T W E N T Y S E V E N

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Erano passati dieci giorni esatti da quel giorno, e i ragazzi non avevano alcuna notizia della loro compagna. Era scomparsa nel nulla, le sue cose erano ancora dove le aveva lasciate, ma di lei nessuna traccia. Erano tutti preoccupati, iniziavano ad irritarsi, perché ogni volta che qualcuno si azzardava a domandare di lei, veniva liquidato con risposte standard 'sta bene' 'vi aggiorno' 'appena so qualcosa ve lo dico'. Quello messo peggio era decisamente Luigi, era disperato e niente andava bene da quel momento. Tutti lo capivano, i professori non lo colpevolizzavano certo per i suoi comportamenti bruschi. Aveva vinto la sfida, per un pelo, perché la sua performance non era degna di lui e della sua bravura. Anche sui sociale erano tutti scatenati, perché non la vedevano in casetta e non gli era stato ancora detto niente. Il moro si era ritrovato a scrivere a Guido e persino a Jorge, di cui per fortuna conservava ancora gelosamente il numero, ma nessuno di loro aveva risposto.

E poi arrivò quel sabato, dieci giorni dopo quel maledetto mercoledì, in cui mentre, con calma, si infilava la giacca per uscire dalla sala relax e tornare in casetta, vide Christian e serena correre a tutta velocità verso la porta di uscita. «perché correte così?» li chiamò a gran voce, seguendoli a passo svelto. I due ballerini ridacchiarono con allegria, lasciandolo sempre più confuso. «non hai saputo? Francesca è in casetta!» spalancò la bocca e gli occhi, sorpreso, non appena la bionda concluse la frase. Subito, velocemente, aumentarono tutti e tre la velocità del loro passo, finendo a correre verso la porta d'ingresso. Il primo fu proprio lui, a spalancarla con il sorriso sul volto. Ma questo si spense subito, non appena la vide al centro dei suoi compagni, seduti sulla sedia a rotelle. Era bella come sempre, ma si vedeva quanto era stanca. Intorno al ginocchio il tutore che lo teneva saldamente fermo, le occhiaie accentuate dall' insonnia e le guancia incavate, scavate dallo scarso cibo dell'ospedale.

«Luì» gli sorrise dolcemente, appena si fu accorta della sua presenza, dopo che ebbe abbracciato i due che erano arrivati con lui da poco. Si avvicinò con lentezza a lui, spingendo le mani esili intorno alle ruote. «come stai?» azzardò lei, mentre i loro compagni si dileguavano per lasciarli da soli. «dovrei chiederlo io a te» ribatté. «sei sparita» la fissò dritto negli occhi, penetrante. «non per mio volere» lo ammonì, scocciata. «il mio percorso ad amici è finito, e forse anche la mia carriera» tagliò corto, fu cruda e fredda, fin troppo. Era ferita, stava male ed era consapevole che ciò che stava per fare era stupido e avrebbe fatto più male a lei che a chiunque altro, ma secondo lei doveva farlo. «cosa?» battè le palpebre fra di loro un paio di volte, sconvolto. «rottura del crociato anteriore, sono sparita perché mi sono operata ed ho iniziato la riabilitazione.» prese una pausa. «Sono fuori» sputò fuori ancora.

«stai scherzando» continuò ancora, lei iniziava ad alterarsi. Si comportava se fosse lui a soffrire. «non sto scherzando, Luigi.» gli ricordò duramente. «questa è l'ultima volta che metto piede in questa casetta, ed è per questo che mi dispiace dirti che la nostra relazione finisce qui» mormorò cercando di apparire il più sicura possibile. Sconvolto, spalancò le labbra e scoccò la lingua sul palato. «come scusa?» chiese per conferma, sicuro di aver udito male. «tra di noi è finita» le tremava la voce, e gli occhi si fecero immediatamente lucidi. Si sentiva male a farlo, non voleva eppure non le sembrava di avere altra scelta. «spero tu mi stia prendendo in giro» rise amaramente. «Luì, ti amo davvero ma non potrà mai funzionare per tutti questi mesi lontani senza nemmeno sentirci e tu sarai qui, con Elena» sputò fuori aspramente, durante le vacanze di natale un paio di volte si erano ritrovati ad urlare l'uno contro l'altro, perché lei era gelosa della cantante.

«mi ami? Ma davvero fai? Ma non ci pensi nemmeno un po' a me?» alzò la voce alterato, sbattendo la mano sul tavolo in legno al suo fianco. «pensare a te?!» si ritrovò a ridere divertita. «scusami se la mia esperienza ad amici, e probabilmente anche la mia carriera, è finita ed allora non riesco a pensare a te!» sbraitò, puntandogli un dito contro il petto in segno di accusa. Luigi indietreggiò e il suo viso si addolcì. «ho capito, va bene così» sospirò, piegò le ginocchia per abbassarsi alla sua altezza. «ci rivedremo fuori di qui?» domandò timidamente, timoroso della risposta che lei gli avrebbe dato. «sicuramente» gli sorrise sinceramente. «ti amo» mormorò prima di baciarla. Lei ricambiò di getto, dentro di se sperava che quella non fosse l'ultima volta. «ti amo anch'io Luì» sussurrò, e poi nuovamente si unirono insieme.

Passò poco e furono costretti ad allontanarsi, lei doveva prendere le sue valigie e salutare tutti, per poi sparire da quella casetta. «nei sei proprio sicura?» Alex era seduto sul suo letto, sopra la scritta 'Francesca' e la guardava piegare i vestiti e buttarli dentro la borsa, seduta sul pavimento. «non sono io a sceglierlo, mi hanno buttato fuori» rise lei, anche se dentro aveva ben capito a cosa si stesse riferendo il suo amico. «parlo di Luigi, nana» lei sospirò, riservandogli uno sguardo di rimprovero. «starebbe malissimo, lo conosco» si giustificò. «è così starà bene? E tu come starai?» la accusò ancora. «ale, non ho voglia di litigare. Staremo male, ma è meglio così. Spero solo che non mi dimentichi, e torneremo insieme una volta fuori da qui» sbuffò, mentre lui la aiutava a rimettersi sulla sedia, una volta che ebbe chiuso la valigia. «siete due stupidi» si lamentò, ma poi lasciò perdere il discorso.

E poi salutò tutti. Lasciò gli amici più stretti per ultimi; Luca e albe la abbracciarono così forte che pensò di rompersi anche la schiena oltre al ginocchio, Alex la strinse dolcemente, e lei si sentì libera di scoppiare a piangere tra le braccia del suo migliore amico. «ti voglio un mondo di bene, mi mancherai» gli sussurrò tra le lacrime, la voce incrinata dal pianto. Poi fu il turno delle sue due amiche, si lasciarono andare ad uno dei loro abbracci a tre scoppiando tutte in un pianto disperato. E infine venne il turno di Luigi. La caricò sulle sue spalle, mentre Alex prendeva in mano le valige e Carola la sedia a rotelle. Poi, una volta fuori dalla casetta, la riposò sopra la sua sedia e la baciò con dolcezza. Gli altri due tornarono dentro mentre le loro fronti si scontravano. «ti amo» sussurrò per l'ennesima volta. «mi mancherai così tanto» continuò, dato che l'altro non accennava a rispondere. Restò in silenzio ancora un po', per poi baciarla di nuovo. «ti amo anch'io bimba» le sorrise, e poi con uno slancio si rialzò ad altezza normale. «ci rivediamo presto, promesso» le spettinò i capelli, prima di girarsi verso la casetta per scomparire. «non troppo eh!» Urlò lei, rimproverandolo, con un sorriso sul volto.

Dancing with wind | Luigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora