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Erano passate due settimane dall'incontro con Rindou. Grazie al lavoro, che mi teneva costantemente impegnata, ero riuscita ad ingannare il tempo e quasi mi dimenticai di quell'evento.
Che fossi stata in ufficio o in casa mia ero sempre piegata su documenti, fascicoli o computer. Tadashi entrava e usciva in continuazione per darmi del materiale da controllare, piano piano si stava accumulando una pila gigantesca sulla scrivania.

"Penso che basti per il momento." Gli dissi ridacchiando. Il ragazzo si fermò un secondo per osservare ciò che aveva creato.

"Mi scusi Akira-san, non me n'ero proprio reso conto." Gli sorrisi per tranquillizzarlo e, sedendosi di fronte a me, iniziò a passarmi man mano i documenti. Innanzitutto andavano categorizzati per creare un ambiente più ordinato e la cosa ci portò via tantissimo tempo. Ogni documento era in duplice copia, perciò mentre io leggevo ad alta voce contemporaneamente Tadashi si segnava eventuali errori anche sulla sua copia, in modo tale che qualsiasi versione sarebbe stata corretta. Una volta fatto questo processo i documenti senza errori finivano in archivio, quelli da correggere venivano rimandati a chi di competenza.
Continuammo questo ciclo fino a quando i cervelli di entrambi smisero di funzionare.

"Ma dobbiamo farlo proprio noi questo lavoro?" Sbattei l'ennesimo fascicolo che finiva nella pila per l'archivio. "Mi sembra una mansione che potrebbe svolgere chiunque." Feci il broncio e Tadashi smorzò una risata, ricomponendosi subito.

"Hanno assegnato a noi questo impiego perché lei può correggere tutti questi documenti da sola, grazie alle sue competenze. Distribuendo ad altri il lavoro l'impiego di fatica e tempo aumenterebbe."

"Mi sembra una scusa bella e buona creata da Yoshida per tenermi occupata su cose del genere mentre lui si prende gli incarichi interessanti. E poi chi pensa alla mia di fatica?"

Mi buttai di peso sullo schienale della sedia, mi sembrava tutto uno spreco di tempo. Buttai un occhio su Tadashi che, cercando di mantenere la sua solita compostezza, trattenne uno sbadiglio.

"Per oggi direi che può bastare, a casa mi aspettano il mio gatto e un bel progetto da revisionare, evviva..." dissi ironicamente.

Il ragazzo si congedò, ritornando alla sua scrivania che si trovava appena fuori dal mio ufficio. La sua dedizione era sorprendente, quasi mi sentivo in colpa a lasciarlo solo.

"Non tornare troppo tardi a casa mi raccomando, buona serata."

"Grazie, buona serata anche a lei Akira-san."





Ormai si era fatto tardi ed io senza accorgermene ero rimasta incollata al computer nel buio del mio salone. Ogni tanto sentivo qualche verso di Momo provenire da fuori, ma molto probabilmente stava giocando con il gatto del vicino. Solamente il mio stomaco che brontolava mi fece realizzare di non aver ancora cenato. Mi avviai pigramente verso il frigo e con mia grande gioia scoprii che era vuoto. Alzai gli occhi al cielo scocciata dal mio stesso comportamento e infilandomi una giacca uscii per andare in una locanda dietro casa.

"Benvenuta, ah sei tu Akira! Anche stasera il solito?" Ricambiai il saluto e annuii alla proposta dell'uomo. Era un posto in cui finivo spesso a mangiare perché non era raro che mi dimenticassi di fare la spesa. In realtà sapevo anche cucinare, ma era difficile farlo senza materia prima.

Con una sorprendente velocità, il proprietario della locanda mi servì una ciotola fumante di ramen, con l'aggiunta della loro speciale salsa piccante, l'ideale per riscaldarsi nei giorni freddi.

Ringraziai per il cibo e iniziai a mangiare con gusto. Era una locanda storica della zona e il signore che la gestiva mi trattava quasi come una figlia.

"Benvenuto signore, si accomodi" sentii mentre ero concentratissima a divorare il mio cibo.

"Akira?" Mi voltai verso l'uomo e quasi non caddi dalla sedia per la sorpresa.

"Rindou, ehi.." Dissi cercando di decifrare la sua espressione divertita. "Cos'è che ti fa ridere così tanto?"

"Quasi non ti avevo riconosciuta vestita in questo modo." Continuò a ridacchiare finché il proprietario gli chiese cosa volesse mangiare. "Prendo ciò che ha preso lei."

"È sicuro della sua scelta? Akira è una gran mangiatrice di cibo piccante e la nostra salsa speciale non è uno scherzo."

"Proverò a mio rischio e pericolo."

Mentre prendevano le sue ordinazioni, io realizzai cosa mi disse poco fa Rindou. In effetti non ero nei miei soliti vestiti da ufficio, ma nella mia tenuta da casa fatta da felpa e tuta, in aggiunta degli occhiali che mi ero scordata di levare prima di uscire e uno chignon che si stava via via disfacendo. Noncurante del mio aspetto ripresi a mangiare sotto lo sguardo curioso dell'uomo. Quando arrivò anche la sua ordinazione lo vidi un po' esitante, ma subito si ricompose e assaggiò il piatto.

"Come ti sembra, buono vero?" Gli chiesi sorridendo. Rindou annuì con la testa mentre il suo viso stava diventando paonazzo. Appena mandò giù il primo boccone chiese una birra.

"Una pure per me grazie."

Il vecchio proprietario non fece nemmeno in tempo a poggiare i bicchieri che Rindou glielo prese direttamente dalla mano, bevendone metà in un sorso. Io e il signore eravamo divertiti dalla scena e scoppiammo a ridere sotto il suo sguardo leggermente scocciato.

"Ti avevamo avvisato che era piccante."

"Avevo semplicemente sete..." Bofonchiò tra sé e sé. Lo osservai mangiare con molta fatica il suo cibo e non potei che pensare che era tenero nel suo provare a fare il duro, sorridendo ogni tanto.

"Era..molto buono." Disse esitando un po' quando finì di mangiare. Ridacchiai dalla vista della sua espressione e, dopo aver pagato, uscimmo dalla locanda.

"È stata una piacevole sorpresa rivederti stasera." Non mi aspettavo una simile frase da Rindou, ma gli sorrisi mentre gli dicevo che valeva lo stesso per me. Si offrì di riaccompagnarmi a casa e io accettai seppur un po' esitante.

"Vai spesso in quella locanda?" Mi chiese continuando a guardare davanti a sé.

"Si, oggi come tante altre volte avevo il frigo vuoto e ho lavorato a casa fino a tardi. Tu invece?"

"Era la prima volta oggi, sono entrato per caso." Annuii alla sua risposta.

L'aria fredda sferzava aggressiva e le mie mani si stavano congelando; iniziai a sfregarle tra di loro per poi affondarle nelle tasche ma niente sembrava funzionare.

"Tieni." Vidi che mi stava porgendo un paio di guanti di lana, che accettai senza troppe cerimonie.

Erano ovviamente troppo grandi per le mie mani, ma piano piano iniziavano a riscaldarsi.

"Grazie mille." Lo guardai sorridere leggermente.

Dopo un po', nel silenzio, arrivammo davanti casa mia e l'atmosfera si fece un po' tesa.

"Eccoci arrivati." 

Ci scambiammo un'occhiata veloce per poi avvicinarci contemporaneamente l'uno a l'altra per baciarci. Al contatto con le sue labbra mi uscì un lieve sorriso. All'inizio ero un po' titubante, ma aver visto che pure lui aveva le mie stesse intenzioni mi rassicurò. Solo che non riuscivo a tranquillizzarmi del tutto, perché sapevo già come la serata sarebbe andata a finire...

"Scusami ma devo andare."

"E cosa avresti da fare a quest'ora della notte?"

"Ho del lavoro in sospeso..." mi voltai di lato alla bugia detta.

"Puoi sempre farlo domani." Avvicinò la sua mano al mio viso per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Mh?"

"Preferirei di no."

"Ho capito, questo è il mio numero, quando ne hai voglia fammi uno squillo." Mi porse un bigliettino di carta mentre mi fece l'occhiolino e io roteai gli occhi ridacchiando.

Dopo esserci salutati rientrai in casa e mi poggiai con la schiena contro la porta chiusa.

Sospirai sonoramente.

Rindou, che intenzioni hai?

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