33) 𝘳𝘶𝘯, 𝘳𝘶𝘯 𝘧𝘢𝘴𝘵 𝘧𝘰𝘳 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘮𝘰𝘵𝘩𝘦𝘳...

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Harry's pov.

Pensai di aver sentito male.
Per forza.

"Che cosa?" chiesi non tanto sorpreso, ma confuso.
"Hai sentito benissimo. Non lo ripeto." Disse assumendo quell'aria brusca e scontrosa per stare sulla difensiva.
"No invece. Non ho capito" finsi seriamente di non aver sentito.
"Meglio così." Prima che dicessi niente, si alzò e andò in bagno lasciandomi tormentato da domande che non conoscevano risposta.
Nell'esatto momento in cui tentai di dare una risposta definitiva e sensata all'affermazione di Louis, il telefono dell'hotel squillò.

"Pronto?" dissi evitando di guardarlo negli occhi, non avevo il coraggio, non dopo quella frase.
"Signor Styles? È pregato di scendere nella hall, c'è un messaggio per lei." Corrugai la fronte. In che senso?
"Non può dirmelo ora?"
"Il mittente preferisce vederla, non si preoccupi se è impegnato chiedo di rimandare." La voce di quell'uomo aveva qualcosa che non andava, non mi convinceva.
"Stia tranquillo, arrivo fra poco" e attaccai.

Avevo bisogno di farmi una doccia, Dio solo sa di cosa puzzavo.
Alzandomi passai di fronte allo specchio e mi bloccai, il mio collo era pieno di macchie rossastre e violacee, per non parlare del mio petto, e sulla spalla c'era quasi il segno di un morso.
"Sono simboli di passione quelli, che fai li disprezzi?" sussultai quando Louis uscì dal bagno con solo un asciugamano attorno al bacino, la sua voce rauca mi arrivò da dietro risvegliando i miei sensi.
Si notava così tanto la mia espressione di disappunto?
"Chi era al telefono?" chiese mentre si vestiva.
"C'è un messaggio per me nella hall, tempo di farmi la doccia e scendo"
Louis assunse un'espressione alquanto discutibile.
Era...infastidito? Accigliato? Nervoso? Non riuscii a decifrarlo.
"Vedi di non arrivare in ritardo alla lezione." Disse solo questo, prima di uscire sbattendo rumorosamente la porta.

***

"Eccomi" dissi all'uomo dietro il bancone nella hall.
"Ecco a lei. Il mittente la aspetta fuori dall'hotel." Sorrise cordialmente e mi porse un foglio di carta piegato, pressando leggermente le mani su quel biglietto.
Mi allontanai di poco cercando di sbirciare fuori, ma non vidi nessuno.

'Basterebbe immedesimarsi nell'altro, per non fare del male. Ma costerebbe troppa fatica a chi vive solo per se stesso.'

Era una frase scritta a penna, non mi soffermai sulla calligrafia né su qualunque altro dettaglio, mi avviai verso l'entrata e spingendo la porta uscii fuori.
Mi guardai intorno, prima a destra, poi a sinistra, poi di fronte a me.

La strada brulicava di persone indaffarate, avevo dimenticato il giubbino e il freddo iniziò a farsi sentire, fui tentato di rientrare immediatamente ma qualcosa mi spinse a restare fuori.
Fu solo quando notai una figura nera uscire dal palazzo di fronte, che lo vidi.
Ebbi una reazione incontrollata, spontanea.
Il cuore sembrò disintegrarsi insieme all'aria che non riuscivo più ad inalare. Era come se avessi visto la personificazione del dolore, incurante dei problemi che poteva dare.

Jake Welburn se ne stava lì, di fronte a me, in silenzio.
Mentre restavo a fissarlo pietrificato e scosso, forse anche in preda a un attacco di panico, forse anche mentre sentivo le viscere restringersi e contorcersi, lui ebbe il coraggio di sorridermi.
Un sorriso che dava i brividi, gli occhi di un azzurro più chiaro di quanto ricordassi, le labbra perfettamente simmetriche e carnose, con un'evidente cicatrice sul labbro destro, un taglio che partiva dalla parte superiore fino a colpire quella inferiore, e i capelli biondi color oro pettinati perfettamente.

Le lacrime scorrevano e non me ne rendevo conto, le mani tremavano e le gambe cercavano di sorreggermi, ma il mio cervello reagì in modo diverso.
Scappai.
E corsi.
Corsi fino a far morire l'aria nei polmoni e a sentirli bruciare, ardere.
Corsi, lasciando che la mia mente si spegnesse e vagasse senza alcun pensiero, corsi fino a percepire la sensazione di star spezzando l'atmosfera, corsi all'impazzata.
Non mi voltai nemmeno una volta, le strade sembravano tutte uguali ma non m'importava, continuai a correre per un tempo indefinito e smisi soltanto quando iniziai a sentire un senso di svenimento. Tenevo la testa bassa, mi accasciai a terra e guardandomi intorno per poco, pensai di essere sulla riva del fiume Isis. Non mi interessava se qualcuno mi avesse visto, lasciai solo che la mia voce fuoriuscisse come non aveva mai fatto.
Gridai, urlai dal dolore che si era impadronito di nuovo del mio corpo, del mio cervello, fottendomi completamente.
Lasciai che il mio abisso di disperazione mi inghiottisse, lasciai che il buio mi offuscasse la vista e continuai a gridare, a sfogarmi, a cercare di strapparmi i capelli mentre tremavo scombussolato da tutto.
Mi ero ripromesso di essere più forte.
Avevo giurato di restare indifferente.
Ma non ci ero riuscito.
Ero un totale fallimento, tutti i tentativi di stare bene, tutte le promesse fatte a mia madre, tutti i momenti difficili analizzati accuratamente con gli specialisti, tempo sprecato.
Perché?
Perché si era fatto rivedere?
Perché proprio in quel momento?
Perché proprio quando mi ero innamorato di suo fratello?

Non ebbi la salute psicologica per rispondere, provai a fare un respiro profondo e lanciai il telefono nel fiume, avevo bisogno solo di me stesso.

Louis's pov

Harry stava rischiando di fare tardi alla lezione, non era ancora arrivato.
'Ma perché cazzo non risponde?' Il telefono risultava non raggiungibile.
Così decisi di uscire dalla sala e andare in camera, nemmeno lì lo trovai e iniziai a preoccuparmi.
Scesi nella hall per chiedere all'uomo dietro al bancone del check-in se l'avesse visto, solo in quel momento ricordai che qualcuno aveva un messaggio per lui.
"Sì, è uscito poco fa." Rispose quest'ultimo senza alzare gli occhi dalle scartoffie che stava maneggiando.
Un po' turbato uscii e provai a richiamarlo, ma ancora non rispondeva.
Alzai lo sguardo e vidi un uomo con un cappotto nero, coperto da un cappuccio, avvicinarsi verso di me e sentii una goccia bagnarmi il viso. Stava iniziando a piovere.
Affrettò il passo e solo quando si abbassò il cappuccio, lo riconobbi.

"Ciao fratellino, da quanto tempo."





-Spazio Autrice-

Hey, ciao a tutti.

Scusate il ritardo del capitolo ma ho attraversato un periodo orrendo, ho avuto e penso di avere ancora adesso un blocco. Non riesco più a convincermi che quello che scriva mi piaccia, quindi scusatemi se può non piacere a voi. La canzone è inerente al capitolo <3

Come state voi? Che mi dite?

𝐈𝐥 𝐬𝐚𝐩𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐮𝐚 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚 |𝐥𝐚𝐫𝐫𝐲|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora