10.Tomate

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POV:[T/N]

La mattina dopo andammo al mercato, costretti da Abuela che ci aveva Svegliati bussando forte alla porta.
Servivano provviste, quindi perché non far prendere un infarto a due giovani che alle otto del mattino stavano ancora dormendo, bussando alla porta come se fosse esplosa una fabbrica di fuochi d'artificio?
Ci preparammo in fretta e furia, senza avere il tempo di dire nulla riguardo la notte precedente.
Mi misi un maglione pesante color ciclamino, la gonna in lana bianca e lunga e infine stivali e poncho viola; con la coda dell'occhio vidi Camilo prepararsi, anche lui alla velocità della luce.
Abuela era molto cambiata, dopo i fatti di qualche anno prima, ma la sua fiscalità... quella non sarebbe morta mai!
In pochi minuti ci ritrovammo in strada, con la lista della spesa e pronti a riempire le buste vuote di tutto quello che serviva alla Casita.
Al mercato c'era già un gran via vai, guardai Camilo e sfilandogli la lista della spesa la divisi in due.
<Faremo prima se ci dividiamo... fa un freddo atroce...>
L'inverno ormai stava arrivando ed io odiavo star fuori al freddo.
<Mi dispiace darti ragione, avrei voluto fare il giro insieme.
Magari... ti scaldo dopo!>
Mi fece l'occhiolino sotto i suoi ricci morbidi e mi sentii arrossire, così gli tirai addosso il sacco di canapa vuoto.
<Muoviti e non tornare a mani vuote.>
Lo ammonii, ridacchiando subito dopo.
Mi salutò con  la mano, con fare innocente e lo vidi sparire tra la folla.
Feci il mio giro il più in fretta possibile, avevo già preso la carne e la frutta, mancava solo il pesce.
Proprio mentre ero in fila per la bancarella, mi sentii afferrare la spalla con forza, tanto che mi fece voltare facendomi cadere delle mele dal sacco.
Alzai lo sguardo arrabbiata.
Arturo mi stava facendo male, tenendomi in quel modo.
<Che diavolo vuoi? Lasciami.>
Feci per divincolarmi, ma la sua presa si fece più salda.
Alcune persone si spostarono spaventate.
<Ho visto Camilo poco più in là... che c'è, fate la spesa come due piccioncini?>
Sentii le orecchie andare a fuoco e la rabbia montare.
<Lasciami brutto scimmione, pensavo ti piacesse la figlia del calzolaio.
Che vuoi da me?
Ti sei già stancato?>
Mi afferrò il viso con una mano.
Sentii qualcuno della fila borbottare, qualcuno sussurrare un "che fa?" "Lasciala."
Ma nessuno si intromise.
Arturo era ben piazzato, faceva davvero paura e l'età media delle persone in fila era sui sessant'anni, inutile sperare...
<B-brutto idiota...>
Alzai una gamba, dandogli un calcio sullo stinco, ben assestato.
Guaì di dolore, lasciando la presa sul mio viso.
Sentii il mio polso afferrato da una presa gentile ma decisa.
Alzai il volto dalla parte opposta e vidi Camilo afferrarmi, tirandomi a sè.
<Guarda guarda chi si rivede...
Arturito scemunito.
Che c'è, hai perso la mamma e ti sei confuso?>
Sentii il suo braccio stringere la mia vita.
Guardai Arturo preoccupata, sapevo già sarebbe finita malissimo.
<Camilo... questo idiota ci ammazza tutti e due... squagliamocela.>
<Col cavolo.>
Mi incalzò serio.
Alzai lo sguardo e mi accorsi di quanto nero fosse in viso, non lo avevo mai visto così.
<Oh ma guarda un po'... allora ho sempre avuto ragione.
Ti facevi sbattere da Camilo per tutto il tempo.>
Eh no... questo no.
Afferrai un pomodoro e glielo lanciai forte addosso.
Gli finì in pieno viso.
Fu un attimo, lo vidi scagliarsi su di noi, Camilo mi allontanò prontamente e prendendo le sembianze di Arturo gli assestò un pugno in pieno viso.
Arturo arretrò cadendo col sedere per terra, mentre Camilo riprendeva la sua forma con la mano dolorante e insanguinata.
<Se mi accorgo che la tocchi di nuovo con quelle mani schifose... non mi limiterò ad un pugno in faccia.>
Raccolsi immediatamente pure le buste di Camilo e quando fu accanto a me mi cinse le spalle con un braccio, iniziando a fare strada verso la Casita.
Guardai la sua mano... non era solo escoriata per il colpo, sembrava proprio si fosse rotto qualche dito.
<Camilo...>
Alzai lo sguardo, aveva gli occhi lucidi per il dolore, eppure era ancora arrabbiatissimo.
<Appena arriviamo a casa andiamo subito da Julieta.
Resisti.>
Annuì.
Ero preoccupata, sia per la sua mano, ma anche per ciò che era successo.
E la colpa era solo mia.
Avrei potuto evitare di lanciargli quel pomodoro... ero sempre la solita.
Arrivati davanti alla casita, trascinai sia Camilo che le buste in cucina, Julieta si voltò spaventata per il trambusto.
<Cosa è accaduto?>
Si allarmò vedendo Camilo accartocciato su sè stesso, con la mano insanguinata.
La controllò con gentilezza e subito prese una frittella dolce che aveva cucinato quella mattina.
Camilo l'afferrò senza dire una parola e la mandò giù, nel giro di qualche secondo la mano era guarita e Camilo si accasciò su una sedia.
<Allora?>
Julieta aspettava una risposta, era con le braccia incrociate.
<È colpa mia...>
Ammisi abbassando lo sguardo.
<Arturo ha cercato di mettermi le mani addosso e Camilo è intervenuto...>
Alzai lo sguardo e vidi gli occhi di Julieta farsi tristi e avvicinarsi a me, abbracciandomi subito dopo:
<Allora non è colpa tua Mi Vida, è colpa di Arturo.>
Era sempre dolce Julieta, sapeva sempre come guarire il corpo e lo spirito.
Non aggiunsi la parte del pomodoro.
Guardò poi Camilo.
<Però alla violenza non si risponde con la violenza... ricordalo.>
Si abbassò su di lui e gli diede un bacio sul capo.
Non disse una parola.
<Julieta  questa è la spesa che siamo riusciti a fare... manca il pesce.>
<Tranquilla, andrà qualcun altro.
Voi riposatevi.>
Annuii e vidi Camilo alzarsi e uscire dalla cucina.
Lo seguii immediatamente, portandomi accanto a lui.
<Stai bene?>
<Ti ha messo quelle luride mani addosso... quell'animale...>
Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, mentre camminava verso camera sua.
<Camilo guardami.>
Niente, continuava a fissare il vuoto.
<Camilo!>
Si voltò di scatto, fermandosi e guardandomi negli occhi.
Vidi la sua mano salire sul mio viso e poco dopo lo sentii accarezzarmi gentilmente.
<Nessuno dovrebbe mai toccarti come ha fatto lui... ho pensato veramente di ammazzarlo.>
Vidi i suoi occhi farsi tristi e misi la mia mano sulla sua, chiudendo gli occhi per un attimo.
<Grazie...>
Portai la sua mano sulle mie labbra e ne baciai il palmo, alzando lo sguardo subito dopo, agganciando il suo.
Lo vidi arrossire, ma continuò a guardarmi negli occhi.
<C-certo che tu però...
non ti smentisci mai...>
Arrossii come un peperone.
<Ho solo cercato di difenderti a modo mio... lo sai come sono fatta. Mi conosci.>
Borbottai quasi sul finale.
Lo vidi annuire, sorridendo subito dopo, abbassando poi la sua mano, andando a stringere la mia.
<Si... è anche per questo che mi sono innamorato di te.>
Mi sentii avvampare, dalla testa fino ai piedi, era una dichiarazione bella e buona pure questa.
Cioè ci eravamo baciati più volte, avevamo pure fatto qualcosa, ma sentirselo dire...
<Che c'è, non te lo aspettavi?>
Rimasi totalmente senza parole, mentre Camilo riprese a camminare con la mia mano nella sua.
Non sapevo che dire, era stato così diretto e inaspettato...
Quando ci trovammo davanti alla sua porta questa si aprì immediatamente e le mattonelle ci spinsero dentro, richiudendo la porta alle nostre spalle.
Alzai lo sguardo su Camilo.
Mi stava guardando con occhi sottili e languidi.
<Non pensavo...>
<Secondo te sto ancora giocando? O meglio... pensi ancora che con te voglia solo giocare...?>
Scossi il capo.
<Non l'ho mai pensato...>
Sussurrai mentre Camilo calava su di me, andando a mordermi il labbro inferiore, per poi baciarmi dolcemente, mentre le sue mani mi afferrarono per il bacino alzandomi in aria.
Sentii la schiena contro la porta e per tutta risposta intrecciai le mie gambe intorno alla sua vita, mentre rispondevo a quel bacio dolce.
Non pensavo avrei potuto ancora resistergli, con quella dichiarazione aveva fatto crollare le ultime difese che avevo.
Ero rimasta scoperta.

Chrysalis [CAMILO X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora