N I N E

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«vorrei che mi lasciassi spiegare quella cosa» tentò lui, non appena lei ebbe finito di sfogarsi. Era passata più di un'ora probabilmente, ma per loro era stato qualche minuto. Ma lei quello ancora non poteva sopportarlo, e si sentì una stupida per esserci cascata. «no» sbraitò balzando in piedi. Lui la guardò, confuso. Era rimasto spiazzato da quella reazione. «aspetta, ti prego» la implorò. Afferrò il suo polso delicatamente, provando a riportarla sul divano. «lasciami, è stata una pessima scelta. Scusami, dimentica tutto» si liberò dalla prese, per poi entrare in salone. Sospirò, prontamente le sue amiche furono pronte ad accoglierla tempestandola di domande.

«tutto bene? Cosa è successo?» le chiesero. Tutte e tre entrarono nella loro stanza, dalla cucina l'odore di pasta al pomodoro iniziava a diffondersi. Scosse la testa, le lacrime presero a scendere rapidamente sulle sue guance. La bionda si avvicinò, stringendola fra la sue braccia con estrema dolcezza. «sono una stupida. Abbiamo fatto finta di nulla come se fosse tutto normale fra di noi. Poi lui mi ha chiesto di spiegarmi cosa era successo davvero e io sono scappata dicendogli di dimenticare tutto» sbottò, uno sbuffo sonoro lasciò le labbra carnose mentre si gettava a peso morto sul materasso.

«che cogliona» la rimproverò Carola, sedendosi al suo fianco. Le carezzò la schiena, ancora coperta dalla giacca di Luigi. «non è sua questa?» Francesca sospirò per l'ennesima volta. Annuì, arrendevole. «devi parlarci, necessariamente» concordò serena, prese posto dall'altro lato della ballerina, facendo compagnia alla mano di Carola, già posta sulla stoffa. «e va bene!» sbottò e si girò a pancia in su, guardando le sue amiche. Le riservarono entrambe uno sguardo di rimprovero, gli occhi ridotti a due fessure. «dai, andiamo a mangiare» incoraggiò la bionda, alzandosi dalle coperte, ormai completamente in disordine.

«aspettate!» non appena anche l'altra si fu alzata, Carola le fermò con uno strillo. «volevo dirti che mi dispiace, fra, sapendo quello che provi non sarei mai dovuta andare da lui» abbassò lo sguardo, pentita e imbarazzata. «speravo di attirare la sua attenzione» confessò timida. L'altra subito si ricordò della sua cotta per il cantante napoletano, e si rimproverò mentalmente. La strinse tra le sue braccia, ridendo. «ma di che, non hai fatto nulla di male caro» si abbracciarono dolcemente, l'altra si immischiò poco dopo. Poi, si alzarono tutte di nuovo e andarono in salone, dove la cena era stata preparata.

Dopo cena, sparecchiò e pulì i piatti con rea, con cui stava stringendo davvero un bel legame. «ti dispiace finire sola? Vorrei chiamare mio fratello» si scusò con la cantante, asciugandosi le mani con un panno. «vai pure, tranquilla» la rassicurò, mentre lei già andava via verso i telefoni. Lo cercò in fretta tra gli altri, componendo il numero di Jorge. Dovette ritentare tre volte prima che rispondesse, ma poi finalmente dopo tre squilli la voce rassicurante e amorevole del suo fratellone la risvegliò.

«pronto?» non appena sentì la voce sicura di Jorge, quell'accento tipico che in tutti questi anni non era mai sparito. «fratellone! Perché ci hai messo così tanto?» lo interrogò, rimproverandomi allo stesso tempo. «scusa sorellina, sono a cena con Mason e Kai» sentì la voce dei due compagni salutarla dalla cornetta. «ciao ragazzi! Fammi parlare con Mount un secondo» lo prese in giro, mentre il telefono veniva passato dalle mani di suo fratello a quelle dell'amico. «Mason! Come si comporta Jorge?» chiese, l'altro scoppiò a ridere vivacemente. «ciao anche a te fra» la prese in giro, ridendo, in sottofondo poteva sentire le risate divertite di suo fratello kai. «è un angioletto, comunque. Anche troppo, da quando sei partita non fa che stare chiuso in casa con clare e non lo vediamo mai poi-» non sentì la fine della frase perché Jorge si riprese il telefono. «clare dov'è?» cercò la sua amica, fidanzata con suo fratello. «a fare shopping, come sta andando con Luigi?» Il biondo non era bravo a girare intorno alle cose, non aveva tatto, questo è evidente. «è un po' strana la situazione, ma ancora non ne abbiamo parlato» sospirò, la schiena sul materasso e le gambe poggiate sul muro, a testa in giù. «scommetto che te l'ha detto già anche Guido, ma dovresti parlare con lui per sentire cosa ha da dire» consigliò, quel solito tono odioso da so tutto io che faceva sempre arrabbiare la più piccola. Tanto che, sbuffò ancora. «e finiscila di sbuffare! Ti lascio così parli un po' con Guido, ti voglio tanto bene sorellina» si trasformò in un attimo, tornando a quel solito tono dolce e pacato. «ti voglio bene anche io fratellone, salutami clare e dille di mandarmi un messaggio, ciao stupidi!» urlò, così che gli altri due sentissero. Nel farlo trapanò il timpano di Jorge che si lamentò mentre lei gli staccava in faccia il telefono.

miobubu💘

Ahhh mi manchi babaaa
È più difficile quando sono io quello che può costantemente guardare il telefono [17:32]
CHIAMAMI CHE PALLE [19:50]

Ridacchiò, per poi far partire la chiamata. Dopo altri dieci minuti al telefono, in cui gli raccontò velocemente ciò che era successo, si salutarono. «vieni di là? Siamo tutti insieme sul divano» si sporse dallo stipite della porta Alex, albe al suo fianco. Annuì, sconsolata. Era un po' triste, le mancava suo fratello. Ripensava alle parole del suo amico, sul fatto che stava sempre in casa da quando lei se ne era andata. Si sentiva in colpa, l'aveva lasciato solo. «va tutto bene?» I due si avvicinarono. Aveva annuito, ma era rimasta ferma nella stessa posizione a fissare il vuoto. «si, scusatemi» sorrise come suo solito, mostrando tutti i suoi denti splendenti. «mi date un abbraccino?» tirò in fuori il labbro, aprì le braccia e sfoderò il suo miglior sguardo dolce. Tanto che i due ridendo si avvicinarono e la strinsero a loro. Dopo, la trascinarono in salotto dagli altri. Si sedette vicino a Rea, Carola dall'altra parte. Posò la testa sulla spalla della bionda, che la abbracciò. Pensò a tutte le volte che l'aveva stretta in questi ultimi due giorni, certo che a quella ragazza piaceva proprio il contatto fisico.

Dall' altra parte della stanza, Luigi, la guardava. Aveva notato quanto fosse triste, conosceva quello  sguardo, l'aveva visto tante volte. E sapeva che si trattava di suo fratello, rea aveva detto che lei lo stava chiamando. Quegli occhi sconsolati li vedeva sempre quando stavano insieme e lei parlava al telefono con suo fratello, che invece era in Inghilterra. Per loro era difficile stare lontani, lo capiva. Prese una decisione, non era stato difficile, ma sapeva che lei lo avrebbe fatto pentire, ma se ne fregò.

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Spendo due parole per Guido: è un ragazzo meraviglioso. Come persona, come ballerino. Ha un talento che poche volte si vede e umanamente è una delle persone migliori che abbia mai visto. Non spesso tutti i ragazzi piangono per l'uscita di qualcuno, e questo prova tanto. Tutti lo amavano dentro, tutti lo amano fuori. Non si meritava di uscire, ma so che avrà un futuro meraviglioso fuori. Ti vogliamo bene maestro❤️❤️

Dancing with wind | Luigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora