«Sì! Non sono adorabili?» chiese Yasmine, mostrando una foto dei cuccioli di Avril.
«Che dolci!» Moon aveva gli occhi a cuore.
«Sei diventata nonna!» rise Raven, aprendo l'armadietto per cambiare libri.
Una decina di biglietti erano posati sul fondo. Ne aprì uno e lesse buona fortuna. Crediamo in te, otterrai tutto!
Doveva riferirsi alla trasmissione che era passata in TV. Prese tutti i foglietti e li infilò in un sacchettino che di solito usava per gli annunci che staccava dalle bacheche o gli avvisi degli insegnanti.
«Che rabbia...non voglio la loro pietà» si lamentò, sbuffando sonoramente.
«Vogliono solo essere gentili» alzò le spalle Moon.
«Gentili o no, volevo solo che non si venisse a sapere...» spostò dal viso una ciocca ribelle.
«Pagherei per avere un servizio in TV...ma per questo...ti devo dare ragione» annuì Yasmine, mentre sistemava il gloss guardandosi in uno specchietto attaccato all'anta dell'armadietto.
«Su quello hai ragione...» ammise Moon.
La campanella suonò la fine della penultima ora. Uscì dall'aula con calma, controllando di aver preso tutto.
Notò alcuni del parsonale scolastico parecchio agitati. Una signora sulla mezza età si stava sistemando il trucco, mentre parlava con un'amica.
«Lo so che dobbiamo allontanarli, ma se dovessi essere ripresa per sbaglio voglio essere carina...in fondo sono single a trentasei anni...» diceva, inarcando le labbra per creare strane smorfie.
Nemmeno il tempo di capire, che tre giornalisti con le troupe la additarono. Imboccò un corridoio, ma la seguirono, quindi cercò di essere più veloce, ma quelli aumentavano il passo. Poi, come se non bastasse, alcune ragazze, da dentro la classe, indicarono le telecamere, quindi una marea di studenti si riversò nei corridoi, mentre i professori protestavano e qualcuno di loro si parava davanti a Viviane, sempre più impanicata, per difenderla.
Rimase lì, cercando una via d'uscita tra la folla, ma stava bloccata in quel cerchio come un gatto circondato dal fuoco.
Cercò i suoi amici, ma quel giorno solo lei aveva l'ora in più. Davon non si vedeva e di picchiare qualcuno non se ne parlava.
«Viviane! Vieni!» la chiamò una voce maschile. Si girò: Kyler le porgeva la mano.
Fu tentata di rifiutare e rimanere nell'inferno, ma alla fine, con tocco esitante, la afferrò.
«Andiamo» le sorrise, trascinandola con sé.
Lei si lasciò condurre, inerme, fuori dalla scuola, fino a un café lì vicino.
«Ordina quello che vuoi, offro io» le sorrise. Sembrava gentile, ma non sarebbe cascata così facilmente nelle sue tele.
«Non ho fame» rifiutò.
«Puoi anche bere» alzò le spalle.
«E va bene, un tè freddo alla menta» arricciò le labbra in un sorriso abbozzato di cortesia.
«E tè sia» le sorrise ancora, poi si alzò e raggiunse il banco per ordinare.
Cosa doveva dirgli? Era il caso di mettere in chiaro che non erano amici? Era il caso di alzarsi e scappare verso casa? Troppo tardi, lui tornò con due bicchieri.
«Io ho ordinato un Gin lemon» spiegò, per iniziare una conversazione.
«Bere di primo pomeriggio non è la cosa che preferisco» rispose fredda, succhiando un sorso di tè dalla cannuccia.
«Ho capito...credi che sia ancora il mostro dell'anno scorso e non vuoi entrare in confidenza...» commentò alzando gli occhi al cielo, quasi volesse provocarla.
«Hai preso Eli con l'inganno e gli hai tagliato la cresta con gli altri Cobra...non c'è molto da dire» osservò lei, sempre in tono freddo e assente.
«Aveva minacciato il nostro compagno più piccolo, un ragazzino delle medie. Dovevamo lasciar correre?»
Questo non lo sapeva, ma Kyler era comunque un poco di buono, quindi alzò le spalle.
«Non cambia quel che hai fatto a Sam, a Miguel, ad altra gente...»
«Anche tu non sei stata una santa»
«Grazie per il tè, ma non saremo mai amici» si alzò, raccolse lo zaino e fece in modo di correre a casa il più in fretta possibile.
L'ho detto che ne mettevo due, eh?
Niente, avevo paura di scordarmi le idee ahaha
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