15.

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"Pronto?"

"Non ha ancora salvato il mio numero? Potrei offendermi." Sentii dall'altra parte un uomo che ridacchiava, era una voca profonda e morbida.
"Sono Ran Haitani."

"Haitani-san! Mi scusi, ha ragione, mi ero scordata di farlo dato che ci siamo scritti per email fino ad ora."

"È occupata in questo momento?"

"No, credo di avere un po' di tempo liber-"

Non feci in tempo di finire la frase che dalla porta dell'ascensore uscì l'uomo con cui stavo parlando al telefono.

Lo vidi sorridere amabilmente, mentre io ero ancora più perplessa dal suo comportamento. Era molto socievole e parlava molto, trovavo piacevole lavorare con lui perché manteneva alta l'attenzione di tutti quanti, spingendoli a dare il massimo.

"Non la aspettavo oggi, come mai da queste parti?"

"Avevo voglia di vederla." Disse senza alcun tipo di ritegno. Mi scappò una risatina ma mi ricomposi subito, nonostante fossi parecchio divertita.

"Non dovrebbe dirlo a qualcun'altra questo?" Incrociai le braccia al petto e inclinai la testa di lato, curiosa di sapere la sua prossima risposta.

"Tra lavoro e casa la vedo fin troppo spesso, avevo bisogno di rinfrescarmi gli occhi." Quella frase, che suonava vagamente come una banale tecnica per rimorchiare, mi fece scuotere la testa mentre un sorriso esasperato si formò sulle mie labbra.

"Se la sentisse la sua ragazza sarebbe in guai seri." Presi posto sulla mia sedia dietro la scrivania, mentre lui si era seduto di fronte a me. Era leggermente reclinato verso lo schienale, accavallò le gambe, mantenendo il suo solito sorrisetto e incrociò le mani poggiandole sul suo ventre.

"Occhio non vede cuore non duole."

"Mi verrebbe da dire che lei è un traditore incallito." Lo stuzzicai, anche se non era molto opportuno farlo dato i nostri rispettivi lavori, ma quel tipo di dinamica tra noi due veniva fuori in modo naturale.

"Non si preoccupi, mi diverto a dire ciò che mi passa per la mente ma sono un uomo di parola, glielo posso assicurare."

"Crederò alle sue parole finché non mi darà prova del contrario."

"È un avvertimento?"

"Decida lei come interpretarlo." Era decisamente elettrizzante passare del tempo con lui: era un continuo botta e risposta, portato avanti dalla sua impulsività e dalla mia curiosità; lui non aveva freni inibitori mentre io volevo sapere che cosa avesse da offrirmi quella mente particolare.

Le nostre nature provocatorie si alimentavano a vicenda, dando vita ad uno scontro mentale. I suoi occhi erano una continua tentazione, sempre alla ricerca di qualcosa per stuzzicarmi. Mi osservava attentamente, in attesa della mia prossima mossa. D'altra parte io ero attratta da quel suo modo di fare, così esplicito ma allo stesso tempo ambiguo, nascondendo sapientemente le sue intenzione dietro parole calibrate alla perfezione.

"Lei è una persona che tradisce?" Mi ricambiò con la mia stessa affermazione.

"Non mi verrebbe mai in mente di farlo."

"Suppongo che anche se lo facesse non verrebbe da me a dirlo."

"Come ho fatto io, si dovrà fidare di ciò che ho detto."

Mantenemmo il contatto visivo, sguardi intrecciati, nessuno dei due aveva intenzione di interrompere quella che sembrava quasi una sfida. Risposi al suo sorriso beffardo con un ghigno, ma il rumore di qualcuno che bussava interruppe quel momento.

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