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Il giorno dell'evento per presentare il nostro nuovo progetto si stava avvicinando sempre più velocemente e lo si poteva notare dalla costante agitazione che riversava in tutti gli uffici dell'azienda. Le settimane passate ad organizzare quel giorno così importante per tutti noi furono le più stressanti della mia vita. Siccome ero stata io la prima promotrice di tale progetto, mi avevano affidato la gestione dell'intero evento, ruolo da non poco e soprattutto mi rendeva più vulnerabile alle provocazioni di Yoshida.

Lo vedevo sempre che cercava di capire i miei piani e di conseguenza come distruggerli, fallendo ogni volta, ma ciò non era sufficiente per farmi tenere la guardai bassa, anzi mi rendeva ancora più sospettosa delle sue intenzioni. Allo stesso tempo però avevo ancora mille altre cose a cui pensare, perciò decisi di occuparmi del male minore, ovvero cercare di ignorarlo.
Alla fine gli affidarono qualcosa da fare e la usò come distrazione dal mio lavoro.
Non averlo più intorno mi rassicurò in un certo senso e quelle settimane poterono passare senza alcun intoppo, fino alla sera prima del grande evento.





Le luci erano quasi tutte spente, tranne per qualcuna nel corridoio. Le uniche completamente accese erano quelle del mio ufficio, nel quale io mi ero rinchiusa per rivedere un'ultima volta nei minimi dettagli la pianificazione della giornata.

Spostai rapidamente gli occhi verso il mio polso e notai scocciata che erano già le nove di sera passate, era dalle otto del mattino che mi trovavo tra quelle quattro mura. Poggiai tutto quello che avevo in mano e distesi le braccia verso l'alto per stiracchiarmi, grugnendo sonoramente.

"Sei ancora tu o ti ha impossessata un mostro?" Alzai la testa verso l'uomo che mi parlò, non potendo fare a meno di ripensare che in passato era già stata pronunciata una frase del genere e ciò mi causò una sorta di déjà-vu. Sorrisi amaramente, ma Ran, che si trovava di fronte a me, sembrò non accorgersi della lieve sfumatura di quel gesto.

"Sai, non è esattamente piacevole rimanere seduti per così tanto tempo." Ridacchiò alla mia risposta.

Dopo che una volta lo stavo quasi per colpire con una pallina di carta accartocciata, in preda ad uno dei miei attacchi di rabbia, decisi io arbitrariamente che le formalità ci rallentavano e ci facevano perdere tantissimo tempo. Era stata una decisione puramente fondata sul mio umore del tempo, ma l'uomo lo accettò di buon grado.

Poggiai il gomito sul bracciolo della sedia e il viso sulla mano. Chiusi gli occhi per un attimo e mi massaggiai le tempie, sospirando lievemente. Rimasi così fino a quando non avvertii la sua presenza dietro di me.

"Vediamo un po' cosa possiamo fare..." Le mie sopracciglia si inarcarono per esprimere la mia perplessità, la sua frase non mi fu chiara finché non sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, iniziando a massaggiarle in maniera decisa ma non dolorosa. Sentivo tutta la tensione sciogliersi per quel contatto inaspettato. I suoi pollici facevano movimenti circolari alla base della nuca, piano piano le mani salivano sul collo e sentii il suo fiato caldo troppo vicino, causandomi dei piccoli brividi lungo tutta la schiena.

"Molto meglio vero?" Immaginai il suo solito sorriso dipingergli il viso quando percepì che il mio corpo si irrigidì per un istante.

Girò la sedia, così che mi potè intrappolare tra le sue braccia. Le nostre facce erano a centimetri di distanza.

"Cosa hai intenzione di fare?" Gli sorrisi per provocarlo. "Kaori non sarà molto contenta se scopre che il suo fidanzato ronza così vicino ad altre donne, soprattutto se una di loro sono io." Cercai di allontanarlo, ma non si mosse di una virgola. Il mio sorriso fu sostituito da una faccia sorpresa quando avvertii la sua mano sotto la mia gonna. Mantenne il suo sguardo su di me mentre mi slacciava l'indumento.

| Affinità predestinata | Haitani brothersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora