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Un tonfo sordo echeggiò nel silenzio, facendo raggelare il sangue in tutti i presenti. Nessuno aveva il coraggio di fiatare, di proferire parola.
I miei occhi sarebbero potuti uscire fuori dalle orbite per quanto erano spalancati, con lo sguardo fisso sullo schermo del computer di fronte a me. Nello shock del momento mi accorsi che la pelle della mia mano si stava arrossando per l'impatto contro la scrivania.

Il trasferimento ad Osaka era proprio quello che non ci voleva quando la mia relazione con Ran stava iniziando a vacillare.
Mi aveva assicurato che avrebbe ridotto al minimo indispensabile, quindi solo per lavoro, gli incontri con Kaori, ma una fastidiosissima sensazione di insicurezza continuava a stanziare nell'angolo più nascosto della mia mente; un tarlo fisso che mi sussurrava lievemente nell'orecchio, era quasi impercettibile ma si faceva sentire.

Volevo con tutta me stessa fidarmi di Ran, ma era anche vero che se da una parte potevo chiudere gli occhi e accettare quella situazione, comunque rimaneva il fatto che esistevano tantissime altre variabili fuori dal mio controllo ed una di queste era quella donna.

Era inutile concentrarsi su dettagli del genere, siccome nessuno possedeva il dono dell'onnipotenza; dovevo trovare qualcosa a cui aggrapparmi che mi desse sicurezza per continuare, ma dopo l'arrivo di quella dannatissima email mi sembrava un'impresa abbastanza complessa.

I miei occhi iniziarono a rileggere freneticamente quelle brevi righe, alla ricerca di un pretesto per declinare quell'offerta o perlomeno rimandarla, ma nulla: era praticamente un ordine.

La mia vita sentimentale era solamente una delle preoccupazioni che avevo, restavano poi la mia famiglia e i miei amici, la vita in generale che mi sarei lasciata dietro con quel trasferimento mi sarebbe mancata più di ogni altra cosa; in una nuova città si sarebbero potuti costruire nuovi ricordi, ma nulla avrebbe mai potuto prendere il posto della propria città natale nel cuore.

All'improvviso mi sentii drenata di ogni forza vitale, volevo semplicemente scomparire nel tepore della mia casa, lontana da tutto e da tutti. Mi passai le mani sul volto in segno di esasperazione.

Tadashi si avvicinò lentamente a me e chiese quasi in un sussurro cosa fosse capitato.

"Mi trasferiscono." Dissi senza nemmeno guardarlo.

Mentalmente mi volevo dare uno schiaffo, nessuna persona sana di mente avrebbe reagito in quel modo per un trasferimento con aumento di salario; allo stesso tempo mi sentivo ancora troppo legata alla mia esistenza a Tokyo, dove ancora sentivo la necessità di costruire qualcosa di importante.

Immediatamente chiusi quell'email, andando arbitrariamente contro le indicazioni di una risposta in tempi ragionevoli. Dovevo allontanarmi dalla frenesia del mio lavoro per un momento, scappare in un angolo remoto per poter meditare e decidere con calma; avevo necessità di fare chiarezza con Ran, capire definitivamente cosa entrambi volevamo e soprattutto i sacrifici che eravamo disposti a fare.

Presi il telefono e digitai il suo numero, ma mi mandò subito alla segreteria.
Sbuffai per il leggero dispiacere, ma mi resi conto che sicuramente a quell'ora era impegnato per lavoro.

Gli mandai un breve messaggio in cui gli chiedevo di richiamarmi appena era libero e ripresi, con qualche distrazione per la notizia, i miei incarichi.

Sentii bussare alla porta ed entrò timidamente una ragazza con in mano del materiale che proveniva da un altro dipartimento. Sicuramente era già lì vicino quando la mia reazione piuttosto eclatante aveva risuonato in tutto l'edificio, infatti appena entrò stentava a guardarmi negli occhi.
Leggermente in imbarazzo cercai di sorriderle per metterla a suo agio, ma la cosa mi si ritorse contro perché squittì spaventata prima di uscire.

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