13- ti proteggerò

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Elizabeth
Appena mi chiudo la porta alle spalle, un sorriso da ebete mi si stampa sulla faccia.
Affretto subito il passo verso la finestra, che purtroppo dà su una strada adiacente a quella principale, da cui mi ha lasciato Daniel.
Non riesco a vedere se già è andato via, perciò vado a sedermi sul letto giocando con le dita.

È... un uomo. Non ha proprio nulla di un ragazzo. Tutti i suoi modi, e i gesti... mi sono sentita apprezzata, come non lo ero mai stata.
E poi, è bello da morire.
Quei capelli neri, gli occhi scuri come le tenebre, che ti inghiottono senza pietà ad ogni sguardo, ad ogni occhiata...

"Nessuno ti guarderà mai in quel modo"

Gerard, perché non vai a farti fottere con i tuoi stupidi insulti? Perché devi rovinare tutto?
Perché devi farmi piangere?

Daniel non mi guarderà mai in quel modo, hai ragione Gerard. È stato gentile e nulla di più, e non lo rivedrò dopo questa serata... non mi ha chiesto di uscire di nuovo, non mi ha detto un "a presto" o un "a domani"... sì, Gerard, probabilmente non ti sbagli.

Ma perché non posso vivere di nuovo una favola come questa?

Mi rialzo e mi chiudo in bagno per farmi una doccia.
Osservo la mano che mi ha preso per baciarla solo dieci minuti fa, e non posso fare a meno di sorridere.
Il getto d'acqua calda mi rilassa, nascono i brividi dalla testa ai piedi e io chiudo gli occhi beandomi della sensazione.

Immagino i suoi occhi a fissarmi in questo momento, a guardare come l'acqua scorre sul mio corpo nudo.

Non potrai vedermi in quel modo nella realtà, ma nella mia mente sì.

Ma che sto facendo?
Chiudo subito il getto, uscendo con un asciugamano addosso, e osservo le mie guance rosse allo specchio.
Avvicino le gambe, avvertendo un insolito calore al basso ventre che si è acceso non appena ho immaginato quell'uomo.

Esco e mi metto un pigiama leggero, dopodiché decido che è l'ora di buttarsi a letto dato che è mezzanotte passata.
Il cellulare vibra sul comodino, mi affretto a prenderlo in mano.

Un messaggio da Carl.
"Buonanotte".
Rispondo con un veloce "notte" e decido di spegnere il telefono.
È un ragazzo simpatico, ma... nulla di più.
Velocemente inizio a prendere sonno, e poi mi immergo nel mondo dei sogni, con il suo sguardo stampato nella mente.

Urla. Urla di mio padre.
Vetro a terra.
Passi che si avvicinano.
Lacrime che cadono a terra. Le mie.
Le parole più brutte dette da un genitore: "non dovevi nascere".
La cintura viene slacciata, e io vengo messa a pancia in giù.
Sento il contatto tra la pelle e il cuoio della cintura, rovente e doloroso come un fuoco che, oltre al corpo, mi ha lacerato l'anima.
Urla. Le mie urla.
Lacrime. Sempre le mie.

I miei occhi cercano disperatamente una via di fuga, e vanno a finire sul paesaggio fuori casa visto dalla finestra della cucina.
Urlo ancora dopo l'ennesima frustata, cercando di dimenarmi su quel tavolo.
"Sei lo sbaglio più grande" mi ripete l'uomo con tutta la sua rabbia, incurante delle lacrime della sua stessa figlia.

Chiudo i pugni sul tavolo, e rimango perplessa quando sento qualcosa di umido sulla mano.
Terra.
Mi ritrovo stesa sul terreno, il buio intorno a me.
Mi sollevo col busto, rimanendo seduta.
Ho del sangue sul vestito bianco che indosso.
Sangue che esce tra le gambe.
Metto una mano proprio lì, e la ritrovo interamente rossa e viscida.
- sarai mia quando lo avrai- una voce maschile minacciosa si fa sentire proprio dietro di me, perciò mi volto... e nel buio più totale noto due scintillanti occhi color oro. Non un volto, non una figura. Solo quel colore.
E il panico si fa sentire.

- sai che non devi fidarti, vero?- un'altra voce stranamente familiare. Mi volto dalla parte opposta, scorgendo un viso pallido con occhi rossi, che stranamente non mi sconvolgono.
- Daniel...- il mio istinto è abbracciarlo, e lui ricambia stringendomi forte.

Affondo il viso nel suo petto, liberandomi nel pianto.
- ti proteggerò, piccola El, per sempre- le sue parole mi fanno sentire rassicurata.
Sento che posso fidarmi di lui. Davvero.

Un ringhio animale, feroce e rabbioso, rimbomba per tutta l'area mentre io mi stringo di più a Daniel.

Apro gli occhi, mettendomi seduta sul letto.
Mi stropiccio gli occhi assonnati, e poi guardo l'ora sul telefono. Le 7:05.
Oggi è... lunedì! Devo cominciare a prepararmi, per il primo giorno di lavoro.
Dopo aver sistemato la mia faccia in bagno, decido di mettere dei semplici leggings neri, con una maglietta a maniche corte.

Mentre scendo le scale, ripenso al sogno.
Nel primo che ho fatto appena arrivata qui c'erano gli stessi occhi rossi di questa notte.
Ma ancora non conoscevo Daniel.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora