17.Alivio

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POV:[T/N]

I giorni passarono senza nemmeno che me ne rendessi conto, non per la velocità, il tempo per me sembrava essersi fermato, ma perché le ore mi scivolavano addosso, senza un senso.
Avevo pregato la Famiglia Madrigal di lasciarmi tornare a casa qualche giorno e invece mi ero trincerata lì dentro per due settimane.
Camilo aveva provato più volte ad entrare in casa... ma io lo avevo sempre respinto, pregandolo di lasciarmi solo i pasti davanti alla porta e andare via.
Dentro di me sapevo di stargli facendo un grande torto, di starlo trattando male, ma non riuscivo a fare altrimenti; mi sarei sentita in colpa, se, grazie a lui, fossi stata bene solo per un momento.
La notte piangevo e urlavo e la mattina ero stanca, mangiavo poco, ma cercavo di far sparire tutto per non far preoccupare la Famiglia.
Andai in camera mia e, aprendo l'armadio, guardai gli ultimi vestiti che mio padre mi aveva regalato quando era tornato.
"Inutili... non me li vedrà mai addosso."
Li tirai fuori in malo modo, volevo strapparli, calpestarli, dargli fuoco, ma quando li ebbi in mano li strinsi a me, crollando, per l'ennesima volta, sul pavimento; iniziai a piangere e a singhiozzare.
Avevo sperato fino all'ultimo che Bruno venisse per dirmi che aveva avuto un'altra visione, una in cui mio padre si fosse salvato in qualche modo, che stesse provando a tornare da me, ma... nulla.
Non era giusto.
Avevo già perso mia madre, perché anche lui?
Perché il destino si era accanito così tanto?
Lentamente smisi di piangere, sollevando il viso verso lo specchio dell'armadio: i miei occhi erano cerchiati  di nero ed erano pure arrossati per il pianto incessante, i capelli sciolti uno schifo, ringraziai che nessuno potesse vedermi.
Che Camilo non potesse vedermi.
Chiusi gli occhi stanca, ma nel momento in cui lo feci sobbalzai spaventata: un rumore di vetri rotti mi aveva spaccato i timpani.
Mi voltai verso la finestra alle mie spalle e lo vidi lì: Camilo aveva spaccato la finestra con un pugno e aveva introdotto la mano per girare la maniglia, aprendola subito dopo.
Ero senza parole.
Lentamente mi alzai, lasciando i vestiti nuovi per terra e abbassai lo sguardo, serrando i pugni.
<Che ci fai qui?>
Sentii i suoi passi fermarsi.
<È questa la prima cosa che hai da dirmi dopo due settimane che non ti vedo?
Che ci faccio qui?>
Sentii una punta di collera nella sua voce, mi infastidii.
<Si Camilo.
Avevo detto che non volevo vedere nessuno...
Volevo stare sola.>
<Ci sei stata anche troppo!>
Mi incalzò palesemente infastidito, non avevo il coraggio di alzare lo sguardo.
<A casa sono tutti preoccupati, chiedono sempre di te, io non riesco a vederti e sapere di non essere di alcun aiuto... mi fa stare peggio.>
Calò il silenzio, non sapevo che fare, così mi abbassai per raccogliere i vestiti e li rimasi nell'armadio, dandogli le spalle.
<Non voglio il tuo aiuto Camilo... E poi come potresti aiutarmi?>
Fu un attimo, sentii il rumore dei vetri calpestati e la sua mano sulla mia spalla mi voltò violentemente, facendomi sbattere la schiena contro una della ante chiuse.
Mise entrambe le mani ai lati del mio viso, eravamo faccia a faccia, così mi voltai da un lato, non volevo guardarlo, non volevo che mi guardasse con quell'aspetto.
<Ma ti senti? Che diavolo stai dicendo?
Sono settimane che sei rinchiusa qui dentro, non ti lasci avvicinare da nessuno, sei un fantasma!>
Stava cercando di trattenere dall'urlarmi addosso, anche se non gli stava riuscendo benissimo. Aveva ragione a fare così... non glielo avevo mai visto fare, voleva dire che era disperato.
<Mi hai allontanato, hai deciso arbitrariamente che io non potevo aiutarti in nessun modo e non soltanto me.>
Chiusi gli occhi, non volevo sentirlo...
<Smettila...>
Sussurrai stancamente.
<Smetterla?>
Chiese, abbassando il tono.
<Non voglio che mi aiuti, starei solo peggio...>
Non volevo stare bene, se fossi stata bene poi mi sarei dimenticata di mio padre?
Sentii la sua presa sul mento e mi fece voltare, tenni lo sguardo basso.
<Ripetilo guardandomi negli occhi, se ne hai il coraggio.>
Me lo sibilò in pieno viso.
Non alzai lo sguardo.
<FORZA!>
Mi urlò nuovamente addosso, ma subito dopo sentii la sua voce spezzarsi.
Lentamente alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi pieni di lacrime, guardarmi preoccupati e col cuore spezzato.
<D-dimmi di nuovo di smetterla ed io uscirò fuori da qui... non ti disturberà più nessuno... ma guardami negli occhi.>
Non ce la facevo, non riuscivo a fingere se lui era lì a guardarmi in questo modo...
<Sme...>
Le parole mi morirono in gola e iniziai a piangere, sentii subito le sue braccia stringermi, ma misi i pugni sul suo petto, cercando di allontanarlo.
<N-no...>
Sussurrai piangendo, abbandonandomi mollemente su di lui, mentre mi stringeva forte.
Affondai il viso sul suo petto, piangendo e tremando.
Alla fine aveva vinto, era riuscito a sfondare l'ultima difesa che avevo interposto fra me e lui.
<Perdonami se non sono venuto prima...>
Lo sentii sussurrare sul mio capo.
<Scusami se non ti ho fatto sentire abbastanza amata, da farti credere che avresti dovuto affrontare tutto questo da sola.>
Gemetti di dolore, sentendo il mio cuore spaccarsi, mentre le sue braccia mi stringevano forte.
<Non mi sfuggirai più,  ti terrò sempre con me...>
Lentamente sentii il mio respiro calmarsi e regolarizzarsi insieme al suo, ma rimanemmo così: in piedi, mentre lui mi abbracciava.
Lentamente andai a ricambiarlo.
<Non... non sei tu a doverti scusare...>
Iniziai, tirando su col naso.
<Ti ho ferito...>
Alzai lentamente il capo ed incontrai i suoi occhi castani, screziati di verde... erano umidi e rossi e anche i suoi erano cerchiati da segni neri.
Non ero stata la sola a soffrire in quelle due settimane... non ero sola.
<Scusami Camilo...>
Sentii le sue braccia stringermi ancora di più e lentamente mi fece muovere verso il letto, dove ci sedemmo.
Lentamente andò ad asciugarmi le lacrime con un dito e poi calò sul mio viso, baciandomi gli occhi.
<Non farlo mai più...>
Annuii, abbandonando poi il mio capo sulla sua spalla.
Lo sentii accarezzarmi i capelli, che ricordai essere lerci solo in quel momento, così mi scostai.
<Sono sporchi...>
Dissi imbarazzata.
<Non mi importa.>
Riprese ad accarezzarmi lentamente e lo lasciai fare.
<Quando vorrai... cercheremo qualche notizia in più su ciò che è accaduto... te lo giuro.>
Alzai lo sguardo per un attimo, ma sentendo le lacrime tornare prepotenti, lo riabbassai.
<Grazie.>
Riuscii solo a dire prima di tornare a singhiozzare.

-

POV:[CAMILO]

Continuai ad accarezzarle il capo non so per quanto tempo, fin quando non si calmò nuovamente da quel pianto sconsolato.
<Ascolta... oggi è la vigilia... so che non ti va e che non è il momento, ma non voglio che tu stia così sola.>
Lentamente alzò nuovamente lo sguardo su di me confusa.
<È già il ventiquattro?>
Sbattè le palpebre spaesata e mi si strinse il cuore, stava così male da non essersi nemmeno resa conto dei giorni che passavano, la strinsi nuovamente a me.
<...Sì.
Ti prego... vieni con me, a casa staremo tranquilli, mangerai un pochino e poi... se vorrai tornare qui ti accompagnerò.>
<Non posso più tornare a dormire qui per ora... qualcuno mi ha spaccato la finestra e in camera dei miei non voglio starci.>
Alzai lo sguardo sulla finestra spaccata e arrossii, avevo avuto così paura prima, nel vederla per terra, che per la fretta avevo spaccato tutto.
<Scusami... te la riparerò al più presto.>
<Sta zitto Camilo.>
Sembrò un rimprovero, ma quando la sentii stringermi a sè mi rilassai.
<Quindi verrai alla Casita?>
Annuì e lentamente si staccò da me.
Le sorrisi contento e le baciai dolcemente la fronte.
La vidi arrossire.
<Però... prima vorrei lavarmi...>
<Ah.>
Si alzò e solo in quel momento mi resi conto che fosse in tenuta da notte, fortunatamente la vestaglia era abbastanza pesante e non trasparente.
La seguii con lo sguardo, fin quando non la vidi sparire in bagno.
Quando fui solo mi buttai sul suo letto e mi asciugai gli occhi.
Ero distrutto, ma almeno adesso lei sarebbe stata con me.
Mi ero sentito così in colpa in quei giorni, da non riuscire nemmeno a prendere sonno.
Mi ripromettevo sempre di non lasciarla sola e puntualmente venivo meno.
Ma non sarebbe più successo, piuttosto l'avrei stretta così forte, anche a costo di farci male.

Chrysalis [CAMILO X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora