38- natura e cuore

596 36 4
                                    

Il soffitto chiaro non mi distrae abbastanza dai miei pensieri confusi.
Ho letteralmente il caos in testa, e non so minimamente cosa fare: andarmene è la scelta più giusta, ma... non ci riesco.
Pare che ci sia una sorta di forza invisibile che mi vuole tenere nelle vicinanze di Cristian, nonostante io non voglia farlo.

Sebbene quel biondo occupi un angolo remoto della mia mente, non riesco ad eliminarlo e sembra che sia una parte più importante di quanto pensassi.

Gran parte dei miei pensieri si concentra sulla mia natura. E su Daniel e quello che sono venuta a sapere sul suo conto.

Mi rigiro una ciocca di capelli, mentre sospiro e penso di non poter ascoltare soltanto una campana.
Non so se quello che mi ha detto è la verità, ma di certo il lupo ha ragione su un fatto: Daniel è molto aggressivo quando vuole, o quando gli scatta la rabbia... d'altronde, è così che mi ha baciata la prima volta, ed è così che mi ha allontanata terrorizzandomi.
Sono tanto confusa.

Sicuramente provo ancora qualcosa per il vampiro, perché anche ora mi manca come l'aria. Lo penso continuamente e penso alle sue labbra, ai suoi sguardi pieni d'amore, chiedendomi se veramente avesse intenzione di uccidermi.
No... non può essere vero.

I succhia sangue non hanno mai una faccia sola.

Naturalmente, il mio istinto di lupo è di parte: che altro potrebbe dirmi di un vampiro?

Oramai sono rassegnata al fatto di essere una lupa, anche se non so precisamente quali siano le mie origini.
Una lupa diversa, difettosa, uscita fuori più tardi rispetto a tutti gli altri. E la cosa più brutta, è che anche tra gli esseri umani ero la più strana, quella che non veniva mai compresa e che si sentiva profondamente anormale.

Per questo non sento di avere un posto preciso nemmeno qui, tra i lupi. In realtà, non ho mai pensato di avere un posto: o al fianco di un vampiro, o al fianco di un lupo, o sola tra gli umani... non sono mai io. Non è mai Elizabeth a decidere per se stessa, tranne quando è andata via di casa.
Non ho una mia identità, non ho mai avuto nulla di mio. Possibile che sia tutto così difficile per me?

Quando sento dei passi avvicinarsi -dei passi che conosco fin troppo bene- la porta si apre senza che nessuno abbia chiesto il permesso.

Prende a fissarmi con quella faccia da schiaffi, mentre si poggia con la schiena al muro.
- hai intenzione di stare ancora a poltrire qui o vuoi conoscere il branco?
- lasciami in pace- non ho intenzione di prestargli ulteriori attenzioni, perciò torno a fissare il soffitto.

- guardami quando ti parlo, bimbetta.
- no, non voglio- sento che si avvicina al letto con solo un paio di passi lunghi e decisi. Il materasso si abbassa alla mia destra, ma non oso voltare lo sguardo.
Dio, lasciami stare!

- ti ho detto di guardarmi, non mi va di parlare con una mezza stecchita sul mio letto.
- vattene!- gli ordino, finalmente puntando gli occhi su di lui.

In un attimo, mi sento mancare l'aria: con le sue mani che mi stringono i polsi sul cuscino, mi ritrovo con il suo respiro che si mescola col mio. I nasi si sfiorano appena, mentre vengo trascinata giù per il fondo di un mare in tempesta.

- detesto essere trattato così, perciò...- deglutisco a questo suo tono così sensuale ma minaccioso allo stesso tempo -...vedi di comportarti bene. Ti salvi solo perché sei la mia compagna, ma anche in questo caso non tollero certe risposte.

Tra tutto ciò che mi ha detto, mi fermo a "sei la mia compagna"... mi lecco le labbra secche, racimolando quel poco di coraggio che possiedo in questo momento.

Non lo dire.

- io non sarò mai la tua compagna- gli dico, nonostante tutto di me mi stia gridando di saltargli addosso. Nonostante questa fastidiosa voce mi stia dicendo di non ferirlo.
Perché si, lo sto ferendo parecchio: sento i suoi battiti che accelerano, insieme all'oscurità che sta lentamente colorando le sue iridi chiare. Avverto tristezza, dolore, ma anche rabbia.
No, non mi fa male vederlo così. Non può farmi male.

- lo sarai, e sarai tu a volerlo: non puoi scappare per sempre dalla tua natura.
- la mia natura non può decidere per me.

La mia testa, il mio cuore e la mia anima sono del vampiro. Sono di quell'uomo imprevedibile, che forse mi farà soffrire più di quanto ha già fatto: non appena scoprirà che faccio parte della razza che ha sterminato la sua famiglia, mi guarderà come se fossi il nulla in persona.

Nonostante ciò, la voce che ho in testa non avrà la meglio su di me: sbaglierò con il mio cuore, con la mia testa e con le mie scelte. Non posso e non voglio cedere alla presenza di Cristian, nemmeno adesso che mi sento un po' troppo vulnerabile sotto il suo sguardo ipnotico.

Si avvicina un po' di più, fino a sfiorare per un attimo le mie labbra con le sue.
- non farlo- sussurro, aggrappandomi a quel poco di lucidità che mi rimane. Non cederò.
Cristian mi piace soltanto per il legame, non mi piace davvero.

Per un attimo, appare un sorrisetto sul suo volto.
- non ti forzerò, non sono così disperato- eppure rimane a fissarmi, a togliermi man mano un pezzetto del mio autocontrollo.

Fallo!

No, no e no!

I miei occhi sono fissi sui suoi, così cristallini da sembrare quasi trasparenti. Il respiro mi si mozza in gola mentre le sue labbra sfiorano lentamente le mie.
Il profumo che mi arriva alle narici è così maschile che mi attrae in un batter d'occhio e faccio a pugni con la mia voce per non saltagli addosso.

- non vuoi proprio- butta fuori come un cane bastonato.
- esatto- colgo al volo l'occasione per allontanarmi mentalmente da Cristian.

L'unica cosa che riesce a ordinare il mio cervello è muovere il ginocchio verso di lui: prontamente, me lo blocca senza fatica tra le gambe.

- non funziona.
- lasciami stare- insisto, sentendomi in una gabbia senza alcuna possibilità di fuggire. Il mio cuore accelera i battiti, tanto che mi ritrovo ad avere fame d'aria in pochi secondi.

Quando sento le mie mani tremare sotto la sua presa salda e il suo viso mi appare offuscato, mi rendo conto di avere gli occhi lucidi.
Non respiro.

Ma, un secondo prima che la mia mente viaggi alla velocità della luce per ripescare dei ricordi orribili, la sua voce calma la tempesta dentro di me.

- hai degli occhi stupendi, non farli piangere- a questa frase quasi riprendo aria, come se lui mi avesse dato ossigeno. Le sue mani attorno ai miei polsi sembrano alleggerire la presa, dopodiché il suo corpo si toglie. Succede tutto in poco tempo, senza che io realizzi.
Perché mi sento così vuota?

Si alza e si avvicina alla porta: abbassa la maniglia e apre, ma prima di uscire si volta verso di me.
Sono immobile sul letto, ma con lo sguardo che mi rivolge mi sento come se avessi corso una maratona.
Sospira, uscendo dalla stanza e chiudendosi il legno massiccio alle spalle.

Io mi asciugo le lacrime, pensando di essere finita in un casino più grande di me.
Pensando di essere un lupo, con una voce decisa in testa, e al tempo stesso una ragazza, con un cuore altrettanto determinato.
Pensando di essere attratta, per natura animale, da un ragazzo che non è Daniel.
Pensando di amare un vampiro col cuore di un'umana.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora