12.

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Aprii lentamente gli occhi e percepii che la presa intorno a me si era allentata, così ne uscii completamente. Cercai di coprire il corpo di Rindou con il suo yukata e mi alzai per andare fuori.

L'aria notturna mi colpì il viso e i capelli svolazzarono in maniera scomposta sotto la luce della luna. Un piccolo sospiro mi scappò dalla bocca. La natura mi sussurrava dolcemente nelle orecchie lievi suoni, nettamente in contrasto con il battito del mio cuore che rimbombava in maniera incontrollata. Sentii il nervosismo crescermi dallo stomaco e invadermi il corpo, mentre la confusione regnava nella mia mente; i miei sentimenti non erano chiari e ben che meno le intenzioni dell'uomo.

Era geloso del mio appuntamento? Cosa significava quell'abbraccio? Cosa sono io per lui?

Mi chinai per sedermi e osservai il cielo. Le stelle brillavano diversamente poiché l'aria pulita della campagna lasciava loro l'occasione per splendere, la luna invece era coperta da qualche piccola nuvola. Le osservavo mentre pigramente si muovevano grazie al vento, alcune si diradavano, altre si scomponevano in forme particolari.

Iniziai ad arrotolare una ciocca di capelli intorno all'indice e pensai a quanto fossi stata stupida per essermi lasciata andare in una situazione del genere. All'inizio era ancora accettabile ma sapevo a mio rischio e pericolo che c'era la possibilità che nascessero dei sentimenti. Mi sentii ferita nell'orgoglio perché era una classica situazione cliché da commedia romantica, dove da una relazione aperta sbocciava l'amore, solo che nel mio caso non si capiva chi provasse cosa per chi. Siccome nessuno dei due era certo dei propri sentimenti, era meglio parlarne o lasciarsi alle spalle tutto quanto?

Scossi la testa decisa, non serviva discutere della questione in quel momento, specialmente dopo un momento di tale vulnerabilità emotiva.

E fare finta di niente a cosa avrebbe portato? A nulla.

Non esisteva una decisione giusta da fare nell'occasione giusta, ma come valeva per me era così per ogni cosa. Mi voltai e vidi dalla porta socchiusa Rindou stringersi nella coperta, facendomi intenerire. Tirai un altro sospiro e decisi di tornare a letto per cercare di dormire ancora un altro po'.

Presi posto e mi sistemai la coperta, quando sentii un sussurro caldo sul mio collo.

"Non andare."

Mi immobilizzai all'istante, mi accorsi dopo che trattenni addirittura il respiro.

Come poteva dire una cosa del genere? Come poteva confondermi ancora di più?

Per mia fortuna però, iniziò nuovamente il lieve rumore del suo russare e potei finalmente respirare.

Nel frattempo Rindou si era avvicinato a me, sfiorando con la mascella la mia spalla.
Mi tranquillizzai dato che sapevo che tendeva a muoversi nel sonno e perciò decisi di non dare troppo peso alla cosa e di cercare di pensare solo ad addormentarmi.





Quando mi svegliai lui non era lì.

Ancora assonnata girai per tutta la casa ma non lo trovai, mi mancava ancora solo un posto da controllare. Percorsi quel piccolo sentiero di pietra per ritrovarmi avvolta dal vapore caldo che proveniva dalla vasca. Nonostante mi stessi avvicinando non si accorse di me, perciò mi tolsi silenziosamente i vestiti ed entrai in acqua nel lato opposto al suo. Notai che sobbalzò leggermente per la presenza estranea, ma quando si accorse che ero io mi sorrise.

"Ehi"

"Ehi"

Raccolsi le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia; osservavo i miei piedi sott'acqua, senza alzare lo sguardo, ma sapevo che invece i suoi occhi erano fissati su di me. Quando lentamente trovai il coraggio di sbirciare in sua direzione, mi prese per il polso e mi tirò a sé. Poggiai la testa nell'incavo tra la sua spalla e la sua testa, con la schiena contro il suo petto. Osservai dritto davanti a me l'acqua che si muoveva assieme a noi, mentre sistemavo le gambe tra le sue. Distesi gli arti completamente, ma vidi che Rindou li piegò, con le ginocchia che fuoriuscivano dall'acqua, facendo risuonare le gocce che cascavano in quell'imbarazzante silenzio. Quel contatto fisico era rassicurante ma allo stesso tempo mi lasciava mille dubbi, continuavo a non capire il bizzarro comportamento dell'uomo. Non avevamo mai litigato, siccome i nostri incontri avevano come scopo la fuga dallo stress quotidiano; però sentivo che in quel momento sarebbe stato meglio discutere aggressivamente piuttosto che rimanere nel silenzio, almeno così entrambi avremmo detto chiaramente cosa pensavamo l'uno dell'altro.

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