Suonò il campanello.
Mi alzai svogliatamente dal divano, interrompendo la revisione di un progetto, per andare a vedere chi fosse a quell'ora di mattina. Era sabato, il sole era appena sorto e la vitalità del mio tranquillo quartiere era pari a zero. Iniziai a sentire freddo perciò mi affrettai per vedere chi fosse alla porta per poter riprendere nuovamente il mio lavoro.
"Chi è?" Mi infilai delle pantofole e abbassai la maniglia prima di vedere il raggiante sorriso di Ran, che mi augurava il buongiorno.
"Muoviti ad entrare che si gela." Subito il suo viso cambiò in un broncio offeso, allora non potei che baciargli quelle tenere labbra incurvate. Sentii che la sua espressione si ammorbidì al contatto con la mia bocca, mentre mi mettevo in punta di piedi per agevolare quel gesto.
"Cosa ti porta così presto qui?" Presi la sua giacca e la poggiai sul divano, mentre si avviava in cucina per versarsi un bicchiere d'acqua.
"Già stavi lavorando?" Chiese osservando i fogli sparsi sul tavolo da lontano."In realtà è dalle tre di notte che non riesco a dormire, perciò mi sono portata avanti con il lavoro." Nel frattempo si era seduto ed io mi ero posizionata in piedi davanti a lui, poggiando le mani sulle sue spalle. Avvolse le braccia intorno ai miei fianchi, prima di scagliarmi un'occhiata di rimprovero.
"Te l'ho già detto più volte che non devi strafare."
"Lo so, ma è più forte di me."
"Come mai non riuscivi a prendere sonno?" La sua espressione cambiò, era preoccupato.
Feci spallucce, era sicuramente per lo stress del lavoro, ma non potevo dirglielo perché gli avrei dato ragione in quel modo.Ran allora si alzò e, prendendomi per mano, mi portò in camera da letto. Scostò le coperte per fare spazio e una volta presa posizione diede dei colpetti leggeri sul materasso per invitarmi a stendermi.
Mi misi su un fianco, mentre sentivo il suo petto avvicinarsi alla mia schiena. Il suo braccio scivolava sulla mia vita, facendo congiungere le nostre dita vicino al mio stomaco, mentre la mano libera giocherellava con i miei capelli. La sua dolce voce mi sussurrava parole confortanti all'orecchio, lasciandosi scappare ogni tanto qualche languido bacio alla base del mio collo.
"Riposa un po', dopo vorrei portarti in un posto."
Mi girai verso di lui, le mie palpebre ormai pesanti mi impedivano di aprire gli occhi. L'uomo avvicinò il mio corpo al suo, sistemando meglio la coperta sopra di noi.
"Grazie Ran."
"Tutto per il mio angioletto." Sorrisi per quel nomignolo sdolcinato, per quanto mi fossi lamentata lentamente mi ci stavo affezionando.
❂
Il vuoto accanto a me indicava che Ran non era più in camera, perciò, ancora avvolta nella mia calda coperta, mi alzai per andare a vedere cosa stesse facendo l'uomo.
"Ben svegliata." Mentre mi strofinavo gli occhi, vidi di sfuggita la sua figura sul divano con le gambe accavallate ed il telefono in mano. Lo raggiunsi pigramente, con gli occhi ancora semichiusi.
Presi posto sulle sue gambe, allacciando le braccia intorno al suo torso. Il mio viso era confortevolmente affossato nell'incavo del suo collo, entrambi abbracciati dalla coperta che mi ero portata dietro e la risata di Ran mi fece sorridere contro il suo petto.
"Come al solito, appena sveglia sei completamente andata." Mugugnai qualche verso in risposta, era passato ancora troppo poco tempo per potermi svegliare del tutto. Strofinai la punta del naso contro la sua pelle esposta, per poi iniziare a baciarla lentamente. Dei segni rossi stavano prendendo forma, mentre la mia lingua ne tracciava i contorni. Ero completamente assorta in ciò che stavo facendo che sobbalzai quando Momo si intromise tra noi due, saltandoci addosso e miagolando come un ossesso.
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| Affinità predestinata | Haitani brothers
FanfictionIl dualismo del carattere di Akira Mori è lampante: a lavoro è ambiziosa, sa cosa vuole e con determinazione porta avanti i suoi desideri; nella sua vita personale invece tende a farsi trasportare dal corso degli eventi, spinta da un'incurabile curi...