa: starebbe solo tutta la giornata, invece merita una famiglia che possa coccolarlo sempre, sono certa che presto arriverà qualcuno e lo porterà via con sé! 

Gli ho scattato delle foto così quando arrivo a studio le faccio subito vedere a Barbara, che ama gli animali come me, ma vengo ripresa dal mio capo: "Di prima mattina già perdiamo tempo, Lara? Vieni immediatamente nel mio ufficio". Io alzo gli occhi al cielo e saluto la mia collega che ride, beata lei che sorride, c'è poco da ridere con questo qui, sarà anche bello ma è piuttosto burbero per i miei gusti. 

Entro nel suo ufficio scusandomi e mi metto in ascolto, ma lui non proferisce parola, mi guarda con quei suoi occhi maledettamente belli e non parla, poi dopo interminabili minuti col suo capo mi accenna ad uscire dal suo ufficio ed io eseguo l'ordine immediatamente. Mentre esco mi accorgo che si è alzato dalla sua scrivania ed è due passi dietro di me, io continuo a camminare sulle mie gambe incerte, e non so perché anziché dirigermi verso il mio ufficio entro nella sala relax e cerco di farmi un caffè ma lui mi segue e prende una tazzina, me la porge e mi chiede a bruciapelo: "Ti metto in imbarazzo Lara?" "No no, rispondo con voce incerta, perché dovrebbe?" rispondo io. E lui come se niente fosse prende la tazzina del caffè dalle mie mani, ne beve un sorso e se ne va! Che fatica, mio Dio, come arriverò a fine giornata mi chiedo. 

Finisco il caffè e vado in ufficio. Fortunatamente il lavoro è tanto e non mi rendo conto che sono le 14:00 se non quando il mio stomaco inizia a brontolare, così mi alzo e scendo in strada per mangiare qualcosa. Con me esce anche Vittorio che subito mi chiede come va con le pratiche e con Baris. Rispondo che procede tutto bene e che non ci sono problemi con il suo socio, allora lui mi chiede di pranzare insieme e per educazione accetto. 

Prendiamo un risotto al volo e mentre mangiamo mi dice di aver pazienza con Baris, che è una bravissima persona ma che poiché si è fatto da solo, senza l'aiuto di nessuno, non ha fiducia che in se stesso e quindi a volte risulta pesante, che per lui è difficile demandare incarichi di un certo rilievo ad altre persone poiché si è sempre fatto carico di ogni responsabilità, che è cresciuto senza una famiglia poiché i suoi sono venuti a mancare per un incidente aereo quando lui era ancora un bambino e che per questo raramente permette ad altri di entrare nella sua vita. Ora che Vittorio mi ha spiegato comprendo meglio il suo modo di fare e gli chiedo come si sono conosciuti. Vittorio mi prende le mani e mi dice che i genitori di Baris sono morti nello stesso incidente aereo dei suoi genitori e che si conoscono da quando sono piccoli, che il loro legame è unico, che sono come due fratelli, pur avendo quasi venti anni di differenza. E cosi scopro che Baris ha quasi dieci anni meno di me, wow, adesso mi sento davvero vecchia!!!

Prendiamo un dolcetto –Vittorio sa che io adoro il soufflé al cioccolato – e mentre lo gusto arriva Baris, che sorridente si avvicina a noi e si siede al mio fianco dicendo: "Vi state coccolando?" Io non rispondo e continuo a mangiare ma Vittorio subito dice: "Se vuoi che Lara lavori felice devi sempre procurargli il soufflé al cioccolato, se lavora felice lavora bene, se la intristisci o la fai arrabbiare diventa incontrollabile". 

A queste parole mi affogo col cioccolato e per poco non sputo fuori tutto quello che ho in bocca, ma Baris mi passa una mano sulla spalla e mi porge un bicchiere di acqua dicendo: "Tranquillo Vittorio, nessuno vuol rendere Lara infelice, non lo permetterò!" Vittorio mi fa un sorriso, si alza e va via, mentre io resto lì imbambolata a guardare Baris, con il cucchiaino a mezz'aria e i miei occhi persi nei suoi. Lui, col pollice, mi toglie una briciola di cioccato sulle labbra poi si alza e dice: "Andiamo?"

Come una marionetta eseguo l'ordine e mi incammino al suo fianco per tornare a studio: lungo il tragitto nemmeno una parola, nessun dialogo, solo silenzio tra noi...io così impazzirò! 

SENZA RESPIRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora