Capitolo I

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Erano passate tre settimane da quando John aveva lasciato la scuola. Il periodo di sospensione era finito ed era giunto il momento di tornare a Wellston. La valigia era poggiata sul letto, ancora aperta sotto lo sguardo corrucciato del ragazzo. Non osava ancora chiuderla. Farlo significava tornare alla realtà di Wellston e non era certo, nonostante fosse passato ormai un mese, di riuscirci. Era ben consapevole che non avrebbe mai potuto rimediare alla lunga serie di cazzate che aveva fatto e sentiva l'ansia crescere incontrollabile a partire dalla bocca dello stomaco. 

Negli ultimi giorni a casa aveva temuto il momento del rientro più di ogni altra cosa. Non era certo di poter affrontare gli sguardi sprezzanti degli altri studenti, né le chiacchiere ostili che si sarebbero diffuse non appena avesse messo piede dentro scuola. La cosa che lo tormentava più di tutte però era Seraphina. Si erano sentiti ogni giorno in quelle ultime due settimane e a volte John aveva la sensazione che il loro rapporto fosse tornato esattamente come quello di una volta: l'amica gli consigliava stupidi giochi per il cellulare – l'ultimo che aveva trovato si chiamava Pigs Run e John non era riuscito a superare nemmeno il terzo livello – chiacchieravano fino a notte fonda su skype e scherzavano su qualsiasi cosa passasse loro per la testa. Esattamente tutto come una volta. Finchè John non ripiombava bruscamente nella realtà e rammentava tutto ciò che aveva fatto: le bugie, la violenza, gli insulti. Davanti a Seraphina però cercava dimostrarsi tranquillo, l'ultima cosa che voleva era darle altre noie, altre preoccupazioni di cui occuparsi. L'aveva già aiutato troppo e lui no, non lo meritava. Lo teneva bene a mente come monito per il presente e per il futuro. Probabilmente non sarebbe mai riuscito a ripagarla di tanto.

Un sospiro silenzioso gli uscì dalle labbra. La valigia era ancora aperta e lui ancora faticava a fare quei due passi che lo avrebbero portato fino al letto per chiuderla. La verità era che non voleva affatto tornare. Le mura di casa sua erano un rifugio sicuro, un luogo lontano dagli occhi di chiunque, l'unico posto in cui era in grado di allontanare i cattivi pensieri.

«John, sei pronto? Se non ti sbrighi perderai l'aereo!» John tornò alla realtà di colpo nel sentire la voce di suo padre. Un'altra persona che aveva deluso ma che era ancora lì al suo fianco. Suo padre era anche l'unico motivo per cui aveva fatto quella maledetta valigia e prenotato il volo di ritorno. Non poteva deluderlo ancora più di quanto aveva fatto mollando la scuola e mandando tutto a puttane di nuovo. La porta della camera si aprì.

«Che cosa stai facendo, non hai sentito che ti chiamavo?»

John chiuse la valigia con un colpo secco e tirò la cerniera.

«Scusa pa', stavo sistemando le ultime cose» Mentì trascinando la valigia giù dal letto e voltandosi a guardarlo. William scosse la testa con rassegnazione:

«Ti avevo detto di preparare tutto ieri sera» L'uomo lo scrutò con aria indagatoria e John piegò le labbra in un sorrisetto di scuse «Va tutto bene, John?» Chiese William. Il sorrisetto non aveva funzionato. Suo padre lo conosceva troppo bene e sapeva sempre quando qualcosa lo turbava. Dopo un momento di esitazione John decise di dire semplicemente la verità:

«Sono solo un pochinoansioso. Sai, il rientro e tutto il resto...»

«Andrà bene» Disse William senza il minimo accenno di esitazione. John però non si sentì affatto rincuorato da ciò, non riusciva ad avere tutta quella fiducia. «Ehi, voglio che mi chiami spesso. E ricorda: se senti che qualcosa non va, qualsiasi cosa, parlane. Con me o con Seraphina, va bene?» Questo era l'accordo che avevano fatto prima di prenotare il biglietto dell'aereo. William aveva cercato di fargli capire che non andava bene tenersi tutto dentro e John aveva promesso di confidarsi subito qualsiasi problema lo affliggesse. Gestione delle emozioni, lo aveva chiamato suo padre. Anche se aveva promesso però John non sapeva quanto sarebbe riuscito a mantenere. Non era bravo in quelle cose.

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