25- paura, coraggio e dolore

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Mi piacerebbe dire che, dopo quel bacio, ce ne sono stati molti altri.
Sono passate circa due ore dall'accaduto, e tutto ciò che ha fatto Daniel è stato uscire di casa non prima di avermi ordinato di non mettere il naso fuori dalla porta d'ingresso.

Ha voluto improvvisamente prendere le distanze da me, eppure mi sembrava di aver chiarito dicendogli che Gerard è in realtà mio fratello...
Se n'è andato alla velocità della luce, tanto che mi sono ritrovata sola in bagno senza capire più nulla.
Ho sentito la sua assenza, la sua stretta ai capelli era scomparsa, così come il mio mezzo sorriso dettato dalla contentezza per il mio primo bacio.
Mi sono sentita vuota senza il suo corpo possente contro il mio.

Non dovrei aspettarlo, non dovrei nemmeno preoccuparmi per cosa starà facendo, perché non mi piace come mi ha lasciata sola... ma è più forte di me farmi delle domande e crogiolarmi seduta sul bordo del lettone rosso.

Se non gli fosse piaciuto il bacio?
Se non volesse più avere niente a che fare con me?
Se fosse andato da un'altra?
Si aspettava forse altro da me?

Mentre l'ansia mi divora e mi fa immaginare gli scenari più tristi, la mia stupida mente si proietta sul fottuto oggetto sul comodino. I miei occhi saettano sullo schermo nero, che appare totalmente innocuo... ma so che mi sta fissando anch'esso come un mostro nascosto nel buio.

Le pareti della stanza diventano soffocanti, e si fanno sempre più vicine come a spingermi verso il comodino.
Il mio respiro mi sfugge di mano, il petto prende a fare male, mentre il cuore sembra essere sul punto di scoppiarmi nelle orecchie. Tutto attorno a me si fa opaco, tranne quella cosa.
Siamo solo io e il mio cellulare.
Io e il mio nemico.

Sta a me continuare a ignorarti, o prendere coraggio e leggere ciò che nascondi.

Mi fa paura.
Mi fa terribilmente paura.
Non si può semplicemente dimenticare tutto? Perché la mia mente mi riporta sempre ai miei ricordi, ai miei pensieri, alle mie paure?
Non posso avere un'esistenza "normale", per quanto sia possibile avendo conosciuto un fottuto vampiro?

Un muro mi separa da quel comodino.
Un muro eretto dalla mia testa.
Un muro costruito dalla mia stessa paura.

Da qualche parte ho letto una frase che ora mi suona più che appropriata, balenandomi nella mente.
Tutto ciò che ti fa paura ti sta insegnando ad avere coraggio.
Ma, diamine, perché le paure devono essere centinaia, mentre invece di coraggio ne deve esistere uno solo?
Non è giusto, per niente, e mi fa rabbia.

Mi fa rabbia sapere che sta vincendo il mio cellulare in questa estenuante lotta di sguardi; perché mi rendo conto che non riesco ad affrontare quello che c'è all'interno.

Ma d'un tratto qualcosa in me scatta.
Una voce si fa spazio tra il panico e i pensieri.
E, Dio, come mi era mancata: il mio faro si è acceso per guidarmi di nuovo.
Non so cosa sia, ma mi ha sempre parlato e io le ho sempre dato ascolto.
È una voce che appare rabbiosa, decisa, che sembra provenire da qualche lato oscuro che il mio cervello si ostina a tenere nascosto... solo che, in momenti come questo, riesce ad emergere dandomi una boccata d'aria.

È un cazzo di cellulare, sei più forte di lui.

No, i messaggi che nasconde mi fanno paura, accendono in me ricordi che voglio soltanto eliminare... ma, d'altro canto, la merda che risiede dentro di me è impossibile da eliminare, e posso sfogarla solo con tanto odio verso quelle persone, che è direttamente proporzionale alla paura per loro.
Dovrei andarmene da questa maledetta stanza...

Prendi quel telefono.

Il mio sguardo impaurito si sposta sul pavimento scuro. Stringo le mani e mi torturo le dita, indugiando e prendendo tempo.
Non ci riesco...

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora