22.Represíon

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POV:[CAMILO]

Sognavo spesso quel momento...
Era un incubo che mi perseguitava, tormentandomi quasi ogni notte.
La vedevo sempre guardarmi con quegli occhi carichi di amore e disperazione, mentre veniva abbagliata dalla luce della candela magica fra le sue mani; questione di istanti e poi... poi il nulla.
Quegli occhi che poco prima mi guardavano, sciolti e dolci, adesso erano solo confusi, accecati.
La vidi distogliere lo sguardo dal mio, con noncuranza  e quando il campanello della Casita suonò per l'ennesima volta, la porta si aprì.
Gustavo riconobbe subito sua figlia, la abbracciò forte, piangendo e lei insieme a lui.
Mi sentivo svuotato, a pezzi.
E mi svegliavo sempre così, nel cuore della notte.
Sudato.
Nauseato.
Erano passati mesi ormai da quel giorno, era arrivata la primavera; i fiori erano sbocciati, la neve si era sciolta, eppure... lei non si ricordava ancora di me.
"E come avrebbe potuto?"
La Magia era troppo forte ed io non ci avevo nemmeno provato, troppo ferito per avvicinarmi a lei.
Ogni volta che mi rivolgeva la parola il mio cuore sanguinava e scappavo via.
Rifuggevo ogni contatto, ogni opportunità... eppure glielo avevo giurato e lei mi aveva lasciato con quella speranza.
E io, alla fine, mi ero arreso.
Frequentava ancora la Casita, tutti i ricordi di infanzia che avevamo vissuto, pensava di averli avuti con Mirabel, la prima persona a cui si era avvicinata da bambina, quando si fermava per la notte dormiva sempre in camera sua e io me ne tenevo ben lontano.
Mi misi a sedere sul letto, era ancora notte fonda, forse le quattro del mattino, faceva caldo... o forse era colpa dell'incubo avuto poco prima.
Lentamente mi alzai dal letto e uscì dalla stanza, avevo bisogno di aria fresca e di un bicchiere d'acqua, poi sarei tornato a letto.
Scesi le scale e quando fui in cucina mi bloccai sulla porta.
Il cuore mi si bloccò in gola, era lì, seduta al tavolo... un bicchiere di latte freddo in mano.
Forse non mi aveva ancora visto, avrei fatto in tempo a girarmi ed andarmene.
Feci per voltarmi.
<Camilo?>
La sua voce che chiamava il mio nome... quante volte era successo dopo gli eventi di Natale?
Pochissime.
<Si?>
<Non stai bene?>
Mi voltai, il tono di voce leggermente preoccupato.
<Ah... sono sceso solo per prendere un bicchiere d'acqua, fa caldo.>
La vidi annuire e bere il suo latte subito dopo, la mia faccia era una maschera di non curanza, giocavo a far finta che non mi importasse ciò che mi dicesse.
Quando invece desideravo solo una cosa.
Mi avvicinai alla cucina, prendendo un bicchiere e subito dopo l'acqua fredda, mi poggiai lì, guardandola bere, mentre mi dava la schiena.
Indossava una camicia da notte viola, leggera...
Il suo collo era scoperto.
La sentii sospirare.
<Tu... come mai sei qui?>
Si voltò, sul labbro inferiore una goccia di latte.
<Ho fatto un incubo...>
<Ah si... bere latte ti conforta...>
Mi pentii subito di ciò che dissi e la vidi arrossire.
<C-come lo sai?>
Distolsi lo sguardo dal suo, mordendomi il labbro inferiore, cercando una scusa.
<Me lo ha detto Mirabel una volta... parlavamo di cosa ci confortasse mangiare in momenti... brutti.>
<Oh... si.>
Disse solo, ancora imbarazzata.
<E tu cosa mangi in questi momenti?>
Aggiunse subito dopo curiosa.
<Io?
Oh... frittelle dolci.>
La sentii ridacchiare, faceva così bene e così male allo stesso tempo.
Mi sentii frastornato.
<Praticamente le mangi sempre, non so se vale.>
Riflettè, ogni sua parola mi faceva morire dentro, il fatto che non ricordasse nulla di me, di noi, mi feriva così profondamente da lasciarmi rintontito.
<Ultimamente faccio tanti incubi... per non svegliare Mirabel scendo subito qui in cucina e bevo latte...>
<Cosa sogni?>
Le chiese curioso.
Era come me, spezzata e non lo sapeva.
Lei tornò a darmi le spalle, incurvandosi sul suo bicchiere di latte ormai quasi vuoto.
Lasciando la nuca scoperta.
<Non lo so... mi sveglio solo triste, svuotata, con la sensazione di mancanza...
Forse sogno mia madre...>
La vidi alzarsi e dirigersi verso di me, rimasi immobile e afferrò la brocca del latte appena dietro.
Il respiro mi si bloccò in gola.
Si versò il latte nel bicchiere, riposando la brocca e solo in quel momento alzò gli occhi guardandomi.
Eravamo più vicini di quanto non fossimo mai stati in quegli ultimi mesi, vidi il suo sguardo accarezzarmi il viso e fermarsi poi sul mio collo.
Ricordai solo in quel momento di essere a petto nudo e coi calzoni da notte e... la collana che le avevo regalato.
Non la toglievo mai e lei adesso la stava osservando interessata.
<Ho notato che la porti sempre...>
Inclinò il capo, assottigliando gli occhi.
Fece per allungare le dita per toccarla, ma io portai indietro il busto.
Rimase sorpresa.
<S-scusami... non volevo essere fastidiosa.>
Abbassò lo sguardo imbarazzata.
<No, figurati.>
Era stato istintivo, volevo proteggere l'unica cosa che  mi teneva ancora legato a lei, ma paradossalmente non riuscivo a prendere in mano la situazione.
Lentamente si allontanò dal mio corpo e mi rilassai, chissà se aveva sentito il mio cuore battere veloce...
<Credo che tornerò a letto... buona notte Camilo.>
<Buona notte...>
La vidi uscire dalla cucina, rimasi lì solo, avrei potuto seguirla, prenderla per il polso e baciarla.
Avrei sentito le sue labbra morbide e fresche del latte appena bevuto e dirle tutto, dirle che l'amavo, che mi mancava, che senza di lei era come se mi mancasse l'ossigeno.
Non vivevo.
E invece... invece dovevo fare attenzione, perché lei aveva fatto un patto con la Magia e io avrei dovuto romperlo senza farle del male.
Ma ci sarei riuscito?
Lentamente, quando fui sicuro che lei avesse avuto il tempo di salire le scale ed entrare in camera, uscii dalla cucina e salii le scale, dirigendomi verso la mia stanza.
Mi bloccai nuovamente però quando la vidi davanti alla mia porta.
Perché?
Ero stato così bravo ad evitarla in tutti questi mesi e stanotte sembrava che mi stesse tornando tutto indietro in un solo ed unico colpo.
<Ehi?>
La vidi trasalire, voltandosi verso di me confusa.
<P-pensavo di essere davanti la stanza di Mirabel...>
La vidi diventare rossa.
<La stanza di Mirabel non ha una porta magica.>
Abbassò lo sguardo.
<Non lo so, non lo so perché mi trovo qui davanti... a volte mi capita e basta... è come se i miei piedi sbagliassero la strada.>
Sentivo il sangue salirmi alla testa, respirai lentamente e profondamente, dovevo stare calmo, dovevo mantenere il controllo.
<Camilo?>
<Si?>
La vidi esitante.
Avrei voluto stringerla a me, sbatterla contro la porta, portarla in camera, spogiarla, farla mia e baciarla per tutta la notte.
Strinsi i pugni, facendomi male alle dita.
Sarei impazzito in questo modo.
<Per favore... se non hai nulla da dirmi potresti spostarti?>
La vidi accigliarsi all'improvviso.
<Non ti ricordavo così scorbutico...>
Si era offesa, conoscevo bene quella faccia, eppure fu come ricevere un altro colpo al cuore e allo stomaco contemporaneamente, la stavo portando ad odiarmi?
Sicuramente meglio dell'indifferenza.
<Allora vuol dire che non mi conosci affatto.>
Aggiunsi, mi uscì un tono di voce frustrato.
Sbattè le palpebre perplessa, dischiudendo la bocca.
<Hai ragione... ricordavo un Camilo diverso, ma la pubertà ti ha fatto male a quanto pare.>
Venne verso di me e mi scansò per raggiungere la stanza di Mirabel, quando passò a velocità fui inebriato dal suo profumo di lavanda.
Erano mesi che non lo sentivo...
Mi voltai, facendo un passo verso di lei, ma era già troppo tardi, era entrata nella stanza di Mirabel ed era sparita.
Sentii il mio viso avvampare e i miei occhi farsi lucidi, venendo raggiunti dalle lacrime subito dopo.
Singhiozzai, grato che nessuno potesse vedermi.
Lentamente entrai in camera mia e poggiando la schiena sul legno della porta magica, mi sedetti sul pavimento.
Piansi per non so quanto tempo, che alla fine mi addormentati lì, sfinito.

Chrysalis [CAMILO X READER]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora