«Iniziamo!» fun tutto ciò che disse Johnny.
«Iniziare cosa?» domandò Dimitri, alzando la mano come a scuola.
Raven rise sotto i baffi: quel regazzo era iconico. La faceva divertire ogni volta, anche se non era sua intenzione.
L'allenamento fu, com'era ovvio, un gran disastro. Nessuno sapeva come rigirarsi, dato che nemmeno i sensei avevano avuto la decenza di organizzarsi.
Ma i ragazzi si divertirono lo stesso: stare insieme a ridere era abbastanza.
«Rav? Resti per la cena?» chiese Sam, speranzosa. Aveva quasi sicuramente qualcosa da dirle.
«Non so se ho il cambio...Al massimo torno dopo la doccia» sorrise.
«Va bene!» sorrise la ragazza dagli occhi azzurri.
A dire la verità, Raven non aveva la men che minima voglia di fermarsi a cena dai Larusso: aveva un paio di materie sotto ed era spossata a causa del troppo studio.
Le squillò il telefono. Era sua madre. L'avrebbe richiamata a casa, dato che era già alla macchina e Miguel aspettavo solo che aprisse.
«Appena arriviamo mi scolo due caraffe di caffè» annunciò inserendo la chiave.
«Dovresti smettere...ne bevi sempre troppo» la rimproverò il ragazzo, spostando i capelli dalla fronte.
«Tu hai tutti dieci...è facile parlare» scosse la testa assonnata.
«Te l'ho detto che posso darti una mano» ribadì lui, gentile come al solito.
«No...voglio riuscire da sola, l'ho sempre fatto» negò per l'ennesima volta, rimpiangendo di essere così testarda.
«Come vuoi» alzò le mani lui, in segno di resa.
Il quaderno degli appunti sembrava scritto con i geroglifici a forza di leggere. Gli occhi le bruciavano e la mente faticava a concentrarsi.
A quel punto decise di richiamare sua madre, altrimenti le avrebbe fatto una ramanzina.
«Ma'? Che volevi?» chiese massaggiandosi le tempie.
«Tesoro...tuo padre è malato...devi tornare con noi» strappò subito il cerotto la donna.
«Ma...quando? Come...?» chiese confusa, sperando che tutte quelle parole fossero frutto della sua fantasia o della stanchezza.
«Ho parlato con Carmen...tra una settimane ti arriveranno i biglietti. Ti spiegherò quando sarai qui» tagliò corto.
«Mamma...non puoi uscirtene con una notizia del genere e non darmi spiegazioni!»
«Sì che posso! E tu obbedirai. Appena ti arriveranno quei biglietti verrai qua. E non si discute!» le chiuse la chiamata in faccia.
Suo padre molto malato? Non era il caso di qualche spiegazione? Non le venne nemmeno da piangere: non la chiamavano da due settimane! Era come se per lunghi periodi non fosse più loro figlia.
Raggiunse Carmen in cucina, dove c'era anche Johnny, come sempre...
«Possiamo parlare? Da sole?» chiese seria.
«Sì, tesoro. Johnny scusaci un attimo»
Raggiunsero il corridoio e abbassarono la voce.
«Cos'è questa storia che devo andarmene?»
«Tua madre mi aveva ordinato di non dirti nulla...mi dispiace, davvero...»
«Non ti sto incolpando...solo...sai qualcosa di più?»
«Solo che tuo padre è malato...mi dispiace, davvero, tesoro...»
Viviane scosse la testa. Si sentiva vulnerabile, confusa, tradita e in altri mille modi diversi, ma nessuno buono.
Corse fuori di casa, gridando che aveva bisogno di prendere aria, per schiarirsi le idee.
Raggiunse il Kenyon, deserto a quell'ora, rimuginando su cosa valesse la pena di fare. Le amicizie le avrebbe coltivate lo stesso, per chat, ma una relazione...
Si fidava di Eli, ma non di se stessa, ripensando al proprio passato. Più che altro sapeva quanto entrambi avrebbero sofferto la distanza.
«Ehy! Alla fine non ceni da noi?» le chiese una voce familiare, che non le diede alcun fastidio.
«Signor Larusso...no, non cenerò proprio...» alzò le spalle, lanciando un sasso nell'acqua, che si allargò in tanto cerchi concentrici con eleganza.
«Che succede, Rav?» si sedette vicino a lei, che alzò le spalle, per poi buttare indietro la testa e sospirare.
«Non lo dirà a nessuno, vero? La prego...» lo guardò, come i cani che supplicano per un pezzo di carne.
«Se non hai commesso omicidi...» scherzò l'uomo, posandole una mano sulla spalla.
Rise prima di rispondere.
«Innocente fino in fondo! Ma...la settimane prossima devo andarmene: mamma dice che papà è molto malato, ma non ha lasciato altre spiegazioni» raccontò, lanciando un altro sasso.
«La famiglia è molto importante...ma sono sicuro che saremo tutti pronti ad accoglierti, quando tornerai» le sorrise, spaesato.
«Lo so...ma che farò con Eli?...» nascose la faccia tra le mani.
«Ascolterai il tuo cuore: quando te lo troverai davanti saprai cosa è meglio...ora andiamo, ti do un passaggio a casa» le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Sorrise e la afferrò.
Ecco qua! Primo capitolo del vero sequel! Ho deciso di fare capitoli più brevi ma scritti meglio, ditemi se vi va bene o li preferite come prima❤️
