«Lyssa. Ti chiamerò così» confermò a Davon, mentre finivano la serie di addominali.
«Mi piace! Dea della rabbia e della follia! Tu sì che mi piaci, Rav!» sorrise la più piccola. Sembrava che l'avesse presa come riferimento, dal giorno precedente.
«Ah… Rav?» aggiunse.
«Sì?» chiese disponibile la più grande.
«Mi hanno sempre parlato tanto bene di te e ora so che ce n'è motivo...non è che dopo mi daresti qualche...aiuto...voglio arrivare in finale...» le chiese, quasi supplichevole.
«Io...devo lavorare...e poi devo studiare per gli esami e...ho tempo solo venerdì e sabato, se vuoi...» ammise, a disagio.
«Oh! Va bene! Quando? Dove?!»
«Calma...non pensare che ti metta sotto torchio. L'anno scorso non ho potuto gareggiare perché mi sono allenata più del dovuto...»
«Sì, ma con una distorsione alla caviglia» si intromise Bert.
«Muto.» lo zittì Raven, aggressiva.
«Wow! Saresti brava a dibattito»
«Se lo dici tu...»
Quel pomeriggio, lavorare fu noioso. Non entrarono molti clienti, quindi le fecero compilare alcuni documenti e riordinare gli scaffali.
Non poté nemmeno fotografarsi in divisa, dato che era senza cellulare, ma si consolò pensando che avrebbe rimediato presto.
Alla fine, la signora Rosaline le permise di uscire in anticipo e lei tornò a casa a studiare con Miguel.
Era un bravo insegnante, ma si vedeva che non aveva molta voglia, in quel momento. Parlava con voce monotona e non le rispiegava volentieri le cose una seconda volta.
Aveva gli esami il lunedì seguente: doveva impegnarsi al massimo.
«Concentrati! Ascoltalo! Non distrarti!» continuò a ripetersi.
Poi Miguel le propose di svolgere uno degli esercizi difficili, dato che quelli basici già le riuscivano bene.
Ci mise mezz'ora, ma alla fine riuscì: aveva capito fisica! Aveva capito!
Si alzò di scatto dalla sedia e gettò le braccia al collo del ragazzo.
«Andiamo, voglio fare un giro!»
«No Rav...sono stanco oggi...»
«Qualcosa che non va?»
«Uhm no...solo che...devo andare da Johnny, deve parlarmi...ti dispiace?»
«No, solo...chiama Davon, dille di andare al parco e la allenerò» sorrise soddisfatta. Era fiera di essere il punto di riferimento di una futura campionessa di Karate. Magari quell'anno non avrebbe vinto, ma aveva tempo...
Il sole la metteva di buon umore, inoltre era ancora più felice perché era riuscita a risolvere quell'esercizio così complesso.
Davon la raggiunse correndo, preoccupata per aver tardato di cinque minuti. Non che Raven potesse vedere l'ora...
«Scusa, mia mamma mi ha bloccata e ho dovuto rispondere a tutte le sue domande» spiegò tutto d'un fiato, ansimando.
«Tranquilla! Visto? Sono riuscita a liberarmi! Cosa vorresti migliorare?» chiese, gentile e sorridente.
«La tecnica, la velocità...tutto»
«Beh, visto che siamo più o meno alte uguali, posso dirtelo: devi essere come una fauna, scivolare via dall'avversario e sorprenderlo. Capito che intendo?» spiegò, cercando le parole più adatte.
«Scaltra e l'esta?» suggerì Davon, per cercare di comprendere al meglio.
«Sì, bravissima! Se l'avversario è confuso, è in trappola. Devi usare la testa, non solo la forza»
«Fantastico! Quindi che devo fare?»
Già...non ci aveva minimamente pensato. Era convinta che le idee le sarebbero venute sul momento.
«Beh, facciamo un po' di riscaldamento, sennò rischiamo» sorrise e, mentre iniziava a correre, le fece cenno di seguirla con la mano.
Quando le sembrò che fosse abbastanza e le venne in mente un esercizio, si fermarono.
Chiese una pallina da racchettoni a due bambini che stavano giocando e ne tenevano una di scorta.
Davon, spiegò, doveva prevedere la traiettoria della pallina dal suo movimento della mano e bloccarla il prima possibile.
«Posso chiederti perché?» le domandò, visibilmente in confusione.
«Perché se dal movimento del mio braccio puoi anticipare la traiettoria della palla, allora potrai prevedere i movimenti e le mosse scelte dall'avversario: la rapidità della reazione deriva dalla previsione, che a sua volta nasce da un'attenta osservazione» spiegò.
Quando la ragazzina riuscì a capire ed ebbe afferrato la pallina per quindici volte, passarono a una simulazione di combattimento.
«Wow! Avevi ragione! È stato molto più semplice darti filo da torcere!»
«Visto?» sorrise.
«Mi lasci il tuo numero?»
«Non me lo ricordo...appena riavrò il telefono...»
«Ok...»
Quando tornò a casa, trovò Carmen, Miguel, Johnny e la nonna che la aspettavano seri attorno alla tavola.
«Rav...dobbiamo parlare...» Miguel sembrava preoccupato.
«Ha chiamato tuo padre. Era furioso. Dice che se non tornerai con i biglietti che ti hanno inviato, verranno a prenderti loro...» gli occhi di Carmen si fecero lucidi.
«Naturalmente faremo di tutto per impedirlo, ma per la legge sono i tuoi genitori...» aggiunse Johnny.
«Abbiamo trovato un unico metodo, ma sarà complicato» proseguì.
«Quindi?» chiese, impaziente.
«Puoi richiedere l'emancipazione, ma ci sarà un processo in tribunale» spiegò Carmen, agitata.
«Procediamo. Vinceremo questa causa!» decise. Le mani le tremavano, ma l'espressione non tradì la sua ansia.
Ieri non ho pubblicato, ma se riesco stasera pubblicherò un altro capitolo❤️❤️