1- dieci giorni

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Fisso lo schermo del computer che, in mezzo alle tenebre della mia camera, illumina il mio viso ormai segnato dalla stanchezza. Mi aggiusto con un dito gli occhiali che mi calano lungo il naso, e guardo le varie offerte che mi si prospettano davanti.
Un brivido mi percorre la schiena quando trovo il prezzo più accettabile, e insieme ad esso arriva l'eccitazione. Stringo in un pugno il lenzuolo leggero che mi copre e penso di essere stata fortunata a trovare l'ultima offerta disponibile e adatta alle mie possibilità: un biglietto da settanta dollari per fare un percorso di cinque ore non si trova tutti i giorni.

Me ne andrò da qui, finalmente.

Muovo le gambe sotto il pc in preda ad un incontrollato fremito, provando il senso di sollievo- che pensavo non esistesse più ormai- al solo pensiero di potermene andare da questa casa, da questa città... insomma, lontano da qui.
Affondo i denti nel labbro inferiore annegando in chissà quali pensieri: non so cosa farei, una volta uscita dallo Stato, ma quello che conta è scappare. Odio essere rinchiusa tra quelle quattro mura, con due maschi insopportabili che mi trattano peggio di uno zerbino.

Dannati maschilisti.

Mio padre, lui è un ubriacone dalle mille parolacce e bestemmie. Col fiato che sa di alcol e con le botte ti faceva rimpiangere di essere nato: si, forse la "morte prematura" sarebbe stata la scelta più giusta che avessi potuto fare... ma così non andò.
E poi c'è mio fratello, Gerard, un vero bad boy amato da tutti che tratta da cane sua sorella minore, considerandola il nulla in persona. Immagino la sua faccia contenta quando scoprirà che la sua amata Beth non è più in casa a pulire il pavimento con la lingua.

Perché mi odiano? Beh, il primo non mi sopporta perché gli portai via la moglie, il secondo perché non aveva più la madre.
Io, invece, non ho nessuno, nemmeno mio padre e mio fratello. Sono sola. Sono sempre stata sola. E posso contare solo su me stessa.

I miei occhi stanchi saettano alla notifica "il pagamento è stato effettuato con successo!".
L'ho fatto davvero, ho comprato il biglietto per un autobus che viaggia di Stato in Stato e mi porterà via dalla casa che non considero casa, e dalla famiglia che famiglia non è.
Guardo la data: mancano dieci giorni alla partenza. Dieci giorni.
Spengo il computer e lo poso sul comodino insieme al cellulare in carica, quindi mi tolgo gli occhiali massaggiandomi la fronte. Ho la testa così pesante...

Mi raggomitolo nel leggero lenzuolo, avvertendo i brividi che mi attraversavano tutto il corpo: sarò libera. Finalmente posso liberare la mente e fantasticare su ciò che avrei trovato tra soli dieci giorni. Certamente non mi aspetto chissà cosa, ma qualsiasi fatto ormai mi va bene.
Mi si chiudono lentamente gli occhi e io mi rilasso sempre di più, fino a diventare parte delle tenebre che circondavano la mia stanza.
Fino a non essere più nessuno.


ANGOLO SCRITTRICE
Ciao a tutti, questo è il primo capitolo della storia, lasciate una stellina o un commento! Spero che vi piacerà più avanti.
Grazie 😊

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