19- vampiro

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La voce dietro di me è feroce, estremamente bassa, quasi disumana. Esprime brutalità e freddezza, entrando fin nelle ossa, persino nell'anima.

Voltandomi, rivedo quelle iridi rosse come il sangue, ma non di più. È troppo lontano e la mia miopia non mi permette di vedere altro, ma so che è Daniel.
L'aria intorno a lui è impregnata della sua potenza e porta con sé il gelo.

Trattengo il respiro alla freddezza del suo tono, voltandomi di nuovo per vedere la reazione del biondo.

Quando questo si sta per abbassare verso di me, non curandosi del moro, in un attimo mi ritrovo a circa tre o quattro metri di distanza da entrambi, rotolando tra le foglie e i rametti a terra.
Numerose schegge mi trafiggono i palmi delle mani, e non posso trattenere gemiti di dolore.
Lamentandomi dell'indolenzimento della schiena e frastornata per il movimento improvviso, mi risollevo a stento guardando nella loro direzione.

- ti ho detto di non toccarla- lo sento tuonare.
- Lei è mia!- ribatte il biondo, con una voce che muta in quella grave e possente degna di una bestia.

Ma dove cazzo sono finita? Cosa sono questi tizi? Perché ci sono di mezzo io?

Voglio scappare, vorrei solo essere lontana da qui, ma sono esausta.
Vedo le loro figure molto vicine, sembrano sfidarsi soltanto con lo sguardo: rosso contro giallo, sangue contro oro.

- sparisci. Non vorrai metterti contro di me, cane.
- No!- tuona il biondo, e d'un tratto la sua figura si ingrandisce mutando la sua stessa forma.

Orrore è ciò che penso all'istante.
Ossa che si spezzano e urla riecheggiano nel bosco mentre diventa un vero e proprio animale, enorme e furioso.

Da lì, la mia testa inizia a scoppiare. Ho sforzato la mia vista già compromessa, il mio corpo non regge più il dolore fisico, e mi ritrovo presto stesa a terra con soltanto il buio davanti ai miei occhi. Il vortice dei miei ricordi si ingrandisce e si fa troppo invadente per essere ignorato...

- Beth, Beth, Beth... sei così debole.
- non chiamarmi così!
- vuoi che ti faccia diventare più forte?- mio fratello mi mostra un ghigno falso e malefico, proprio come lui.
- non toccarmi! No!- mi afferra per un braccio, trascinandomi in camera sua. Riconosco i suoi poster di rock band e di demoni, e intorno ad essi inizia ad uscire del sangue che prende a colare sulle pareti bianche.

- stai ferma, non ti faccio niente- mi dice con un tono malevolo che non promette nulla di buono.
Mi spinge e io cado sul suo letto bianco, impaurita al massimo. Si mette immediatamente sopra di me e nonostante mi dimeni, lui riesce a immobilizzarmi bloccandomi le gambe e le braccia.
Il cuore fa a pugni nel mio petto, il respiro si ferma mentre mi fa vedere un coltellino tirato fuori dalla tasca dei suoi jeans.

Delle calde lacrime scorrono sulle mie guance appena mi rendo conto delle sue intenzioni.
- ti prego...
- shh...- mi solleva la maglietta, e io posso soltanto sentire la lama fredda sulla mia pelle bianca.
Il mio sguardo umido e impaurito si sposta sul soffitto bianco.
Fa una piccola pressione, e avverto il mio liquido rosso che scorre lentamente sul fianco fino a macchiare il letto. Sgrano gli occhi e lui soffoca i miei lamenti premendomi una mano sulla bocca, nel frattempo la mia carne si divide man mano che quel coltellino viaggia sulla pelle, accompagnato dallo sguardo sadico di Gerard.
La sua mano fredda, poi, si sposta sulla mia fronte.

Appena apro gli occhi, incontro delle iridi nere e riconosco subito Daniel.
Tolgo immediatamente la sua mano dalla fronte, sollevandomi col busto. Lo guardo sconvolta, realizzando di non essere né nella mia stanza, né in quel bosco, a quanto vedo dalle pareti di legno che mi circondano.
Sollevo le mie mani e osservo i palmi: sono rossi e raschiati, così come la pelle degli avambracci. Dopo aver chiuso più volte i pugni, constato di avere delle piccole schegge di legno nella carne che mi procurano dolore.

- dove sono?- deve essere vero quello che ho visto, le mie mani ne sono la prova.
- a casa mia- mi sorride e io mi irrigidisco.

No, non può essere uno di quegli animali.
La sua pelle pallida è ancora perfetta, non c'è un graffio, come se non fosse mai stata sfiorata dagli artigli della bestia. Però io ho visto i tuoi occhi, Daniel.

- cosa è successo?- si sistema sul divanetto rosso in pelle, continuando a guardarmi.
- un bel casino, El.
- dimmi. Cosa. È. Successo. Cosa cazzo era? Cosa sei, Daniel?- pronuncio l'ultima domanda con un tono acuto, quasi urlando.

Sto impazzendo!

- calmati, okay?- cerca di avvicinarsi con la mano al mio viso, ma mi raggomitolo subito contro l'angoletto del divano.
- non toccarmi!- la ritrae subito, con gli occhi scuri sui miei.

- cosa siete?
- oh! Non mi paragonare a loro, Santo Cielo!
- spiega!- gli urlo, totalmente presa dalla frustrazione. Ho un peso sul petto, perché so che qualsiasi cosa dirà non sarà piacevole.

Ma dove diamine sono finita...

Fa un lungo sospiro, cercando di trovare le parole giuste.
- hai bisogno di mangiare qualcosa- come osa cambiare argomento??
- non ho bisogno di niente! Voglio sapere e voglio andarmene di qui! Anzi, dove diamine sta la porta??- inizio a guardami intorno, ma riesco a mettere a fuoco soltanto questo divanetto rosso e un tavolino di legno davanti a noi.

I miei occhiali...

- non andrai da nessuna parte, mi hai capito?- il suo sguardo diventa gelido in un istante.
- io invece me ne vado dove voglio perché sono grande e vaccinata!
- stavi per morire, te ne sei resa conto o no?- sbotta, avvicinandosi minaccioso.

- io non posso perderti, El...
- non voglio che mi tocchi!- mi scrollo le sue mani dalle spalle, linciandolo con lo sguardo - e poi, perché non puoi perdermi? Cosa sono io per te??

- El, tu non capisci...
- voglio che mi spieghi- gli ordino decisa, osservando la sua espressione pensierosa -io ho visto tutto, non puoi negare niente!

Molla l'osso, Daniel.

Guarda in basso, prendendo con le dita un lembo della sua camicia uscito per sbaglio dai pantaloni.
Il suo respiro, prima calmo e controllato, ora è irregolare anche se cerca di nascondermelo.
Punta di nuovo i suoi occhi su di me.

- quello era un Lupo. I... lupi mannari esistono davvero, non è una leggenda. Così come i vampiri, anche loro esistono, e... io sono uno di quelli. El, so che ora sei spaventata...

- tu... voi mi avete fatto uno scherzo davvero divertente, okay, ma adesso basta, ne ho le palle piene! Voglio andarmene da qui!- faccio per alzarmi, ma una fitta alla schiena mi blocca e sono costretta a sedermi di nuovo.

Con una smorfia di dolore, lo fulmino con lo sguardo. Mi ha spinto più di una volta, prima contro l'albero e poi a terra!
- sei stato tu!- Dio, ma perché tutte a me? Che ti ho fatto di male? Ora anche i succhia sangue mi fai incontrare! Può essere che non ci sia nemmeno una cosa normale nella mia vita?

- mi dispiace, El...
- Dio...- io non voglio tutto questo... io desideravo solo una nuova vita, un nuovo inizio... ed invece eccomi qua, su un divano rosso, davanti a un uomo che dice di essere tutt'altro.

Forse... forse l'unica alternativa che mi rimane ora è calmarmi e pensare. Non posso credere di star prendendo veramente in considerazione l'idea che lui sia un vampiro... insomma, i vampiri non esistono, ma i chiari segnali dimostrano il contrario.

Deglutisco, dopo due minuti buoni passati in silenzio a rimuginare e mettere insieme i pezzi del puzzle.

La prima volta che mi ha toccata aveva la mano gelata, così come tutte le altre volte. Ho sempre pensato che fosse per qualcosa che lo faceva diventare ansioso, forse i miei comportamenti.
La sua pelle non ha una minima ruga, è perfetta e anche se facesse un'espressione corrucciata, l'attimo dopo sarebbe distesa, liscia e lineare come la seta.
Per non parlare della sua bellezza che ho sempre pensato non avesse nulla di umano; gli atteggiamenti, le parole che usa... sembra provenire da un'altra epoca.
Infine, mi ha salvata da quella bestia spingendomi con una forza sovrumana e affrontandola con altrettanta brutalità.

- quindi tu sei...
- un vampiro, sì- conclude la mia frase, con un'espressione compiaciuta stampata sul volto. Brividi mi attraversano tutto il corpo, con un peso che mi preme sullo stomaco.

I vampiri esistono.

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