15- ed ora che non ci sei, è il vuoto

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Continuano a fulminarsi con lo sguardo.
- non esiste! Io dovevo chiudere cinque minuti fa!- alzo un po' il tono, irritata, e finalmente mi guardano.

- io ho ordinato e non mi muoverò finché non avrò mangiato- puntualmente, il microonde avvisa che il cibo è abbastanza caldo, così mi affretto a spegnere e portare i piatti al tavolo, sotto lo sguardo glaciale di Daniel.

Quando inizia a mangiare, Daniel fa rapidamente il giro del bancone e mi afferra per un braccio, portandomi dietro la porta che dà alle scale che portano alla mia stanza.

- ma che fai?- mi tolgo la sua mano di dosso, guardandolo truce. Non può toccarmi così... non lui...
- non parlargli. Mai più. Mi hai capito?- non sembra più l'uomo educato e gentile della sera prima... ha un atteggiamento che è tutto l'opposto.
- ma chi ti credi di essere?- io scappo da due uomini che mi trattavano peggio di uno zerbino, e ora ne arriva un altro che si prende tutte le libertà con me!

Fa un passo avanti, poi un altro, finché non mi ritrovo con la schiena al muro fresco. La sua figura mi sovrasta completamente, tanto che devo abbassare gli occhi per non piangere dalla paura del momento.

Non doveva toccarmi così... trattarmi così...
Papà... le botte, i lividi... mi torna tutto in mente.

- guardami, El.
- no. Vattene- rimango con lo sguardo sulla sua camicia nera perfettamente stirata.

- Cristo...
- ti ho detto di andartene- nascondo la mano sinistra dietro la schiena, perché ha preso a tremare.
Mi manca l'aria.

Quando il campanello del bancone suona, colgo l'occasione per andarmene e tornare al locale.
Vedo il biondo, visibilmente irritato, davanti alla cassa.

- devo levartelo dal cazzo?
- ecco... è tutto a posto- rispondo titubante. Mi scruta, dandomi trenta dollari.
- tieni il resto, piccolina- e io rimango con le banconote in mano, a guardare lui che esce dal locale con le mani in tasca.
Sul tavolo ci sono i piatti ancora pieni, esattamente come li ho disposti io... non ha mangiato nulla di ciò che ha ordinato.

- "piccolina"... io lo ammazzo- il suo tono mi fa venire i brividi. È dietro di me, perciò mi volto.
Non sono per niente calma.

- ma che ti prende??- cerca di avvicinarsi, ma mi allontano ad ogni passo che fa verso di me.
Lui sembra non curarsi di ciò, deciso come un predatore. È così minaccioso che mi ricorda... no!

I suoi occhi sono un pozzo senza fine, in cui mi specchio e vedo la mia stessa paura.
Non doveva toccarmi in quel modo...

- El, mi dispiace. Calmati- il mio respiro si fa più affannato, e dei capogiri mi costringono ad aggrapparmi al bancone con le mani tremanti.

Le gambe prendono a tremare, come se stesse per crollare il pavimento, e vengo inghiottita nel vortice delle mie urla, del dolore, delle parole taglienti di mio padre...

"Sei solo uno sbaglio"
"Non ti ho mai voluta"
"Mi hai portato via tutto"
"Mi fai schifo"
"Viva o morta, per me non cambia niente"

Un paio di braccia mi stringono forte, e mi ritrovo in ginocchio insieme all'uomo dalla pelle bianca, bello come il sole.
Mi guarda con occhi impauriti, mentre appoggia la sua fronte sulla mia e mi ripete di respirare lentamente.

Dopo alcuni minuti, finalmente riesco a calmarmi insieme a lui. Sono... esausta.
- brava, piccola El- mi sussurra all'orecchio, mentre mi accarezza dolcemente i capelli.
Non riesco a ricambiare l'abbraccio, perché senza forze.

Chiudo soltanto gli occhi, cullata dalle carezze che non ho mai ricevuto.
D'un tratto, mi afferra e mi prende in braccio. Poggio la testa sul suo petto, rapita dal suo profumo.

Mi ritrovo stesa sul mio letto, con lui che è seduto accanto a me e continua ad accarezzarmi il viso con le sue dita fredde.
Si avvicina lentamente, fino a far toccare i nostri nasi, fino a sfiorare dolcemente le mie labbra con le sue. Prolunga il contatto strofinando lentamente la bocca sulla mia, e io gli accarezzo la guancia fresca.
Avevo ragione, la sua pelle è così liscia, così... perfetta.

Non hai nulla di umano, Daniel.

I nostri respiri si confondono, si mescolano, si allontanano e si riafferrano, il mio cuore non vuole altro che battere velocemente, e io desidero solo che questo momento non finisca mai.

Chiudo gli occhi mentre scende con calma a sfiorare il collo con le labbra, posso sentire il suo respiro sulla mia carne già infuocata.
E poi torna sul viso.

- buonanotte, mia El.

Riapro gli occhi e sopra di me vedo soltanto il soffitto bianco.
Mi sollevo a sedere, guardandomi intorno con l'aria confusa.
Tutto è immobile, silenzioso, con il leggero vento che smuove le tende della finestra aperta.
La porta non è spalancata, il suo respiro non è più su di me... porto le dita alla bocca, sfiorando le labbra con un vuoto che mi preme il petto.
È come se non fosse mai stato qui.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora