E I G H T

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Entrata in casetta, tutti non poterono fare a meno di puntarle lo sguardo addosso. Albe fu il primo ad avvicinarsi, serena alle sue spalle. Tentò di stringerla fra le sue braccia, ma si scansò scuotendo la testa con forza. Le lacrime le rigavano il volto ad una velocità allarmante, lui la guardò dolce. «stai bene? Siediti, parliamo un po'» provò di nuovo, ma lei di nuovo lo scansò, girando a vuoto per la stanza. Lo cercava, perché aveva bisogno di lui in quel momento, nonostante tutto. «dov'è lui?» non lo vedeva, e questo non le piaceva per nulla. Dove cazzo era finito, e perché non c'era neanche Carola.

«è fuori con Carola» Dario disse con tranquillità, come biasimarlo, lui era all'oscuro di tutto. Perché effettivamente, erano in pochi a sapere di lei e Luigi, solo i loro amici più stretti. Ecco, come si aspettava erano insieme, altrimenti perché sparire contemporaneamente? Sbuffò, gli occhi sbalzati fuori dalla rabbia. Le mani, tutto il corpo, scosso da un tremore nervoso. E allora, lentamente, silenziosamente, si avvicinò alla veranda. Non voleva farsi vedere, il suo intento era quello di spiarli e vedere cosa stavano facendo, da soli.

Li vide, abbracciati, lui la consolava. Per il vetro non sentiva cosa si stavano dicendo. Ma li vedeva, faceva con Carola quello che avrebbe voluto facesse con lei. Le aveva mentito, non erano solo amici. Strinse le mani a pugni, le unghie trapassarono la carne. Le sentì tagliarla, il sangue che piano piano le bagnava le cuticole. «ora basta» albe e Mattia, che l'avevano seguita prontamente le aprirono le mani. Le mostrarono all'aria, il vento freddo le colpì le ferite aperte, che sgorgavano sangue. «andiamo, su» la spinsero con dolcezza lontano da quella porte, sotto gli occhi attenti degli altri ragazzi.

«che cazzo avete da guardare, eh?!» sbraitò, urlando a gran voce verso i suoi amici. Probabilmente anche i due fuori la sentirono, ma in quel momento era l'ultima cosa di cui le importava. Si chiuse in bagno con serena, albe, Alex e Mattia. La guardarono, mentre con dolcezza Albe si avvicinò a lei, prendendole le mani fra le sue. «calmati» sussurrò, portandola lentamente verso il water, dove la fece sedere. Le lacrime scendevano senza sosta, piangeva e singhiozzava, non le fregava più niente ne di essere vista da loro ne di essere praticamente in diretta TV. Lo abbracciò di slancio, mentre a loro si avvicinava Alex, tra le mani l'occorrente per medicarla.

È così, mentre l'altro la stringeva tra le braccia nel vano tentativo di calmarla, serena e il cantante le pulirono le ferite, una mano per uno. Girarono con dolcezza le bende intorno ai palmi puliti e medicati, la ballerina ci lasciò anche un bacio. «fra, non c'è nulla fra di loro» sussurrò sul suo volto, lei scosse la testa staccandosi da albe. Ora si sentiva in colpa, era il ragazzo di serena e lei lo stava stringendo come fosse il suo. Balzò indietro, inciampando in Mattia, che era rimasto in disparte a guardarli.

Pianse ancora di più, non voleva perdere sia Luigi, sia Carola e serena nello stesso momento. «ehi, calma» la abbracciò Mattia, accarezzando con dolcezza la sua schiena, scossa dai singhiozzi. In quel momento la porta del bagno si spalancò, Luigi comparve in tutta la sua bellezza, Carola con una faccia distrutta dietro di lui. «esci» lo guardò, per poi puntare lo sguardo sul pavimento, evitandolo. Le mani del ballerino ancora sulle sue spalle, ma i corpi erano distanti. Si era staccata non appena aveva visto il cantante sulla soglia della stanza.

«ho detto esci» sbuffò, era nervoso e l'avrebbe capito anche un sordo, o un cieco. Lei scosse ancora la testa, stavolta lo sguardo restò incatenato al pavimento. «ti prego, tata» i suoi occhi scattarono verso l'alto. Non sapeva se per il suo tono, improvvisamente dolce e supplichevole; oppure per il soprannome che aveva usato, che la riportò indietro nel tempo, e ci mancava poco non piangesse ancora di più. Stavolta però, annuì. Lui sospirò sollevato, iniziando a camminare verso la veranda. Lei dietro di lui, in silenzio, mentre i loro amici li guardavano allontanarsi. Erano curiosi, e confusi. Si chiedevano cosa sarebbe successo, e se sarebbero riusciti a non uccidersi.

«ma che cazzo ti prende?» le prese le mani, rabbioso, osservò le bende bianche, alcuni puntini rossi sulla stoffa. «pensavo avessi smesso con questa storia» continuò, stavolta più calmo, forse perché le mani di lei avevano preso a tremare. Non per la paura, era per il freddo, ma lui si spaventò e cercò di tranquillizzare il suo tono. «perché l'hai fatto?» tentò ancora, odiava vederla così. Odiava vedere come si riduceva, l'aveva sempre fatto. Sospirò, tirandola verso il divanetto. Tolse la giacca posandola sulle sue spalle per riscaldarla. «tienila» pregò, quando le mani di lei si affrettarono, cercando di restituirgliela. Annuì, incerta.

«vi ho visti insieme» confessò, gli occhi bassi. Non c'era più rabbia fra di loro, lei si sentiva una stupida per aver reagito in quel modo. «mi dispiace sono stata una stupida, noi ci siamo lasciati quindi tu sei libero di fare ciò che vuoi con chi vuoi-» iniziò a sparare a raffica parole, quando lui la bloccò. Con la mano, la zittì con la mano. Nel suo petto qualcosa si ruppe, quando stavano insieme era solito fermarla con un bacio, ridendo. E in quel momento, invece la sua mano le tappava la bocca, ma aveva sempre quel ghigno divertito in faccia.

«non c'è niente tra me e Carola» iniziò, ma lei internamente non era per niente convinta. « te lo giuro, tata» le sussurrò, posandole una mano sul braccio. E lei non riuscì più a trattenersi, lo abbracciò. Si lanciò tra le sue braccia come se fosse l'unica cosa di cui aveva bisogno, ed era così. «ti sono venuta a cercare perché avevo bisogno di te, e ti ho trovato con lei» tentò, lui ridacchiò. «aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi per il tuo stesso motivo, ma ricordati che io lascerei chiunque per venire da te. Quindi forza, parlami, sfogati. Sono qui tata, lo sarò sempre» trattenne il respiro, stringendolo più forte. 

E poi si lasciò andare, raccontò tutto ciò che aveva nella mente. Pianse per poco, smise non appena le dita di lui si posarono sulla sua guancia ad asciugarle. Rimasero sulla sua pelle, accarezzandola, così non ne sentì più l'impulso. Lui era posato sul bracciolo, lei sul suo petto. Si sentiva come se fossero tornati indietro nel tempo. Sapeva quanto fosse sbagliato, ma stava troppo bene per muoversi minimamente.

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AHHH COME SONO CARINI JQODISOSNBDKWJA
UIDOABSIDDYUQKALZJSKALSKKXOX

Dancing with wind | Luigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora