25.Cura

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POV[T/N]

<Prego.>
Sentii, mentre avanzavo al buio dentro la stanza. Delle leggere fiammelle blu si accesero all'altezza del pavimento, indicandomi la via; la testa mi pulsava.
Lasciai scivolare lo sguardo sugli specchi alle pareti, fino a guardare quello grande centrale; non ricordavo di essere stata lì, forse quando ero piccola... e allora perché mi sembrava tutto così familiare, così vicino ai miei ricordi.
Oltrepassai il grande specchio e mi avvicinai al suo letto.
<Camilo?>
Chiesi, ai piedi di quest'ultimo, col vassoio in mano, la cena ancora calda.
Vidi un ammasso di capelli uscire da sotto il lenzuolo.
<Perché sei venuta tu?>
Mi irritai, anche se la sua voce era nasale a causa del raffreddore.
<Perché erano tutti impegnati, ma se vuoi me ne vado via e porto con me pure la cena.
Tanto... se hai le forze per protestare, vuol dire che stai già bene.>
Feci per voltarmi.
<No.>
Rimasi ancora di spalle.
<...Scusami.>
Sentii la tensione sciogliersi un po' dalle mie spalle, ma sapevo che quelle scuse così restie non erano abbastanza per farmi passare l'irritazione.
Non sembrava più il Camilo del bosco... sembrava essere tornato il solito... stronzo.
Rimase seduto sul suo letto.
<Lasciamelo pure qui.>
Mi avvicinai e sedendomi accanto a lui glielo porsi.
Lentamente alzai lo sguardo sui suoi occhi, erano lucidi e aveva il naso rosso, se non fosse stato per il raffreddore avrei giurato avesse pianto.
Lentamente prese il vassoio e se lo tolse di dosso, lasciandolo dall'altro lato del letto, alzai un sopracciglio.
<Pensavo avessi fame...>
<Ho troppo freddo per mangiare adesso...>
Aggiunse subito, sprofondando fra le lenzuola di cotone rosse.
Lo sentii sospirare.
Fu come se il mio corpo si muovesse da solo, misi una mano sulla mia fronte e una sulla sua. Lo sentii sussultare quando gli toccai la pelle.
<Tu scotti... hai la febbre e anche alta!>
Lo guardai scocciata, sembrò quasi un rimprovero.
Lo vidi diventare rosso e si voltò dandomi la schiena, spostando la testa dalla mia mano.
<Hai il cibo di Julieta, perché non lo mangi subito?>
Si stava comportando da scemo.
<Non mi va.>
Era come parlare ad un bambino.
<Perché ti comporti come se avessi cinque anni?>
Gli chiesi scocciata.
<Vuoi che ti imbocchi?>
Lo canzonai, mi veniva così naturale prenderlo in giro, come se lo avessi sempre fatto.
Sentii una fitta alla testa, chiusi gli occhi per un attimo, poggiandomi alla spalliera del letto, forse non lo feci molto delicatamente, dato che quest'ultima traballò, facendo voltare di scatto Camilo.
<Ancora quei mal di testa?>
Mi chiese preoccupato, lo guardai, aprendo gli occhi lentamente.
<Il cibo di Julieta non ti fa nulla?>
Chiese con voce nasale, scossi il capo.
Mi porse il suo bicchiere di tè, non lo rifiutai quando finì glielo porsi nuovamente e per tutta risposta lo vidi girararlo dove avevo bevuto e bevve esattamente sopra l'impronta delle mie labbra.
Sentii il viso diventare improvvisamente caldo, i suoi occhi liquidi mi fissavano da sopra il bicchiere e io non riuscivo a distogliere lo sguardo, incatenato al suo.
Quando finì posò il bicchiere, continuando a guardarmi.
<Se non lo sapessi, penserei che quella con la febbre alta sei tu.>
Trattenni il respiro.
Solo in quel momento mi resi conto che Camilo, sotto le lenzuola, era a petto nudo, l'ambra che brillava sulla sua pelle.
Distolsi lo sguardo.
<Ti piace così tanto questa collana?>
Se ne era accorto.
<È molto bella.>
Dissi, tenendo lo sguardo basso.
<È un regalo... non posso dartela.>
Sentii qualcosa risvegliarsi dentro di me, lo stomaco in subbuglio.
"Gelosia."
Strizzai gli occhi, scacciando via quel pensiero inutile.
<Da parte di qualche ragazza scommetto.>
Non lo vidi avvicinarsi, poiché tenevo lo guardò basso.
Quando lo alzai mi resi conto che si era avvicinato a me, il mio capo era ancora poggiato su un lato della spalliera.
Sussultai.
<Sembri gelosa...>
Potevo sentire il suo profumo di arancia...
La sua voce non era più nasale.
Abbassai lo sguardo e vidi che aveva spizzicato una arepas.
<Non dire idiozie...>
Tornai a guardarlo, mi sovrastava, anche lui col capo sulla testiera, voltato verso di me.
Quel profumo era così inebriante... mi confondeva.
<Fra noi due, quella che si racconta idiozie... sei tu.>
Se fosse possibile diventare ancora più rossa, allora doveva essere il colore del mio viso.
Eravamo così vicini da poter avvertire i suoi ricci morbidi sulla mia fronte.
Non capivo come riuscisse a smuovermi con solo l'aiuto delle parole, ogni volta che ne pronunciava una mi veniva la pelle d'oca, facendomi tremare il cuore.
Si comportava male e poi mi diceva queste cose... come se cercasse di irretirmi, preparava delle trappole, mi confondeva.
<Pensi che io sia come tutte le tue conquiste?>
Riuscii solo a dire, guardandolo negli occhi, cercando di non annegare in quelle due pozze.
Lo vidi farsi più vicino, stavo arrancando.
Dovevo andarmene subito.
<Quindi sai di tutte le mie conquiste?
Sai cosa facevo con loro, come mi comportavo?
Non credo proprio...>
Era vero, conoscevo poco o nulla delle sue storie, solo qualche nome... qualche racconto di Mirabel e Dolores...
Sentii la testa pulsarmi forte.
Mugugnai di dolore, portandomi una mano alla testa.
<Questa collana appartiene all'unica ragazza che abbia mai amato...
Ma lei mi ha dimenticato...>
Lo sentii sussurrare, le sue labbra erano così vicine alle mie da sentire il calore del suo fiato.
<Hai sofferto?>
Riuscii solo a dire.
<Tremendamente...>
Aprii gli occhi, era troppo vicino, come quel pomeriggio nella foresta, mi sentivo ubriaca...
<E adesso?>
Tremavo ad ogni parola.
Perché mi sentivo così accaldata, perché ero così desiderosa di baciarlo?
Era un'attrazione fuori dal normale, cosa era cambiato?
Era lo stesso Camilo di sempre, eppure... ogni volta che si avvicinava così tanto... mi sentivo impazzire.
Lo desideravo, eppure avevo quelle continue fitte.
<Adesso? Adesso vorrei soltanto farla mia... possederla... baciarla...>
<È bella?>
<La più bella.>
Sentii la gelosia montare prepotente, non riuscivo a nasconderla, lo fulminai con lo sguardo, senza comunque riuscire a spostarmi di un millimetro.
<Oh... deve davvero farti arrabbiare questa cosa... e allora perché sei ancora qui?>
Sentii la sua mano poggiarsi sul mio collo, accarezzandola col palmo.
Era rovente, pensavo fosse guarito e allora perché?
Fremetti.
<Smettila di giocare con me.>
<Non sto giocando.>
Sentivo andare a fuoco dove mi toccava.
Percepì le sue dita sul mio mento e poi nuovamente sulle mie labbra, come quel pomeriggio.
Dischiusi la bocca.
<Voglio baciarti...>
Sussurrò sulle mie labbra.
Non aspettò il mio permesso, lo fece e basta.
Trattenni il respiro, sentendomi sciogliere subito dopo fra le sue mani.
Tutto il mio corpo si lasciò andare, mentre le sue labbra calde si staccavano e riprendevano subito a baciarmi.
Posai una mano sulle sue spalle, aggrappandomi a lui.
Era bollente.
Volevo di più.
Quel bacio si fece più urgente, la mia lingua andò alla ricerca della sua, trovandola immediatamente, ricambiandomi, rincorrendomi sfrenata.
Sospirai sentendomi in balia delle sue mani che mi accarezzavano la nuca e il capo.
Affondai allora una mano fra i suoi capelli morbidi e una fitta più forte delle altre colpì la mia testa.
Mi staccai da lui, senza rendermene conto di avergli morso a sangue il labbro inferiore.
Lo sentii lamentarsi sommessamente, mentre mi reggevo la testa con una mano.
Bruciava tutto.
Strizzai gli occhi, tornando a guardarlo subito dopo.
Il sangue rosso vermiglio sulle sue labbra gonfie era bellissimo.
Andò a toccarsi il labbro con le dita e poi mi guardò con quello sguardo e mi parve non fosse la prima volta.
Mi aveva già guardato così, così desideroso, così carico di voglia.
<Se non vai via adesso... non mi fermerò solo ad un bacio.>
Sentivo il cuore battermi all'impazzata.
Desideravo rimanere, desideravo sapere cosa mi avrebbe fatto, ma mi alzai.
Guardai ancora una volta il suo viso, stravolto da quel bacio e il mio non doveva essere sicuramente da meno.
<Buona notte.>
Riuscii solo a sussurrare e corsi via verso la porta, scappando da lui.

Chrysalis [CAMILO X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora