12- babysitter

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Daniel
Devo dire che è piuttosto facile farti innervosire, ma Dio come hai fatto innervosire me con quella linguaccia!

Stai mangiando la tua bistecca in silenzio, tirandoti su gli occhiali che ti incorniciano quegli splendidi occhi verdi. Ti porti con eleganza la forchetta alla bocca, mangiando il tuo boccone.

Sento il tuo cuore nervoso, piccola El.
Ti ho fatto arrabbiare così tanto?

Il silenzio, dopo un po', mi stufa parecchio.
Ho mangiato quasi metà della mia bistecca cruda, togliendo ovviamente le parti cotte, e ancora non abbiamo parlato.

- El...
- mi chiamo Elizabeth- tuoni con il tuo sguardo glaciale. Deglutisco, con la mia presa salda sulla forchetta pregiata, e mi ricompongo aprendo le spalle.

- Elizabeth, vuoi raccontarmi qualcosa di te?
- oh, adesso ti interessa la ragazzina insolente e pezzente?- quella linguaccia prima o poi farà una brutta fine!

- e va bene! Che cosa vuoi fare allora? Andartene?
- voglio le tue scuse- mi ordini con il tuo tono da maestrina. Che ragazzina...
- vuoi perdonarmi?- ti chiedo dopo qualche secondo.

Io, il vampiro più potente della storia dei vampiri, devo chiedere scusa a un'umana, a una ragazzina del genere! Io, che posso avere qualunque donna ai miei piedi!

- no.
- come no? Ti ho appena chiesto scusa!
- non sei sincero- continui tagliando la tua maledetta bistecca.
- e va bene. Questo silenzio non mi piace, mi perdoni così torniamo a parlare?- ti chiedo ancora.

Mannaggia a me e a quando ho deciso di presentarmi stasera! Non avevo previsto che saresti comunque uscita da sola! Stupida ragazzina...

- va bene- mi guardi con quei tuoi occhi chiari, con le tue labbra carnose e rosse che si tendono in un piccolo sorriso.

- sei qui da sola?- ti chiedo. Per quanto tu mi stia antipatica, ragazzina, non nego la mia curiosità nel conoscerti. E no, non solo perché fai parte di quella stupida profezia, ma anche perché sei così affascinante.

A guardarti meglio, infatti, la tua magrezza, il tuo atteggiamento elegante, il tuo viso delicato... tutto fa pensare a una ragazza degna di un uomo potente. Degna di me.
E solo di me.

Smetti di mangiare, posando bruscamente la forchetta sul piatto di coccio.
- si.
- e i tuoi genitori?- ti chiedo ancora, aspettando una tua reazione. Mi guardi inespressiva, quasi come se avessi innalzato un muro contro di me.

- sono morti- mi rispondi, mentendo palesemente.
Perché mi menti, El? Lo capisco solo dal tuo sguardo, e dal modo in cui batte il tuo cuore.

- hai fratelli, sorelle?- insisto.
- sono figlia unica- mi rispondi all'istante, immobile come una mummia.

- sai cos'è che non sopporto, El?
- c-cosa?- inizi a balbettare. Che bambina innocente che sei, piccolina...
- le bugie. Ho un talento naturale nel riconoscerle, sai?- sospiri guardando alla mia sinistra, e poi torni a incastonare i tuoi occhi ai miei, che ti scrutano da quando ti hanno vista su quel muretto.

- ho mio padre, e un fratello.
- tua madre?
- mai conosciuta- e torni a mangiare in silenzio.

Il tuo cuore è ancora nervoso, piccola El.
Per stasera va bene così, non voglio sapere altro. Ti ho già torturata con queste domande, e non sembra essere un bell'argomento per te.

- tu sei solo?
- già.
- da quanto?
- un po'.
- i tuoi?
- sono morti da un pezzo. E sono figlio unico- annuisci in silenzio, bevendo un sorso d'acqua.

𝓣𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓓𝓲 𝓣𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora